Domenica 15 dicembre 2013.
È ormai due settimane che una persistente alta pressione regala giornate di sole.
A notti fredde e gelide si contrappongono giornate solari e piacevoli in cui i nostri beneamati pensionati super-attivi continuano a perfezionare il loro già invidiabile allenamento…
E il non sopraggiungere di nuove perturbe ci rende sempre più difficile identificare una meta con neve decente … ma noi abbiamo sempre un asso nella manica!
Cosicché mentre altri blasonati gruppi di sci-alpinismo annullano le gite sociali il nostro “uomo all’Avana” della Val Maira ci dipinge un quadro a tinte non troppo fosche delle Alpi Cozie Meridionali: saliremo al Bric Boscasso, metri 2589 ma non dalla classicissima via che parte da Chialvetta bensì dal Preit di Canosio.
L’unico neo è che per raggiungere questi posti non si può usufruire del tradizionale bus in quanto la strada è troppo stretta.
L’appuntamento è fissato in piena notte, alle ore sei al Motor Village, sob!!!
Lì si formano gli equipaggi e via per il profondo sud.
Neanche due ore di viaggio et voilà: gli oltre 40 sci-alpinisti procedono disciplinati e compatti nella ancora ombrosa valle del Preit.
In breve ci portiamo a quota “solare” dove ci si ferma un attimo per rifocillarsi ed aspettare i meno speedy.
Un problema tecnico non previsto blocca la nostra new-entry Silvia obbligandola a rientrare nonostante le amorevoli cure di capigita ed amici.
In qualche modo riesce a scendere a la vedremo solo al tavolino di fine gita.
Il resto del gruppo prosegue, senza alcun intoppo, fino in punta al Bric Boscasso che si raggiunge percorrendo gli ultimi metri senza sci.
La giornata è magnifica, non c’è vento, ce la prendiamo con estrema calma, il panorama è a 360 gradi e possiamo gustarcelo senza fretta.
Uno sparuto gruppetto di 12 inizia presto la discesa per ripellare e risalire alle Cialme, una seconda cima a 2463 metri, poco distante dal Boscasso ma che implica la risalita di altri 250 metri di dislivello che si sommano ai circa 1000 già percorsi per salire alla prima meta.
La neve comincia ormai a mollarsi al sole ma è ancora tranquillamente sciabile.
Occorre stare all’erta a qualche subdola pietra che attenta alle solette ma, stando leggeri e con un po’ di attenzione (e un po’ di fortuna!) la sciata è ancora piacevole e divertente.
Dopo la digressione ed una discesa sull’unico pendio quotato OS (in verità semplicissimo!) ci troviamo tutti sulle stesse tracce e torniamo, utilizzando la stradina di fondo valle, al parcheggio con le auto dove, nonostante la temperatura non proprio tropicale, allestiamo ugualmente i tavolini che vengono rapidamente coperti di ogni ben di Dio!!!!
Le bottiglie si stappano e si svuotano rapidamente, non manca neppure un piacevolissimo caffè caldo da parte di Stefano e Lucia….
Un grazie ai Capogita per l’ottima organizzazione e conduzione e a tutti i partecipanti per la bella giornata
Un grandissimo benvenuto agli amici che stanno partecipando per le prime volte alle nostre gite, in particolare a Camilla che alla prima esperienza col GSA ha avuto Ceci come tutor: chissà cosa penserà di noi?.
Ed ora speriamo in qualche nuova nevicata prima della gita di fine anno!!!!
marco
Fotografie di Walter Actis, Guido Bolla, Bruna Brunetta, Marco Centin, Davide Panagin.
Mary Poppins era una scialpinista
Un passo dopo l’altro.
Destro, sinistro.
Gucia.
Destro, sinistro.
Destro.
E basta.
Lo sci sta giù, lo scarpone viene su.
L’attacco non attacca, non allo sci, non più.
Ti fermi come un’ebete, ti giri indietro e guardi i compagni che salgono dietro di te, con lo stesso sguardo di un bambino che si è fatto la pipì addosso.
I compagni per fortuna sono meno ebeti di te.
Uno prende lo sci, e come un chirurgo ordina “Cacciavite!”: Stella o taglio?
Se è tork, non c’è speranza.
In pochi secondi compaiono cacciavite a taglio, a stella, pinze e bisturi.
Scotch americano e fascette di plastica.
La borsa di Mary Poppins è vuota in confronto allo zaino di uno scialpinista.
Intanto gli altri passano, e se hanno qualcosa di utile lo lasciano al gruppo dei McGiver.
Lo scotch americano fa spessore nei buchi, e le viti, con il dovuto sforzo, forse tengono di nuovo.
Un giro di fil di ferro attorno, due buone fascette ben strette, un giro di scotch americano per decorare.
Come nuovo. Provi a minimizzare, invitando gli altri rimasti a salire comunque in cima, tu li avresti aspettati lì.
Ma non funziona così, ti ricordano che il giro è ad anello, di lì non ci ripasseranno.
Vorresti sprofondare, e sprofondi, perchè la neve lì è ancora tanta, e senza sci non stai su.
Gli artigiani del rattoppo ripartono all’inseguimento del gruppo, mentre, come da regolamento, uno dei capogita si ferma e scende con te.
“Ora devi scendere leggera, lo zaino te lo porto io”.
Eh già, ma il culo te lo devi portare tu, che di leggera hai forse la coscienza, di certo non la sciata.
Neanche ti conosce, tanto tranquillo non sarà. “Senti, facciamo un bel traverso, e magari giri a papera, da ferma. Lo sai fare, vero?”.
Nei suoi occhi il terrore che la tua risposta sia “no”.
Sì sì, almeno quello lo sai fare.
Gli hai dimezzato la gita, ora vedi almeno di minimizzargli i problemi.
Traverso, inversione.
Traverso, inversione.
Ma se l’attacco tiene, magari una curva la proviamo?
Tiene.
Tiene bene!
Arrivate alle macchine, senza le chiavi, ma poco importa: nessuno si è fatto male.
Aspettate un po’ che anche gli altri scendano, e poi acciughe al verde, torte natalizie e allegria, come nella migliore tradizione GSA.
Randagia, che anche oggi ha portato a casa la pelle e le pelli.