Il Raduno 2010, l’ottavo da quando questa iniziativa è nata ed è diventata una consuetudine del GSA, si è svolto quest’anno in Valle Ossola con una prima parte con base al Rif. Margaroli ed una seconda all’Alpe Devero.
Nei giorni del raduno il vento l’ha fatta un po’ da padrone e così meteo e neve sono stati molto variegati e non hanno consentito di svolgere tutto il programma previsto.
Tempo d’Ossola!
1° giorno: Domenica 14 marzo
Salita al Rifugio Margaroli 2194m
Utilizziamo la seggiovia che da Valdo sale al Sagersboden , quindi su una comoda pista battuta da un gatto delle nevi in 1 ora ½ arriviamo al Margaroli.
Sul percorso incrociamo una marea di ciaspolari e qualche scialpinista.
Il tempo è spettacolare ma sulle creste di confine il vento alza lunghi pennacchi di neve.
Al rifugio abbiamo la gradita sorpresa di trovare il nostro amico austriaco Daniel con la sua ragazza, arrivati il giorno prima da Bolzano su suggerimento di Marco.
Questa sera siamo soli, a parte uno svedese solitario che sta vagando per le Alpi; ci ha detto che ha preso un anno sabbatico e continuerà il suo girovagare per le montagne sino alla fine di maggio.
2°giorno: Lunedì 15 marzo
Salita alla Punta d’Arbola 3235m
Il vento anche questa notte non ha dato tregua e ci dà una bella sveglia quando usciamo dal rifugio.
Calziamo sci e rampant e risaliamo il pendio che porta al Lago Sruer 2330m.
Attraversiamo il lago gelato e risaliamo l’erta sponda orientale, che ci porta al successivo pianoro posto sotto il Passo del Vannino 2732m.
Sinora siamo rimasti abbastanza riparati poiché tutto il percorso, con direzione E, è sottovento ma come mettiamo i piedi sul ghiacciaio violente raffiche di vento da NO ci mettono a dura prova.
Ci trasciniamo poco sopra quota 3000m e cerchiamo un misero riparo dietro alcune rocce della cresta NE che scende dalla punta.
Fatica vana il vento le aggira e continua ad investirci (temp. -12° raffiche a 50-60 km/h, accidenti al wind chill).
Desistiamo.
Penosi preparativi per la discesa, con gli arti superiori che ormai non ci appartengono più.
Troviamo tutti i tipi di neve possibile: onde dure e profonde, onde morbide, placche gelate, farina da riporto, croste non portanti e così via.
Ritorniamo al Passo del Vannino con molta cautela e qualche difficoltà dovuta alla scarsa visibilità, quindi scendiamo cercando i tratti migliori di neve (pochi) e rientriamo al Margaroli.
Nel pomeriggio Marco e Roberto vanno a provare il percorso di domani, ma vengono nuovamente respinti dal vento a quota 2500 circa.
3°giorno: Martedì 16 marzo
Salita alla Punta Clogstafel 2967m
Anche stamane tempo perfido.
Facciamo colazione alle 8 ma non partiamo, proviamo ad aspettare per vedere se il vento si placa un po’.
Alle 11 le cose sono migliorate e decidiamo di muoverci.
Attraversiamo il Lago Vannino 2177m per tutta la sua lunghezza circa 1,3 km e risaliamo i bei pendii sopra l’Alpe Cortenova.
In vista del Passo del Busin deviamo decisamente a sinistra verso il pendio SO del Clogstafel.
Raggiungiamo e superiamo il punto dove ieri si sono fermati Marco e Roberto iniziamo a risalire il ripido pendio che porta sulla cresta NO della punta.
Ben presto ci rendiamo conto che il percorso diventa pericoloso a causa della ripidezza e di come è stato lavorato dal vento.
Decidiamo di fermarci e ci prepariamo per scendere.
Marco fa un tentativo per arrivare in cresta salendo a piedi, ma fatti pochi metri sulla verticale, il pendio sopra di lui all’altezza delle rocce della cresta, si crepa.
Parte una slavine di placche di neve che coinvolge lui e Bruno, trascinandoli a valle per un centinaio di metri, facendogli saltare una piccola fascia rocciosa, ma attutendo l’impatto con il suolo grazie alla neve di riporto e lasciandoli galleggiare sulla slavina stessa.
Gli altri sono tutti fuori della traiettoria della slavina; oggi siamo stati graziati.
Scendiamo con gli sci a spalle, su un’unica traccia verticale, per andare a prestare soccorso, ma i due nel frattempo si sono già districati da soli.
Nessun danno salvo la perdita di uno sci di Marco.
Per sicurezza Marco, poiché non ci vedeva e non sapeva se altri erano stati travolti, aveva comunque fatto allertare il 118, chiamando via radio Carlo che era rimasto al rifugio.
Mentre alcuni di noi si portavano sulla slavina per prestare eventuale aiuto, Aldo rimaneva in osservazione di alcune placche rimaste in equilibrio instabile a monte della slavina stessa, pronto ad allertare nel caso in cui la massa nevosa si fosse mossa.
Quindi ci si riuniva tutti in una zona sicura, attendendo l’elicottero del 118 che riporterà Marco, rimasto con un solo sci, al rifugio Margaroli.
Tutti gli altri, compreso Bruno che ha ritrovato tutta l’attrezzatura, rientreranno con i propri mezzi.
4° giorno: Mercoledì 17 marzo
Traversata della Scatta Minoia 2599m
Oggi 6 di noi si trasferiranno all’Alpe Devero, mentre 3 rientreranno a Torino.
Marco che ha qualche problema ad una caviglia scenderà a Valdo (come da programma originale), mentre Roberto e Dino verranno con noi sino alla Scatta e rientreranno a Valdo, ricongiungendosi con Marco.
La giornata si preannuncia discreta; riattraversiamo ancora una volta il Lago Vannino sino all’Alpe Cortenova e risaliamo i pendii E sino al pianoro di quota 2450m, posto ai piedi del ripido canale che porta verso la Scatta Minoia.
I venti da NO lo hanno riempito di neve di riporto che appoggia su vecchi strati duri.
Iniziamo a risalirlo ma ben presto ci si accorge di quanto sia insicuro anche questo pendio e decidiamo di ritornare sui nostri passi.
Ripassiamo dal Margaroli e scendiamo con gli sci sino a Valdo utilizzando nella parte bassa la pista degli impianti.
Mentre noi scendiamo con tutta calma Roberto e Dino accelerano per raggiungere Marco e lo accompagneranno all’Ospedale di Domodossola per un controllo della caviglia, da cui risulterà che è stata solo un po’ bistrattata ma non vi sono fratture.
Noi ci trasferiamo con le auto all’Alpe Devero, presso la Pensione Fattorini, lasciandole nel parcheggio sotto al villaggio.
Il luogo posto a 1634m al bordo di una bellissima piana è incantevole, si circola solo a piedi o con gli sci su di un manto di neve compattata di oltre un metro.
Unici mezzi meccanici: alcune moto-slitte per il trasporto viveri. Il vero pericolo è costituito dai tetti che possono scaricare all’improvviso il loro pesante carico bianco.
Al nostro arrivo troviamo tre addetti del Corpo della Guardia Forestale venuti per verbalizzare le dichiarazioni dei partecipanti presenti all’incidente del Clogstafel.
Alla sera piacevole incontro con gli altri 5 amici del GSA arrivati lunedì, che pernottano presso un altro albergo (il nostro ha aperto solo oggi).
5° giorno: Giovedì 18 marzo
Pizzo Bandiera 2817m
Oggi ci riconciliamo con la montagna.
Tempo splendido, assenza di vento e gita classica di 1200m.
Il percorso e molto bello e vario.
Attraversata verso N tutta la Piana di Devero, ci si infila nel ripido canale creato dal Torrente della Rossa, che essendo esposto a S è ormai completamente trasformato.
Alla fine del canale si svolta decisamente a sinistra guadagnando i Piani della Rossa e sullo sfondo si staglia l’imponente mole del Cervandone.
Ci si infila nel toboga creato dalle due morene del ghiacciaio che scende da quest’ultimo, sin sotto la sua spalla rocciosa della cresta NE.
Deviando nuovamente a sinistra (S) si raggiunge il colletto 2796m sella cresta E del Cervandone.
Lasciati gli sci, in pochi minuti si raggiunge la punta del Pizzo Bandiera percorrendo con qualche cautela la crestina nevosa che la collega al colletto.
La discesa si rivela discreta nella parte alta del ghiacciaio, ma la parte mediana, nel toboga, è superlativa; pare d’essere su un biliardo.
La parte finale nel ripido canalino della Rossa, ormai scaldato dal sole, ci riserva una discesa di gran classe.
Pomeriggio fotografico e cena deliziosa preparata dal proprietario, valente cuoco.
I nostri amici sono invece andati nella Val Buscagna sino alla Punta d’Orogna e con rientro attraverso il Monte Cazzola.
6° giorno: Venerdì 19 marzo
Punta della Valle 2667m
Il bel tempo, nonostante previsioni incerte, pare che tenga.
Oggi pagheremo la non conoscenza del territorio, che ci farà percorrere alcuni chilometri e discese / risalite, di troppo.
Dalla Piana del Devero puntiamo verso Crampiolo lungo il percorso del sentiero invernale del Lago Azzurro.
Per arrivare al villaggio dobbiamo però perdere una trentina di metri di dislivello.
Ci infiliamo nella valletta a destra del rilievo di Montorfano.
All’altezza della diga che sbarra il ramo sinistro del Lago do Devero, iniziamo a risalire i ripidi pendii boscosi orientati ad Ovest.
Quando sbuchiamo dal bosco purtroppo ci accorgiamo d’essere saliti troppo e siamo costretti a scendere di cinquantina di metri per raggiungere l’Alpe Corbenas.
Raggiunto il pianoro saliamo ancora i pendii O della lunga costiera che và dal Monte Sangiatto a Punta della Valle.
Anziché spostarci verso N attraverso lunghi pianori continuiamo a salire verso E, scoprendo però che c’è un piccola dorsale secondaria che ci costringerebbe ad un’ulteriore discesa per raggiungere i pendii che portano sulla costiera principale.
Vista l’ora e la distanza che ancora ci separa dalla meta decidiamo di raggiungere il cucuzzolo di questa dorsale secondaria, quota 2405m, battezzandola Joseph Spitze in onore del 19 marzo: onomastico di Beppe nonché Festa del Papà.
La neve è quella classica di tutti i pendii O che abbia percorso in questi giorni: di tutto un po’.
La capacità di leggere la neve di Giovanni e nel tracciare la discesa, permette comunque a tutti di scendere senza troppo faticare e in qualche caso anche di divertirsi, riuscendo anche ad evitare buona parte della risalita dell’Alpe Corbenas.
Sosta nel villaggio di Crampiolo per un ottima birra Menabrea, ultima risalita e rientro all’Alpe Devero.
7° giorno: Sabato 20 marzo
Rientro a Torino
Nella notte il tempo si è definitivamente guastato.
Temperatura alta, neve pappa, nebbie e foschie sui 1800m, ci inducono al rientro senza tentare un’altra gita.
I partecipanti: Aldo Munegato, Bruno Coggiola, Carlo Sindaco, Dino Gallo, Franco Bruno, Giuseppe Gariglio, Marco Centin, Roberto Fullone.