Quelli che hanno dedicato parte delle vacanza di Natale allo scialpinismo, sapevano che non sarebbe stato facile trovare una neve bella oggi.
Le varie recensioni su tutte le valli non danno grandi speranze: le nevi ci sono tutte, sì, specialmente quelle brutte.
Qualche esemplare del GSA a Capodanno aveva salito con gran soddisfazione la Rocca la Marchisa, che con i dovuti scongiuri diventa la meta di questa uscita.
Dovremmo essere 50, ma sul bus scopriamo di essere solo 48: mancano Matteo, bloccato a casa dalla febbre, e Spartaco che non sente la sveglia ma per fortuna sente il telefono, butta una buta di spumante in auto, e parte all’inseguimento del bus, verso Sant’Anna di Bellino.
Sul bus comunicazione di servizio del capogita “Vi garantiamo una bella gita, non garantiamo una bella neve”.
Già si sapeva, ma meglio mettere le mani avanti.
Dobbiamo ringraziare la collaborazione del rifugio Melezet, che ha messo le transenne nel parcheggio per consentire al bus di fare una comoda inversione sul ghiaccio e ha anche procurato un paio di bastoncini a chi si è trovato misteriosamente senza.
Lasciamo S.Anna di Bellino … |
… affrontiamo le prime difficoltà … |
La temperatura alla partenza è un allegro +3°C, mentre a Torino eravamo sotto zero, ma il vallone in ombra completa ci consentirà di non patire il caldo.
Si parte per scorciatoie, con un attraversamento del ruscello da intenditori: i saggi su un tronco coperto di neve, gli sprovveduti direttamente sul ruscello poco ghiacciato.
Il brivido che sento lungo la schiena quando quello dietro di me mi dice “Ti sei accorta che sei su un ruscello solo ghiacciatino, e tu non sei esattamente una piuma?”.
Allunghi il passo, e ti risparmi il bagno gelido, sprovveduta.
… al sole nei pianori di Traversagn … |
… ed iniziano i pendii più ripidi … |
Il gruppo prosegue abbastanza compatto, dietro il passo regolare di Stefano.
Chi ha fiato da vendere, non smette di chiacchierare.
Io ho smesso già al ruscello e proseguo in silenziosa compagnia.
Dopo un po’, un passo deciso mi affianca e mi supera in un attimo: una bella runner con uno zaino minimale e un fisico da urlo.
Tralasciamo qualche commento che le radio accese rendono impietosamente pubblico e, fortunatamente per la quiete sociale, tempo tre secondi la ragazza cambia rotta.
Saggezza femminile.
Sastrugi, … |
… crostoni, ed altre amenità … |
Una slavina da attraversare al fondo del pianoro, chi scivola un po’, chi mette i coltelli, chi se la cava senza far tante storie.
Saliamo tutti al Col di Vers, c’è qualcuno che vuole fermarsi?
“Ma io… non ho messo mai i coltelli…”.
“Neanche io, non vorrei essere un peso..”.
Beh ci sarà pure una prima volta, no?
Memore di come NON si devono mettere i rampant, mi prodigo ad aiutare le ragazze della prima volta
“Li infili di qui, piano. Poi controlli che siano dentro in entrambi i dentini, che ..”, ma non ho neanche il tempo di finire la frase, che un nugolo di Capogita ben più preparati di me accorre ad assisterle.
Qualcun altro sta rincorrendo chi, sottovalutando il pendio, non li ha messi e scivola.
I traversi dopo il Col di Vers … |
… e finalmente in vetta … |
In cinque hanno deciso di fermarsi, un po’ per stanchezza un po’ perché la discesa non si preannuncia facile.
Il magnanimo Flavio ritorna con loro (valutate voi la magnanimità, alla Marchisa era salito settimana scorsa…), gli altri 44 continuano verso la vetta.
“Siamo a tappo sul secondo muro” recita Walter in radio tra uno sconsolato: “Dai un colpo con quel tallone! Il tallone!” e un serio “Metti in piano quello sci”.
Marco e Lorenzo corrono ad aiutare talvolta uno talvolta l’altro quelli che sembrano più in difficoltà, Cecilia tiene d’occhio tutti dalla chiusura.
I primi dopo quattro ore, gli ultimi mezz’ora dopo, all’una siamo in 44 su questa vetta, che sembra fatta apposta per noi: una bella cresta con due croci ai lati, chi sceglie una, chi l’altra, chi entrambe, chi si siede banalmente sulla cresta per godersi il panorama ed il pranzo.
E’ un piacere vedere chi qualcuno che nelle ultime gite si è sempre fermato prima, oggi è arrivato in cima: grande Elisa, l’allenamento ripaga e soprattutto ripaga il panorama sul Viso, sulla Meja e sulle vette che tutti citano e tutti confondono.
Il primo tratto di discesa … |
… e una pausa per rifiatare. |
Alle 14:00 inizia la discesa.
Superata senza danni la cresta con pietre sporgenti, iniziamo a solcare gli ampi pendii.
Renato scende con stile e agilità unici, infatti semina gli inseguitori ma lui non scia, lui vola.
Noi sciatori della domenica affrontiamo crosta portante, crosta non portante, placche gelate, sastrugi, zucchero, di tutto.
Quando mi capita una curva in simil-farina mi commuovo, faccio la seconda e urlo “Non ci credo qui è…”, ma la crosta non mi perdona e non riesco a finire la frase.
Tutti intatti al pullman, si apre il tavolino delle vivande.
Dalle classiche acciughe, al formaggio Ceco di Robert, alla torta salata di Bruna.
Qualche Befana ancora in servizio taglia succulente torte, tra cui spicca quella di augurio con il logo GSA, fatta da Gianluca, un uomo da sposare (state buone befane, pare ci abbia già pensato qualcun’altra!).
silvia
Fotografie di Marco Centin e Michelino Giordano
Per vedere e scaricare queste ed altre foto di Marco potete cliccare quì.
Per quelle di Mike potete invece cliccare quì.