22 febbraio 2015
Mont Flassin

Innanzi tutto un grande augurio a Franco al quale la tanta farina non ha portato fortuna regalandogli invece una sgradita infrazione al malleolo.
Gli concediamo qualche settimana di riposo ma lo aspettiamo prestissimo e come sempre in gran forma.

E subito dopo un grande grazie ai Capogita Renato, Spartaco e Flavio che ci avevano fatto pregustare una misteriosa e sconosciuta Cima delle Fontane e, dopo aver scorrazzato in settimana fra Canavese e Valle d’Aosta alla ricerca della gita migliore, hanno avuto il coraggio di ripiegare su un itinerario semplice e sicurissimo.
Qualche volta queste scelte sono le più difficili ed ammirevoli.

Ed infine un plauso a Silvia per il racconto ed al Presidente Bubbolo I° che ha preso il controllo della meteo, fa nevicare il Sabato e caccia le nubi la Domenica mattina e d’ora innanzi ci ha garantito solo più sole e neve da favola …


Dopo essersi fatta desiderare per tre mesi, è caduta. Abbondante.
Tutti a urlare “Farina, farina!” che neanche Nonna Papera nelle sue migliori preparazioni.
Tutti a sorridere.

Chi è andato in settimana a provare la gita per noi domenica è rientrato con un sorriso a 48 denti “La Cresta di Corlean?
Sono 800 metri di pura farina su pendio costante, una figata!”

Il Tg del sabato sera, ci informa sulle tre vittime che stavano salendo all’Ospizio del San Bernardo.
Tempo dieci minuti e squilla il telefono.
E’ qualcuno che ti chiede: “Ma hai sentito? Ma noi domani si andrà? Ma? “.
Già, ma.
Qualche notifica su whatsapp “Secondo me domani si fa il Col Serena, stessa valle ma tradizionalmente più sicuro”. Io non so valutare, purtroppo. Chi è più esperto di me dice che se non fosse una sociale, lui la Corlean la farebbe.

Già, se.

Ma domani? Domani noi si andrà all’appuntamento, questo è certo.

Ci troviamo al pullmann sotto la pioggia, il chiacchiericcio continua tra i sedili.
Quando ci comunicano “sosta autogrill” allora è tutto chiaro.
Il GSA non fa mai sosta autogrill.
Il GSA ti carica sul bus e ti porta alla partenza, e ti fa trottare dal parcheggio alla cima, dandoti tregua solo quando sei arrivato al tavolino.
Oggi invece, sosta autogrill.
Segno che i capigita devono ancora confabulare per decidere la meta.

Dopo l’autogrill ecco la variazione: “Ragazzi andiamo al Mont Flassin, tanto nessuno di voi l’ha fatta no?”
Il Flassin l’hanno fatto tutti, almeno una volta nella vita.
Pure io, che di gite ne ho poche, l’ho fatta con la scuola di scialpinismo.
Ma succede: si propongono gite originali, le si va a provare, le si conferma, poi la nevicata dell’ultimo minuto, il gruppo supernumeroso, l’SMS del presidente di sezione la sera prima, fanno alzare il livello di prudenza.
E allora Flassin.

Si sale su tutti compatti, per la gioia del branco.
Si incrociano ciaspolatori, si assiste a zuffe con i cani.
Si scambiano due parole con dei bei valdostani “Da dove? Da Torino? Quanta strada, eh beh sì in valle era una delle poche che si potevano fare oggi”.
Chi la conosce meglio di me già teme lo zoccolo al rientro sui pendii poco pendii, e non fa nulla per mantenere l’effetto sorpresa.

A metà salita qualcuno mi ricorda “anche la scorsa volta ti eri fermata qua a cambiarti”.
Ah. Ma non è qualcuno della scuola, quindi l’ho fatta già un’altra volta oltre a quella con la scuola?
Certo che non aver memoria è davvero uno dei tre segreti della felicità, gli altri due non li ricordo.

Qualcuno si ferma al colle, a scambiare biscotti e fragole secche e a godersi il sole.

Qualcuno vuole arrivare in cima, e ringrazia la chiusura che mite li accompagna senza dire il tanto temuto “La fioca ven mola, voi polentoni fermatevi al colle”, grazie.

Dalla cima qualcuno si butta giù dal canalino, per dare un’emozione in più, il grosso del gruppo invece scende per la via di salita, dopo aver respirato a pieni polmoni il cielo e il sole di lassù.
Il vento inizia a farsi sentire.
Scendiamo facilmente su pendii tritati mentre qualcuno riesce a trovarsi il suo spazio vergine, ci buttiamo allegri seguendo il torrente, facendo il limbo sotto gli alberi caduti, e cadendo anche noi.

Un cameraman improvvisato si ferma di tanto in tanto, e aspetta che passiamo tutti, o quasi, per scattare foto.
Grazie a lui, e a chi non l’ha cilindrato con gli sci.
Qualcuno, adocchiata la stradina, decide di percorrerla perchè sono le gambe a chiederglielo.

Sole e vento si alternano sul nostro tavolino imbandito.
Acciughe, pane, salumi, un’ottima torta salata, vino, tante torte dolci.
Un appello: la compagnia è già sempre dolce, il prossimo tavolino, facciamolo più salato!
Ci penseranno sicuramente i nuovi arrivati, Matteo e Alessandro.
Benvenuti!

Silvia


Fotografie di Walter Actis, Marco Barbi, Bruna Brunetta

Cai Uget