Quarant’anni di attività scialpinistica non si festeggiano tutti i giorni e quindi bisogna onorarli in maniera adeguata…ed allora, perchè non fare un Raid Scialpinistico nel gruppo del Monte Bianco, il Massiccio dove si trovano le vette più alte e prestigiose delle Alpi?
Un ambiente dove Sci & Alpinismo si possono praticare ai massimi livelli? Infatti non c’è itinerario che non preveda il superamento di difficoltà alpinistiche più o meno elevate: attraversamento di ghiacciai molto crepacciati, progressione con picca e ramponi in ripidi canaloni ed arrampicate su creste esposte e delicate per raggiungere le punte.
Tutto questo inserito in un contesto dove sono state scritte le più belle pagine dell’alpinismo: come non pensare a Cassin, Esposito e Tizzoni quando ci si trova di fronte alla parete Nord delle Grandes Jorasses, oppure a Bonatti quando appaiono i Dru o il Grand Capucin?
Ci siamo immersi in questo paradiso di roccia e ghiaccio per dodici giorni consecutivi, sempre accompagnati da un clima favorevole che ci ha permesso di muoverci quotidianamente e di portare a termine il programma prefissato tranne la salita della Punta Isabella, del Mont Mallet e del Monte Bianco a causa dell’impossibilità di superare alcuni grossi crepacci apertisi per via delle scarsissime precipitazioni invernali e del continuo mutamento dei ghiacciai.
Lo spirito ispiratore di questo Raid è stato, principalmente, quello di far partecipare il maggior numero possibile di soci e per ar si che ciò avvenisse si è pensato di formare dei gruppi che percorressero l’itinerario a “staffetta” come si usava fare nei primi Raid Sociali.
In realtà questo non è avvenuto ma comunque alcuni dei partecipanti hanno percorso tutto l’itinerario in programma ed un “passaggio di testimone” fra persone che uscivano ed altri che entravano si è comunque effettuato.
Inoltre la scelta di effettuare un raid Scialpinistico nel Massiccio del Bianco è stata fatta per dare un tocco di internazionalità e di europeismo all’evento visto che il 2002 è stato dichiarato dall’ONU Anno Internazionale della Montagna,e chissà che un giorno o l’altro non si riesca ad organizzarne uno con i membri di qualche CAF o CAS o DAV?
L’aspetto migliore del raid però è stato quello umano: allegria e serenità hanno regnato sovrane all’interno del gruppo per tutta la durata del gio: sotto il sole o nelle nebbie, sui pendii o sulle creste, con gli zaini che opprimono le spalle o seduti a bere una birra, ci sono sempre stati una grandissima voglia e piacere di essere lì in quel momento.
Ma andiamo a vedere quello che è successo giorno per giorno.
Sabato 20 Aprile 2002
Lavachey – Rifugio Elena
Risaliamo in auto la strada della Val Ferret fino a poco sopra Lavachey e da qui seguiamo quello che rimane della pista da fondo fino ad Arnouva.
Abbandoniamo la strada e proseguiamo sul lato destro della valle fino alla apiccola morena formatasi quando il Ghiacciaio di Pré de Bar si spingeva molto più in basso ed imbocchiamo il canalone che porta al Petit Col Ferret.
Purtroppo iniziamo la salita già avvolti dalle nebbie e quando arriviamo al colle la bufera imperversa; siccome qualcuno è rimasto indietro decidiamo di scendere per passare la notte nel locale invernale del Rifugio Elena: uno stanzone grigio, freddo, buio e lugubre con i letti mezzi sfondati, materassi umidi e coperte rosicchiate dai topi; sembra di essere in una camera mortuaria.
Nonostante tutto si diffonde un clima di allegria di vivacità: dagli zaini cominciano ad uscire bottiglie di vino, salami, formaggi, scatolame vario, buste di ministra in quantità industriale, cioccolato, tortine.
Accendiamo tutti i fornellini e diamo inizio al rito della fusione della neve per preparare una minestra calda e del the per la colazione di domani mattina.
Per dare un tocco di romanticismo alla serata accendiamo anche qualche candela: mancano solo le stelle filanti ed un’orchestra e sembrerebbe di essere in un ristorante di Parigi durante il veglione di Capodanno.
Domenica 21 Aprile 2002
Rifugio Elena – La Fouly
Che notte!
Al solo pensarci i denti si mettono a battere da soli per il freddo patito; nessuno ha il coraggio di uscire da sotto le coperte.
Gli abiti che la sera prima erano umidi adesso si sono congelati: meglio indossarli così si sgelano, ma sembra di maneggiare del cartone, sono così rigidi.
Facciamo circolo attorno ai fornellini accesi per preparare il the e così ci scaldiamo un po’: fuori intanto le nubi si diradano e lasciano spazio al sereo e quindi decidiamo di partire.
Ci carichiamo il pesante fardello sulle spalle e risaliamo al Petit Col Ferret: raggiunto il Bivacco Fiorio 2780m, valutiamo che è ormai troppo tardi e pericoloso per salire al Dolent, nella notte ha nevicato parecchio e la temperatura si sta elevando, così ci dirigiamo verso il Col Grapillon.
La discesa, seppur breve, è di grande soddisfazione.
Ritornati al Petit Col Ferret il gruppo si divide: in tre ritornano a Lavachey mentre gli altri cinque scendono a La Fouly per proseguire il Raid.
La discesa si effettua nella Combe des Fonds, un ampio e dolce vallone sovrastato dal Glacier du Dolent, che porta direttamente a fondovalle.
Lunedì 22 Aprile 2002
La Fouly – Cabane de l’A Neuve
Attraversiamo il grazioso paesino di La Fouly e ci immettiamo el vallone sovrastato dal Glacier de l’A Neuve per raggiungere l’omonimo rifugio; i pendii che saliamo sarebbero magnifici da sciare, infatti quando incontriamo i primi che scendono la tentazione sarebbe di togliere le pelli e di fare altrettanto!
La salita purtroppo è resa faticosa per via degli zaini pesanti e del sole che ci picchia in testa: ogni occasione è buona per dare riposo alle spalle, per farsi dei massaggi con la neve e per bere un po’.
Quando arriviamo al Rifugio siamo cotti a puntino: Tatiana, la simpatica gestrice della capanna, prova compassione per noi e ci offre un tazzone di the alla cannella per dissetarci.
La posizione in cui è siuato il Rifugio è magnifica: costruito su di uno sperone roccioso a dominare il vallone occupato dai ghiacciai che scendono dalla Grande Lui e dal Tour Noir, proprio di fronte alla maestos parete N del Mont Dolent; infatti passiamo il pomeriggio ad immaginare ipotetici e fantasiosi itinerari di salita e discesa con gli sci dei ripidissimi pendii che abbiamo di fronte: il troppo sole di oggi sta producendo i suoi effetti!!
Martedì 23 Aprile 2002
Cabane de l’A Neuve –
Consumata l’abbondante colazione e salutata Ttiana, traversiamo il ripidissimo pendio alle spalle del rifugio per dirigerci sul ghiacciaio che sale alla Grande Lui 3509m.
Arrivati sotto il pendio finale molliamo gli sci e saliamo gli ultimi 50 ripidi metri con l’utilizzo di piccozza e ramponi; una breve cresta pianeggiante ma esposta ci porta in vetta.
Ritornati agli sci traversiamo al Col de la Saleina e ci caliam onel ripissimo pendio sul versante opposto (una guida ci redarguisce perchè scendiamo slegati e senza ramponi!).
Superata la terminale calziamo gli sci scendiamo i bei pendii del Glacier de Saleina dominati dalla Aiguille d’Argentière e dall’Aiguille du Chardonnet.
Per motivi di opportunità anzichè andare alla Cabane de Saleina scegliamo il bivacco des Aiguilles Dorèes, un piccolo ma confortevole chalet, tutto in legnosituato alla base delle splendide pareti di granito dove sono stati tracciati magnifici itinerari d’arrampicata.
Ci sono 11 posti, ma er noi 5 va più che bene; diamo il via al solito rito di fusione della neve per la cena e per il the quando arrivano 6 sudditi i Sua Maestà Britannica (probabilmente suoi coscritti) a turbare la nostra quiete con i loro fornellini che sembano i reattori del Concorde dal rumore che fanno.
Visto che ci sono ancora due posti disponibili sotto il tavlo, arrivano al bivacco 5 simpaticissimi francesi che hanno intenzione di fare a ritroso l’itinerario che abbiamo percorso: Grande Lui e Mt Dolent.
La serata trascorre in allegria con scambio di prelibatezze tra noi e i nostri “cugini” transalpini…gli inglesi invece è già da un po’ che stanno segando legna!
Mercoledì 24 Aprile 2002
Bivacco delle Aiguilles Dorèes – Argentière
Nonostante l’affollamento la notte è filata via liscia senza alcun problema; consumata la solita colazione a base di the, broches schiacciate e tortine sbriciolate, contorniamo la base delle Aiguilles Dorèes e ci dirigiamo all’apparenemente innocuo pendio che conduce alla Fenetre de Saleina; non è molto ripido, ma è talmente ghiacciato che i rampant non fanno presa e bisogna utilizzare i ramponi.
Il versante sul Plateau du Trient è pressochè pianeggiante, ci sono altri scialpinisti che salgono dalla Cabane d’Orny; si prosegue in traverso fino all’attacco della cresta che porta in vetta all’Aiguille du Tour 3544m.
Lasciamo gli sci al colletto e saliamo con picca e ramponi la non difficile cresta che però presenta alcuni passi delicati ed esposti, infatti in discesa ci diamo una legata (meglio prudenti che Buonanima…diceva qualcuno).
Quando torniamo agli sci siamo immersi nelle nebbie, ma in teria non ci dovrebbero essere problemi aa arrivare al Rifugio Albert I, basta tenersi a ridosso delle pareti rocciose e quando si arriva al Col des Grands du Midi si scende sul Glacier du Tour e in breve si raggiunge il rifugio.
I pendii su cui scendiam sono molto sostenuti e crepacciati, ci aspetta una discesa coi fiocchi!
Quando arriviamo a quota 2700m circa del rifugio eanche l’ombra, cerca di quà, cerca di là …NULLA.
Dove caspita l’hanno messo?
Dopo un’ora di vane ricerche decidiamo di proseguire al discesa, visto che è ritornata la visibiità, così continuiamo a sciare su questi magnifici pendii.
Quando arriviamo al termine della neve scorgiamo in lontananza una palina gialla; la raggiungiamo e…stupore!
C’è scritto”Trient 50 min”.
Porca miseria!
Siamo caduti in Svizzera!
Oltre tutto oggi è mercoledì e qui a Trient è giorno di chiusura, non ci possiamo neanche gustare una birra…!
Per fortuna incontriamo un’anima pia che si commuove al racconto delle nostre vicissitudini e ci accompagna in auto fino a Chatelard, da dove col treno raggiungiamo Argentière…altrimenti col bus si sarebbe dovuto passare da Martigny!
Giovedì 25 Aprile 2002
Argentière – Rifugio d’Argentière
La giornata odierna è talmente soft che quasi non val la pena parlarne.
Da Argentière saliamo al Col des Grands Montets quindi seguendo le piste si scende sul crepacciato Glacier des Rognons fino a raggiungere il pianeggiante Glacier d’Argentière, lo si attraversa il leggera salita e si raggiunge il Rifugio d’Argentière; magnifica la vista sulla Verte, les Droites e les Courtes.
Nel pomeriggio si aggiungono al gruppo altri sei “Raidisti”.
Venerdì 26 Aprile 2002
Rifugio d’Argentière – Aiguille d’Argentière – Chamonix
L’Aiguille d’Argentière è una delle salite più eleganti di tutto il massiccio del Monte Bianco; si svolge interamente in un canalone sinuoso nel quale giace il Glacier du Milieu; con gli sci si arriva fino alla crepaccia terminale che, al contrario di altri ghacciai del gruppo, è molto chiusa; si prosegue con piccozza e ramponi, per 600m di dislivello, sulle ripide pendenze (fino a 40°) che portano alla cresta finale, facile ma esposta, che in breve sbocca in punta.
Grandioso il panorama su tutto il Gruppo del Bianco ed anche oltre.
Chi si è portato gli sci fino quì non è molto felice dellal sua scelta perchè la qualità dell aneve è pessima: crostosa e troppo lavoata dai numerosi passaggi, infatti qualcuno scende a piedi con gli sci nello zaino… l’ideale sarebbe avere 40/50cm di neve fresca, purtroppo però la Fatina con la bacchetta magica non è ancora arrivata…
Ritornati al rifugio recuperiamo il materiale lasciato e scendiamo il Glacier d’Argentière fino a Lognan e da quì ad Argentière per poi raggiungere Chamonix.
Sabato 27 Aprile 2002
Chamonix – Rifugio Requin
Ha piovuto tutta la notte e continua a piovere…ci sono le nuvole bassissime, se si apre la finestra entrano persino dentro la stanza…
Intanto di aggiungono al gruppo altri tre elementi.
Andiamo alla stazione del trenino che sale al Montenvers e ci dobbiamo cambiare sotto la pioggia…che tristezza.
Stava andando tutto così bene!
Per fortuna mentre saliamo alla Mer de Glace iniziano a comparire le prime schiarite e quando arriviamo al capolinea qualche raggio di sole inizia a farsi largo fra le nubi che comunque stazionano sulle punte più alte.
Per mezzo di lunghe e ripide scale metalliche scendiamo sul ghiacciaio e, calzati gli sci, cominciamo la salita fino alla confluenza col Glacier du Tacul, superando varie zone crepacciate: in alto, su di uno sperone roccioso, c’è il Rifugio Requin, la nostra meta.
Proseguiamo fin sotto l’imponente seraccata del Geant e, discricandoci fra i numerosi “buchi” saliamo su pendii assai sostenuti per arrivare al traverso finale che ci porta al rifugio, posto di ristoro per la miriade di sciatori che scendono dall’Aiguille du Midi per fare la traversata della Mer de Glace; verso le 4 del pomeriggio però ritorna la quite e così ci possiamo gustare nel massimo silenzio i giochi di ombre e luci che queste straordinarie montagne ci offrono al calar del sole: le sagome delle guglie si prolungano sui ghiacciai sottostanti e le pareti colpite dai raggi del sole diventano a mano a mano sempre più rossastre in contrasto con quelle in ombra che assumono un aspetto cupo e repulsivo.
Domenica 28 Aprile 2002
Rifugio Requin – Aiguille du Tacul – Rifugio Requin
Seguendo le tracce ghiacciate lasciate dai sciatori che scendono dall’Aiguille de Midi arriviamo alla Salle a Manger, attacchiamo le pelli agli sci e saliamo sui dolci pendii del Glacier des Periades fino all’imbocco del canalone che porta al Colle dell’Aiguille du Tacul 3337m; il pendio è molto ripido e la neve è abbondante quindi si sale con gli sci poiché a piedi si sprofonderebbe troppo, quando però la pendenza si accentua ulteriormente (45°) si approfitta di una rigola di neve dura, calzati i ramponi, si sale direttamente per la massima pendenza fino al colle; da qui parte la cresta di roccette e neve che porta in vetta.
A metà percorso le difficoltà si accentuano per via di alcuni passaggi delicati, così vengono sistemate un paio di corde fisse per agevolare i passaggi e per rendere più sicura la salita e la discesa (grazie Dario!); la permanenza in vetta è breve per via del vento e della nebbia.
Nonostante le manovre di corda la discesa è abbastanza veloce; una volta al colle però ci sono ancora 200m di ripido pendio da affrontare prima di poter nuovamente calzare gli sci.
La discesa fino alla Salle a Manger è di grande soddisfazione grazie alla qualità della neve e alla magnificenza dei pendii.
Lunedì 29 Aprile 2002
Rifugio Requin – Breche Puisieux – Rifugio Requin
Ripercorriamo l’itinerario di ieri fino alla parte alta del Glacier des Periades costeggiando alla base la cresta delle Periades, fino a quando appare all’improvviso un ripido canalone di 300m a 45° che porta alla Brache Puissieux 3432m; lo saliamo interamente con picca e ramponi fino all’intaglio fra le rocce, quindi con una doppia di 20m scendiamo sul ghiacciaio del Mont Mallet, da dove si ha una stupenda vista sulla parete Nord delle Grandes Jorasses.
La discesa sarebbe da urlo se non fossimo costretti a scendere con la massima prudenza visto che il ghiacciaio è molto screpacciato e la visibilità scarseggia; più in basso la situazione migliora così possiamo dare libero sfogo alla voglia di serpentine in neve farinosa; un bel canale ci fa scendere sul Glacier de Lechaux che percorriamo fino alla confluenza del Glacier du Tacul, da dove possiamo ammirare i Drus in tutto il loro splendore e potenza: un vero capolavoro della natura.
Riattaccate le pelli agli sci si risale al Rifugio Requin.
Martedì 30 Aprile 2002
Rifugio Requin – Rifugio des Cosmiques
La tappa odierna prevede il trasferimento al Rifugio des Cosmiques; saliamo i ripidi pendii tra il Petit Rognon e la Seraccata del Geant fin sotto la Vallèe Blanche che decidiamo di percorrere in salita visto che le condizioni di visibilità sono buone e per evitare di incrociare le frotte di sciatori provenienti dall’Aiguille du Midi.
I pendii isono molto sostenuti e screpacciati, infatti bisogna cercare i passaggi opportuni per evitare le scariche di un grosso seracco sulla parete del Gros Rognon.
Per precauzione il primo che fa la traccia procede legato perché ci sono dubbi circa la tenuta dei ponti di neve, finalmente mettiamo piede sul plateau finale dove spunta l’Aiguille de Midi quindi, senza ulteriori difficoltà raggiungiamo il Rifugio des Cosmiques.
Mercoledì 1° Maggio 2002
Rifugio des Cosmiques – Chamonix
Oggi, anzi stanotte, visto che ci alziamo all’una per fare colazione e mezz’ora dopo siamo già con gli sci ai piedi, si sarebbe dovuto mettere la fatidica ciliegina sulla torta, arrivando sulla vetta del Monte Bianco; purtroppo però le condizioni del ghiacciaio sono notevolmente peggiorate (già si sapeva che la traversata sui Grand Mulets non era più fattibile) poiché i pendii del Mont Blanc du Tacul sono molto più ripidi di quanto non fossero in passato (pendenze intorno ai 50°) e, soprattutto, si sono aperti numerosi crepacci e si sono formati dei muri strapiombanti di ghiaccio che ostacolano non poco il cammino; proprio davanti ad uno di questi ci siamo bloccati perché per attrezzare il passaggio con tre chiodi da ghiaccio e staffe c’è voluto parecchio tempo, farvi passare 11 persone con una perturbazione in arrivo sarebbe stata una pazzia, così, a malincuore facciamo dietrofront e rinviamo la salita al Bianco a quando ci saranno condizioni migliori e di maggior sicurezza.
Ritornati al rifugio ci concediamo un breve riposo, però le fortissime raffiche di vento che fanno vibrare tutta la struttura ci “consigliano” di non attendere troppo e alle 9 iniziamo la discesa verso la Mer de Glace seguendo l’itinerario del giorno precedente; purtroppo il forte vento caldo ha rovinato la neve, un vero peccato; fortunatamente però nella parte bassa del ghiacciaio era già trasformata e così possiamo divertirci ancora un po’; giunti sotto le placconate che sorreggono il Montenvers infiliamo gli sci nello zaino e risaliamo le ripide scale metalliche che ci portano alla stazione del treno…
Ultime foto ricordo e poi giù a Chamonix, dove, come alla partenza, piove (in effetti è a Briancon che il sole splende 300 giorni all’anno), ma non importa, il Raid è giunto al termine ed è andato molto meglio di quanto non si potesse prevedere all’inizio: tempo bello stabile, itinerari stupendi, belle discese e buon innevamento, allegria… non mi resta altro che augurare a tutti gli scialpinisti di vivere un’esperienza così intensa e gratificante e ringraziare di tutto cuore coloro che hanno preso parte a questo progetto e di avermi aiutato a portarlo a compimento.
Dislivello totale in salita 10.330m; dislivello totale in discesa 11.700m.