Non si può dire che alla prima sociale non ci fosse un cane, ne avevamo ben due!
19 Dicembre 2021. Ogni stagione ha una sua prima gita, ma questa è più prima delle altre: dopo due anni di non-gite, si ricomincia.
La scelta è caduta sul Monte Giulian da Giordano, sopra Prali: non nevica da oltre una settimana, i lati a sud sono il regno della crosta questa è una nord, i capigita l’hanno provata e ne sono convinti. Loro, il popolino non nutre speranze troppo alte, ma alta è la voglia di andare e si va.
Che meraviglia rivedere questi volti dopo due anni: chi con qualche chilo in più, chi in meno, ci si riconosce sotto le mascherine già nei bar della valle. Piacevole scoperta la “Biscotteria la Belle Epoque di Villar Perosa”: tre giovanissime ragazze ci servono una colazione da leccarsi i baffi e trovano anche il tempo di controllare i green pass. Purtroppo si sa, per uno scialpinista la felicità è fatta di piccoli momenti, e questo è finito, proseguiamo verso Giordano.
Se non si trova parcheggio proprio alla partenza, l’ampio parcheggio dopo il ponte ha lo spazio per tutti o almeno per quelli che, esauriti i posti laterali, hanno la giusta fantasia per parcheggiare al centro.
Alla partenza oltre al controllo Artva ecco anche il controllo green pass, moda recente.
Le vecchie conoscenze iniziano ad aggiornarsi sugli acciacchi, le new entry si inseriscono timidamente in fila accolti in quello che si crede sia il modo migliore: iniziare a salire . Ambra e Russel, gli amici a quattro zampe, hanno energia da vendere, come tutti: alla partenza!
La gita inizia su una tranquilla stradina, con qualche esilarante placca di ghiaccio e solo dopo circa 300 metri di dislivello inizia quella che può chiamarsi salita, con le odiate o amate gucie che iniziano a creare i primi “buchi” nella nostra ordinata fila indiana. Siamo in trentotto: non fosse per l’aria aperta e il distacco che i primi danno agli ultimi potremmo costituire un assembramento. Qualcuno è alle prime armi e perde gli sci, qualche capogita e il gentile Barbi intervengono in aiuto, mentri gli altri pensano a portare avanti se stessi che per qualcuno è già tanto. Si inizia a capire che questa gita sarà molto lunga per alcuni di noi.
La cima ben spazzata dal vento mostra quell’inospitale colore marrone della terra. Tutti in vetta: chi mangia, chi beve, chi scatta foto. Qualcuno si fa una foto in maniche corte: deve aver avuto proprio caldo se il suo inconscio ha di fatto buttato via il piumino. Quel rotolino nero che sta scendendo a tutta velocità, forse vuole raggiungere gli sci di Elisa che in sincro sono partiti dal colle? E’ inspiegabile come, dopo decenni di gite cai, in cui dalle punte abbiamo visto volare thermos, zaini, caschi e tragicamente anche sci ancora non abbiamo imparato a legare tutto quando siamo in punta. Tutto. Pier recupera gli sci di Elisa, in fondo era lui ad averla distratta per farsi fare la solita foto di vetta. Alberto in discesa ritroverà il piumino di Marco grazie all’attento inseguimento visivo operato dalla vetta al momento della caduta.
Diamo il via alla discesa! Due minuti e diamo lo stop alla discesa! Forse l’accurata intervista telefonica preparata dagli esperti capigita per interrogare le new entry non è così accurata visto che è subito chiaro che qualcuno non sa scendere in fuoripista. E abbiamo mille metri di dislivello, da giocarci tra bosco e boschina. Il gruppo si divide in due: un gruppone che scende e un quartetto che cerca di portarsi vivo a valle.
Per fortuna la neve è veramente bellissima, ci regaliamo belle curve finchè arrivano gli “ontani”. Per Alberto sono “òntani”, per Michelino “ontani”, a me sembra boschina, non della peggio specie ma boschina. Incredibilmente nessuno dei partecipanti cilindra una della sua specie, né un quadrupede né un albero. Qualcuno si lamenta “Ma ti lamenti, di che ti lamenti? Gira quelle punte e scendi!”. La neve fresca è talmente tanta che Russel, il più piccolo dei nostri quadrupedi, sprofonda completamente: che sia una scusa per trovare un comodo posto nello zaino, insieme a pala e sonda? Ambra invece (che razza era?) scende spedita e felice: il freddo e la fatica di stare a galla su quel bel manto soffice la rallentano ma non la fermano. Solo dopo metà gita accuserà una stanchezza che molti di noi, pur avendo gli sci, accusano già da un po’.
La stradina di fondo valle viene in aiuto a tutti ed eccoci alle auto.
Silvia, che se è riuscita a fare questa gita deve ringraziare (tra tanti) soprattutto il mitico Massarini che le ha “sistemato” il ginocchio