25 gennaio 2015
Il Sigaro di Cussuna

Il fumo fa male e quindi lungi dal GSA l’idea di esaltarne le positività, ma quando proprio non si sa dove sbattere la testa, beh allora avere un buon sigaro può far ritrovare il buonumore ed aggiustare la giornata.
Se poi invece di essere dell’Avana è quello di Cussuna va bene lo stesso, anzi ancor meglio.
Un grazie ed un complimento vivissimo, da parte del GSA, ai Capogita per aver scovato una splendida idea in un momento di condizioni impossibili!


Pare proprio che quest’anno sia iniziato e continui ad accanirsi contro gli scialpinisti!!!!
Abbiamo avuto un inizio di periodo sfortunatissimo e ormai il coro dei tanti e tristi skialper è unanime!!!
Piogge a bassissima quota che sciolgono la poca neve caduta, venti in quota, precipitazioni inesistenti, “lune nuove” con alte pressioni insospettabili…. Insomma di tutto e di più!!!!

E così siamo arrivati a quella che dovrebbe essere la gita numero CINQUE con un bottino veramente scarso!!!! Solo un Pic Blanc du Galibier, ed anche un po’ tirato per i capelli!
Speravamo di rifarci dopo le recenti (seppur scarsissime!) nevicate ed infatti l’elvetico, classico, blasonato ed economicamente devastante, TELLIER di Bourg-Saint-Pierre, pur in sostituzione della spelacchiata e programmata BLANCHE sopra Vallouise, aveva tutte le credenziali ma, ancora una volta, le previsioni dei vari siti ci davano un quadro terribile con venti fortissimi su tutta la cresta di confine della VdA con la Svizzera!!!

Occorreva un’ideona per contrastare le ennesime beffe metereologiche ed occorreva anche trovarla in tempi brevi in quanto oramai avevamo ufficialmente “avallato” il TELLIER.
Solo il settore sud-occidentale della Val d’Aosta forniva “discrete” certezze metereologiche ed innevamento decente.
Anche Champorcher era stato beneficiato da buon innevamento (dove “buono” non significa abbondante ma perlomeno presente!) ma le gite nell’area sono poche e non di rilievo).
Parimenti il Grand Etret o la Pointe de la Pierre potevano essere interessanti. Ma il primo ha un lungo tratto in zona pietrosa mentre il secondo, oltre al dislivello eccessivo per una sociale di gennaio, non si prestava per l’utilizzo del bus mentre il Sigaro sembrava rispondere alle nostre esigenze.

Quasi per una favorevole congiunzione astrale un giovin fanciullo (che si firma ITO su Gulliver e che ringrazio pubblicamente!) relazionava su tale gita riportandone una impressione, nel complesso, positiva.
Ci siamo sentiti telefonicamente e, visto il desolante panorama generale, sembrava la destinazione con le più alte probabilità di successo. Raggiungibile con il bus senza problemi.

Pur con una montagna di dubbi siamo partiti. E credo che, alla fine, sia andata bene.
Tutte le solette sono state riportate a casa, pronte per impegni meno aleatori spero.
Il programmato e temibile vento non c’è stato ed i sette gradi sotto zero in punta hanno solo contribuito a mantenere la poca neve sciabile. Sole sul 70% del percorso, tutti alla meta e neve, quella pochissima presente, magnifica, complice la temperatura polare.

Aggiungiamoci magari, giusto per dirla tutta, un panorama superbo accompagnati dalla Miravidi, dal Ruitor, dall’Arp Vieille, dall’Ormelune, la Platte des Chamois, la Rabuigne a due passi, e la Feluma ad un tiro di schioppo e, cosa chiedere di più?

Una quarantina scarsa i partecipanti… partenti; molti ammalati, feriti, dispersi, contusi.

Solo Jerry, pur reduce da una micidiale lotta con un branco di squali il giorno prima in Liguria, si è ugualmente presentato con una faccia vagamente simile a quella prima della diatriba e noi, in puro spirito di affettuosa amicizia, lo abbiamo ugualmente accolto, nonostante l’aspetto poco rassicurante…
Ha detto aveva litigato con delle rocce e noi tutti abbiamo finto di credergli…

Capogita eccezionali (escluso l’autore dello scrivente articolo, ça va sans dire!) che si fermavano al momento giusto e ripartivano al momento giusto, né lenti, né veloci ed anche capigita “supplenti” perfetti.
Se devo lamentarmi di qualcosa mi viene in mente solo il tavolino finale che (forse i sette gradi sotto zero???) è transitato con una rapidità non consueta godendo di un’attenzione, solitamente, più prolungata nel tempo!
Però, incredibile ma vero, gli ultimi sono stati aspettati prima di dare la stura al solito vergognoso rito del reintegro energetico post-gita…

Complimenti a tutti per tante ragioni: l’ottimo comportamento, lo spirito di adattamento a situazioni non facili da gestire, la pazienza per i più veloci che si trattenevano nei compattamenti ed anche la fiducia a partecipare, nonostante l’oggettiva difficoltà del momento!

Aspettando prossime copiose e riparatrici nevicate, un grazie a tutti,

marco


Fotografie di Walter Actis

Cai Uget