Erano considerati i tre giorni più freddi dell’anno.
Venivano alla fine di Gennaio.
Li chiamavano “I giorni della Merla”.
Temuti dagli esseri umani come dai pennuti, tanto che i poveri merli dalle piume bianche ed immaccolate cercando riparo dal freddo nei comignoli delle case erano diventati neri.
Sarà che viviamo nell’epoca delle esagerazioni, sarà il Burian seguito dal Blizzard, sarà che le stagioni non sono più quelle di una volta ma quest’anno sti giorni delle Merla stanno durando un tempo spropositato ed è quasi un mese che battiamo le brocchette.
E allora, freddo per freddo siamo andati a mettere il naso nella più fredda delle Valli Torinesi, la ghiacciaia di Prali!
Alle 8,30 il pullman riesce a portarci nello spiazzo di Giordano dove l’autista, credendo di spaventarci, ci comunica che la temperatura esterna è di -7°C.
Eravamo pronti a ben di peggio e infatti i preparativi per la partenza, il cancelletto ed i primi passi si svolgono con un freddo quasi gradevole.
Il tempo di alzarsi però qualche centinaio di metri lungo il Vallone delle Miniere e la sensazione cambia radicalmente subito confermata dall’inconfutabile termometro che penzola dallo zaino di Vale: -18°C!
La neve di questi giorni, caduta e rimasta leggerissima con le temperature che si stanno susseguendo, ha coperto le vecchie tracce e il paesaggio è incantato.
Con un ritmo tranquillo, ma senza soste perchè di fermarsi non viene in mente a nessuno, raggiungiamo finalmente il sole già ben in alto, quando ormai mancano solo un centinaio di metri per raggiungere il colletto che separa il nostro Giulian dalla vicina Chiarlea.
Sosta comunque brevissima e in un attimo superiamo l’ultimo tratto e la breve dorsale che ci deposita ai 2547m del Giulian.
Un po’ perchè sembra più riparata, un po’ perchè il cucuzzolo è troppe pietroso per gli sci e sopratutto perchè tutti 43 in punta proprio non ci stiamo, ci abbassiamo per raccoglierci nella conchetta pochi metri più bassa.
Tutti pendono dalle labbra della nostra temperaturista che grazie al sole, che sia pur palliduccio fa qualche effetto, ci rincuora con un perentorio -15°C.
Rapidi preparativi per la discesa e giù, in un mare di polvere leggerissima su pendii rimasti sorprendentemente intonsi tutti per noi.
Ci si alterna ad aprire le danze, tanti tratti entusiasmanti, qualche imprecazioncina con un breve tratto di boschina che cerca di rallentarci e siamo al pianoro dove avevamo deciso di raggrupparci.
Tutti arrivano piuttosto in fretta, via via annunciati dagli urletti di gioia che provengono dal bosco.
Un tratto di stradina, ancora qualche bel pezzo di farina, un po’ di gabole per raggiungere il fondovalle e poi una veloce scivolata che ci riporta al piazzale degli impianti dove il pullman è andato ad aspettarci.
Nulla di nuovo, nulla di inatteso, la “solita” sorpresa: il tavolino si imbandisce in un attimo di torte dolci e salate, di salami e tante leccornie, di ben due vassoi di acciughe e le bottiglie di vino, che sembravano tante sono appena sufficenti, anzi …
D’altronde la polvere asciuga la gola e oggi di polvere ne abbiamo avuta tanta!
Ne terremo conto!
E il viaggio di ritorno, già breve, vola via in un attimo, fra minzioni più o meno seriose e il delizioso vizio, cui Lucia e Stefano ormai ci stanno assuefando, di un abbondante, caldo e corroborante caffè!
In conclusione, un ringraziamento mio personale ai due co-Capogita Cecilia e Luigi che si sono sobbarcati per tutto il giorno i ruoli meno grati lasciandomi solo quelli più piacevoli.
E’ grazie a loro se anche oggi archiviamo una splendida giornata e sopratutto una gita riuscitissima.
guido