RAID 14-18 marzo 2009
Valle Maira

Finiti i momenti della fatica, delle preoccupazioni per il tempo, per le nostre capacità, per il peso dello zaino, resta solo la nostalgia per quei giorni passati in un altro mondo, fuori dalla frenesia del quotidiano, dei pensieri, della folla.

Le gelide albe, i torridi pomeriggi, le grandi mangiate serali, la compagnia, colli, valli, canali, pareti, la neve abbondantissima ed ottima…

Un grazie a tutti, complimenti a chi ha guidato, organizzato, sopportato forse.

Alcune immagini, tante magari, forse troppe ma certo non sufficienti ad illustrare cinque giorni riusciti, le potete trovare nell’Articolo.

E del Raid della Val Maira ne sentiremo ancora parlare…


PRIMO GIORNO: sabato 14 marzo 2009
da Chiappera a Chialvetta

Briefing finale presso un bar di Bassura di Stroppo, non lontano dalla abitazione della nostra valentissima Guida indigena, Enrico, che con coraggio e direi proprio senza rimpianti, ha da alcuni anni trasferito la propria residenza da Torino a Stroppo, intorno ai mille metri di quota.

La sana e corroborante aria di montagna e (supponiamo imprescindibile) la compagnia di Patrizia devono averGli giovato in quanto da quasi due anni ormai la casata dei Leinardi, ugetino doc di lunga data, ha cessato il rischio di estinzione.

Imperdibile seconda (o terza) colazione e carovana automobilistica in quel di Chiappera, piccola frazione sita a 1614 metri a 7,5 km a monte del comune di Acceglio.

Abbandonate le auto i quattordici raidisti (forse consapevoli delle future faticacce o forse no?) comunque carichi come muli si dirigono verso il noto Col Sautron nel Vallone Pausa per deviare dopo poche centinaia di metri a sud, raggiungendo il Passo della Fea 2493m.

Da lì i nostri quattro amici che ci accompagnano nella sola giornata di Sabato ci abbandonano per salire altri duecento metri e raggiungere la vetta del Monte Soubeyran 2702m, poco più ad Ovest e tornare poi sui propri passi.

Noi invece, salutati gli amici, inauguriamo la prima discesa portandoci poco a monte del Lago Visaissa 2000m e, sotto un sole caldissimo, rimettiamo le pelli per percorrere un lungo vallone e risalire al Colletto 2631m.

Tolte le pelli ci lanciamo nel Vallone dell’Unerzio dove ci fermeremo solo a Chialvetta per usufruire della squisita ospitalità della Locanda della Gardetta 1500m e la sua ottima fama non viene meno neppure stavolta.

Esigenze logistiche ci obbligano a dividerci in due gruppi per ri-unirci, dopo docce e passatempi vari, per la corroborante e sostanziosa cena.

Sarà la stanchezza, sarà la quota, saranno le preoccupazioni dei giorni a venire ma pochi passano una notte di sonno il che non impedisce comunque una puntuale e frizzante partenza intorno alle 7,30.


SECONDO GIORNO: domenica 15 marzo 2009
da Chialvetta a Larche

Ben presto il sole ci risveglia dal torpore mattutino e rimaniamo tutti affascinati dalla selvaggia bellezza del Vallone di Enchiausa intristito soltanto dall’incontro saltuario di qualche carcassa di camoscio, sbocconcellata da volpi e rapaci, vittima presumibile di qualche valanga non preventivata.

Dopo qualche sosta di ricompattamento siamo tutti al colle di Enchiausa a metri 2740.

Non c’è vento, il tempo è splendido, non siamo stanchi ma sarebbe gradito a tutti fare una pausa e scambiare due chiacchiere con il gruppo di tedeschi che raggiunge il colle dal vallone che ci apprestiamo a scendere (invidiamo i loro zaini super-leggeri ma è lecito pensare abbiano una navetta a fondo valle!).

La calura quasi opprimente rende la neve molle per cui senza perdere ulteriore tempo il prode Orfeo lancia la sfida ai ripidi pendii del colle.

L’inseguimento è immediato e termina soltanto non distante dal Bivacco Bonelli al Lago di Apsoi a quota 2323.
Qualcuno per diminuire il dislivello che ci tocca fare per riguadagnare il colle di Villadel 2627m si è mantenuto alto ma la differenza è sì e no di venti metri.

Arrivati al colle boccheggianti per la calura ci tocca ancora sorbirci un centinaio di metri di salita per giungere in vetta alla Cima delle Manse 2721m chiamata dai francesi Tete de Villadel.

Primo brevetto di ardimento per la successiva discesa che si svolge su pendii piuttosto sostenuti per il primo tratto ed obbligano al primo profondo rituale respirone pre-curva.
Dopo di che, constatata l’ottima e facile neve, diventa un simpatico gioco inanellare una serie di curve più o meno strette sulle occidentali e sempre più mansuete pendici della Tete de Villadel.

Lungo traverso che grazie alla traccia di precedenti sci alpinisti non ci obbliga mai a spingere più di tanto e divertente discesa in territorio francese fino a Larche, Valle dell’Ubayette, nelle Alpi dell’ Alta Provenza a soli 26 km da Barcellonnette e 75 da Cuneo.

Sebbene siano 83 gli abitanti censiti residenti in codesto villaggio in questa stagione dell’anno Larche non offre grandi svaghi serali e consumata una buona cena, preceduta in non rari casi da una discreta merenda, ce ne andiamo tutti a letto per la consueta colazione delle sei e trenta.


TERZO GIORNO: lunedì 16 marzo 2009
da Larche a Fouillouse

Il divieto di riporre gli zaini in camerata ci aveva obbligato ad uscire con maggior frequenza del solito al mattino presto nei lunghi minuti dedicati alla preparazione pre-partenza ed in tale occasioni le facce che si potevano incontrare mostravano un’aria più preoccupata del solito.

Era forse dovuto al fastidioso vento che alle 6,30 di mattina a 1700 metri di quota lasciava presagire futuri momenti non proprio felici?
O non era per quei nuvoloni che offuscavano in pianta stabile il Colle di Mallemort, nostra prossima meta, 850 metri più in alto?

Sta di fatto che fedeli all’inflazionato “osa e sarai simile a un dio” partiamo senza farci troppe domande ed in salita possiamo addirittura vivere alcuni momenti di sole, che se non scaldano le nostre gelide ossa, contribuiscono senz’altro a migliorare l’umore ed a generare speranze ottimistiche.

In realtà il passaggio ai 2558 metri del colle, luogo delizioso non fosse altro per l’osservazione della vicinissima Tete de Viraysse che ospita una fortificazione militare francese ad oggi in fase di ristrutturazione, si rivela una Caporetto: tutti intenti a togliere le pelli senza perdere tempo e portarsi quanto prima fuori dalle gelide e continue raffiche di vento.

Ma basta scendere di poche diecine di metri per portarsi in un’area riparata e nel lunghissimo traverso che segue (che ci porta tra i colli della Portiolette e del Vallonet) il vento cessa del tutto ed il sole ridiventa padrone incontrastato ed assoluto del cielo.

Abbiamo così occasione di rimettere le pelli in totale rilassatezza e risaliamo un centinaio di metri per guadagnare il Colle del Vallonet a 2520 metri di quota.

Poco sotto, con ancora le pelli attaccate, ci dividiamo: si può tentare la salita al Buc de Nubiera, un OS di 3211 metri di altezza rappresentante la salita più difficile ed ambita dell’intero Raid (lunghi tratti a 35 gradi di pendenza) oppure, più tranquillamente, scendere presso l’accogliente Gite d’Etape di Fouillouse, opzione non deprecabile considerato già il considerevole dislivello salito pari a non meno di 1100 metri.

Come al solito l’incontenibile Orfeo parte, lancia in resta ed una cospicua parte del gruppo lo segue.
Ad onor del vero ben presto lasciamo parte del pesante bagaglio che recupereremo in discesa.

Un cane ci segue dalla partenza e pare intenzionato a seguirci fino in punta pur lamentando vistosi ed inequivocabili segni di stanchezza.
Siamo un po’ preoccupati per la povera bestia.

Sci ai piedi o ramponi raggiungiamo la punta che, curiosamente, ospita, a pochi metri dalla massima elevazione, il bivacco Renato Montaldo.

Discesa relativamente facile, specie se non ci si lascia intimorire da un po’ di esposizione e ripidità in taluni tratti, ambientazione che i nostri cugini transalpini hanno battezzato “gaz”.

Comunque i tratti “avec du gaz” sono brevi e rari per cui è più divertente che preoccupante e ben presto ci ritroviamo alla base, con la speranza che il cane, rimasto più in alto e sempre più stravolto, ci raggiunga.

Qualcuno nutre e disseta la bestia che con esasperante lentezza è giunta fino a noi e caricatici tutto il materiale, raggiungiamo chi ci ha già preceduto a Fouillouse, presso i coniugi Bourillon che da anni gestiscono questa efficiente locanda servendo pasti di discreto livello.


QUARTO GIORNO: martedì 17 marzo 2009
da Fouillouse a Chiappera

Sarà l’assuefazione alla fatica ma tutti hanno dormito un profondo sonno ristoratore e la fine del Raid, sempre più vicina (almeno per alcuni) mettono le ali ai piedi ed annullano la sensazione di fatica.

Puntiamo verso il relativamente recente Rifugio di Chambeyron 2626m costruzione in legno e metallo utilizzata come base di partenza per le ascensioni nel gruppo del Brec de Chambeyron, la splendida cima dall’aspetto dolomitico che ci sovrasta.

Raggiungiamo tale base con originale e ripido percorso transitando in un vallone percorribile soltanto adesso con la neve: in estate vi è un comodo sentiero esposto che passa per tutt’altro ambiente.

Poco prima di giungere in vista del Rifugio veniamo inondati dal sole che quando ci raggiunge ci consente di adottare un abbigliamento più leggero, arrivando spesso a togliere addirittura i guanti.

A fianco del nuovo rifugio è ancora presente la vecchia capanna in legno Jean Coste risalente al 1927.

Con divertente percorso “vallonato” arriviamo ai 2948 metri del Col de la Gypière (colle Gippiera in italiano) da cui inizia la salita alla Tete de la Frema 3142m.

La pendenza non è elevata ma qualcuno, per maggior sicurezza sale con ramponi e picca.

Dopo una breve sosta in punta (curioso che tutte le sommità visitate durante questo Raid siano comode, ampie, spaziose e spesso in piano!) ci lanciamo giù per altro versante ricongiungendoci con chi era salito in stile “picca e ramponi” nei pressi del bivacco Beppe Barenghi, sgargiante costruzione del 1958 in lamiera colorata dipinta di blu e giallo che può ospitare nove alpinisti posto alla quota di 2815 metri a poca distanza dal Lago del Vallonasso di Stroppia.

Percorriamo ancora un breve tratto in leggera discesa ed e’ di nuovo ora di “ripellare” fastidiosa pratica perché preclude ad una risalita alla quale ci siamo ormai comunque abituati.

In breve raggiungiamo il divertente canalino che adduce al Colle dell’Infernetto 2783m che inondato dal sole altissimo crea fantastici giochi di luce generati dalla neve sollevata dalla morsa delle lamine dei nostri sci.

Qualcuno comincia ad accusare i segni di una certa stanchezza, forse imputabili ad una preparazione non perfettamente allineata all’altezza di un Raid di tale impegno fisico comunque senza alcun problema giungiamo alla fine al posto tappa di Campobase che rappresenta l’avamposto civile più in quota di tutta la Val Maira.

Dopo la rituale birra accompagnata da un generoso panino alcuni di noi fanno rientro a Torino raggiungendo le auto poco distanti mentre un ristretto e determinato gruppo di irriducibili si trattiene ancora una notte, presso l’accogliente struttura per salire l’indomani al Monte Freide.


QUINTO GIORNO: mercoledì 18 marzo 2009
Anello del Mont Freide (Chiappera – Chiappera)

Siamo rimasti solo in 6 in questo ultimo giorno di raid, la meta è il Mont Freide 2967m con salita dal prestigioso pendio SO con pendenze di 35-40°.

Partiamo con una temperatura di -3° percorrendo a ritroso la pista di fondo di Chiappera che abbiamo disceso ieri.
Spettacolari le pareti del gruppo Castello-Provenzale alla nostra destra.

Lasciamo la pista di fondo e deviamo verso destra tra vari saliscendi fino a raggiungere la base del ripido pendio, mentre il sole comincia a lambire la vetta un bel po’ sopra di noi.

La pendenza è notevole, saliamo con gli sci e i rampant e poi con picca e ramponi.

Il sole incomincia a scaldare e qualcuno di noi spesso sprofonda fino alle ginocchia.

Dalla cima il panorama è mozzafiato, riusciamo a vedere il percorso fatto in questi giorni e addirittura le tracce che abbiamo lasciato.
Certo che ne abbiamo fatta di strada!

Un pensiero ai nostri compagni di avventura che oggi sono … in ufficio e poi giù senza troppi indugi per il ripido pendio, prima che scaldi troppo.

Troviamo una neve semplicemente perfetta!

La discesa è divertimento puro, curve larghe, curve strette, salti e urli!

Poco prima della fine del pendio “ripelliamo” e risaliamo al colle Greguri 2310m: altri 200 metri, dobbiamo concludere in bellezza questo raid, mica possiamo fare meno di 1500 metri di dislivello!

La lunga discesa finale è spettacolare, adesso abbiamo il Castello e la Provenzale alla nostra destra, la neve è talmente bella che neanche sentiamo più la fatica di questi 5 giorni di raid, ogni tanto ci “costringiamo” a fermarci per immortalare questi momenti con foto e filmini.

Soddisfatti arriviamo al posto tappa Campobase dove festeggiamo con birra, patatine e panini questo indimenticabile raid.


I DATI DEL RAID
Dislivelli in salita:

1° giorno: (Passo della Fea e Colletto) : metri 1570
2° giorno: (Colli Enchiausa, Villadel, Cima delle Manse) metri 1700
3° giorno: (Colli di Mallemort, Vallonet, Buc de Nubiera) metri 1850
4° giorno: (Colli della Gypière, Tete de la Frema, Col d’ Infernetto) metri 1415
5° giorno: (Monte Freide, colle Greguri) metri 1500

Progressivo per chi ha fatto QUATTRO giorni:metri 6535

Progressivo per chi ha fatto CINQUE giorni: metri 8035.


Equipaggiamento:

Tutti i partecipanti erano muniti di zaino comprendente, oltre agli immancabili ARVA-PALA-SONDA, fettucce, moschettoni, casco e imbrago (non tutti).

Tutti avevano abbondanti ricambi di vestiario ed eravamo dotati di sacco-lenzuolo obbligatorio in talune strutture.

Ogni sera è stato possibile fare la doccia calda nonché lavare parte del vestiario utilizzato di giorno.

Erano presenti (come materiale di Gruppo): un cordino in kevlar di metri 47 diametro 5,5, un telefono satellitare, un kit pronto soccorso, tre radio PRM.
C’erano anche due GPS con cui è stata rilevata la traccia dell’intero percorso.

Mediamente gli zaini erano considerevolmente pesanti rendendo la sciata non sempre fluida ed agevole (solo la salita al Buc de Nubiera è stata fatta in stile leggero, abbandonando il materiale alla base).


Condizioni ed organizzazione:

La neve, abbondantissima a tutte le quote frequentate, era tipo firn al mattino con un ottimo consolidamento e forte/fortissima umidificazione progressiva durante il progredire del giorno ovviamente relazionata alla pendenza e quota interessata.

Molto sovente sono stati usati i Rampant anche per la presenza di (rare) placche di neve ventata.

La colazione è sempre stata consumata alle 6,30 con la partenza effettiva 45 minuti dopo mentre le cene erano alle 19,00.

Durante lo svolgimento del Raid abbiamo incontrato altri Sci Alpinisti, ma (credo) nessuno praticante traversate al pari della nostra (almeno come ampiezza di spostamento).

Quasi tutti gli itinerari erano tracciati, stante la notevole frequentazione dei posti ed il fatto che non nevicava da alcuni giorni.

Le temperature erano piuttosto primaverili, con pochi gradi sotto zero al mattino all’ombra a fino a quindici ed oltre in tarda mattinata e nel primo pomeriggio.

Non abbiamo rilevato alcun tipo di incidente né a persone né ad alcuna attrezzatura.

I costi per i primi TRE pernottamenti (ignoro il IV) sono stati complessivamente pari ad euro 115 comprensivi di vino e caffè.


Documentazione fotografica:

Una discreta raccolta di foto dell’intero Raid è presente su

www.picasaweb.google.it/snowlover62

Le stesse sono disponibili ad alta risoluzione presso di me.


I quattordici partecipanti:

Un grazie a Teresa per quanto scritto in merito all’ultima giornata in cui io non ero presente.

Marco Centin

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