Racconto quasi d’estate
Un Raid per pochissimi

Raid!
Per la maggior parte di noi una parolina magica che quasi ogni anno ci lega a giornate di avventura, a volte più fortunata ed altre meno per meteo e neve, ma che lascia sempre comunque ricordi indelebili.

A volte si percorrono itinerari relativamente facili e semplici mentre altre volte si devono affrontare anche difficoltà tecniche e d’ambiente e così ci sono Raid adatti a tutti e Raid per pochi.

E poi c’è il Raid della Meije.
Una miscela di sci ripido ed alpinismo, nella severità del massiccio degli Écrins, che mette i brividi già solo ad ascoltarne il racconto …


Sabato 12 aprile

Puntuali alla prima corsa delle 9 da la Grave, utilizziamo la Teleferique des Glaciers e risaliamo fino alla partenza del Teleski che ci porta nei pressi del Col de la Lauze 3512m.

Decidiamo di spostarci verso la destra dell’impianto, lì dove il pendio prende più sole, e vicino ad un grande ometto di pietra calziamo gli sci.
Sono le 10 di Sabato 12 aprile.
Abbiamo sì sborsato i 35€ dell’impianto ma siamo, senza fatica, a 3500 metri pronti per iniziare la nostra avventura.

La discesa inizia su neve dura e parecchio rigolata dai tanti passaggi dei giorni precedenti.
Perdiamo quota con una certa prudenza visti i 35° del pendio ma poi, una volta portatisi sulla verticale del Refuge de la Selle troviamo la neve che inizia ad essere ammorbidita dal sole e con belle curve in traverso verso sinistra arriviamo intorno ai 2700m dove …
Mettiamo le pelli e puntiamo, per pendii molto aperti e facili alla base della Brèche du Rateau 3235m.

Calzati i ramponi risaliamo i 100m molto ripidi, gli ultimi metri sono intorno ai 50°, del canale che la raggiunge.

In effetti un itinerario più soft ci sarebbe stato: la maggior parte delle tracce puntavano al Col du Replat da cui si può scendere direttamente al Refuge du Châtélleret ma, viste le temperature, abbiamo preferito accorciare il percorso.

Al colle troviamo le soste per le calate sui due versanti.

Ormai la neve è stracotta, fa molto caldo e decidiamo di scendere con gli sci.

Cinquanta metri in derapage a 45° e via giù per il canale e poi ancora con una bella sciata “cremosa” fino alla traccia che arriva dal Châtélleret.

Durante la discesa una grande slavina si stacca dal versante della Replat spazzolando il fondo del nostro canale mentre noi eravamo ancora alti: proprio buona l’idea di accorciare il percorso passando per la Breche du Rateau!

Siamo a circa 2500m, ripelliamo e con grande fatica per il caldo ma senza difficoltà, raggiungiamo il Refuge du Promontoire 3082m.


Domenica 13 aprile

Giornata che inizia un po’ nuvolosa per poi rasserenarsi completamente verso le 10.

Fa però di nuovo parecchio caldo e così decidiamo di tralasciare la prestigiosa salita alla Meije Orientale 3881m che avrebbe richiesto almeno due ore e mezza ed avrebbe così penalizzato la bellissima discesa dal Refuge de l’Aigle lungo lo spettacolare Glacier de l’Homme.

La sera, prima di cenare, il gestore, con grandi capacità illustrative, fa un briefing in cui elenca le condizioni del percorso e la meteo e, per non trovarsi tutti in coda suggerisce di fare colazione in due turni alle 5,30 e alle 6,30.
Noi optiamo per la prima.

Appena scesa la scaletta di accesso al Refuge du Promontoire calziamo i ramponi, percorriamo il lungo mezzacosta di avvicinamento e risaliamo il breve pendio che porta alla Breche la Meije.

Sempre con i ramponi scendiamo su neve e roccette smosse ed aggiriamo senza problemi sulla destra la crepaccia terminale.

Senza affanni per passare per primi, grazie alla partenza anticipata, calziamo gli sci e contornando la Nord della Meije arriviamo al Passage du Serret du Savon.
Visto ieri dalla Telecabine impressionava un po’, ma, come tutti i canali, quando ci sei sopra fanno meno paura, e poi noi dobbiamo risalirlo con ramponi, mica scenderlo con gli sci !!!

Dopo 150 metri di canale a 45° usciamo finalmente al sole.
Continuiamo con i ramponi ai piedi a mezza costa fino a che finalmente si vede il Refuge de l’Aigle, attualmente in fase di completa ristrutturazione.

Calzati gli sci lo raggiungiamo in leggera discesa.
Qui sostiamo una mezz’ora passata per lo più ad ammirare un gruppo di Francesi che ci precede (hanno lasciato il Promontoire alle 4 stamane) e stanno salendo alla Meije 3891m.

La discesa ha inizio con una partenza sui 45° su neve dura, ma si tratta solo dei primi metri. Poi presa confidenza ci godiamo una discesa da grandi emozioni su neve sempre più bella, fra lo stupore di chi non l’aveva mai percorsa ma si era limitato ad ammirarla da Colle del Lautaret, fino al torrente a 1735m: quasi duemila metri di incredibile bellezza.

Per attraversare il torrente ci sono due opzioni: un tronco sospeso da percorrere a cavalcioni oppure una serie di sassi umidi su cui saltellare.

Chi in un modo chi nell’altro ci ritroviamo tutti dall’altra parte sul sentiero che sale al Refuge de l’Alpe de Villar-d’Arêne.

Lo percorriamo per un tratto in discesa e poco dopo riusciamo a sfruttare quel che resta della pista di fondo e calzati gli sci arriviamo a pochi metri dalla Gîte d’Etape du l’Ane a 1667m a Villar-d’Arêne.

Con un breve autostop andiamo a recuperare le auto lasciate ieri a La Grave e poi finalmente relax, con la bellissima sorpresa del gestore che ci ha preparato sei belle e buonissime pizze ideali per rimetterci in sesto.

Ed anche la cena non è da meno, mentre una comodissima doccia in camera ci fa sentire quasi dei nababbi.


Lunedì 14 aprile

Lasciamo la Gîte alle 5.45 alla luce delle frontali e quasi subito mettiamo gli sci ai piedi sfruttando la pista di fondo che abbiamo già percorso ieri in discesa ed arriviamo quasi al passaggio del torrente.
Un breve tratto di una ventina di minuti senza sci e poi li rimettiamo e non li toglieremo più fino alla Brèche de la Plate des Agneaux.

Arrivati in vista del Refuge de l’Alpe il sole fa capolino e vediamo tantissimi sci alpinisti diretti chi alla Grande Ruine, chi come noi al Pic de Neige Cordier chi verso l’Arsine.
La sera prima avevamo contato più di 35 auto al parcheggio ed ecco dov’erano conducenti e passeggeri!

Ci consoliamo pensando che così troveremo una bella traccia alla Brèche e così è: neve molle e molto pestata che ci consente di superare senza problemi il pendio sui 40°/45°.

I problemi si presentano però per arrivare in cima.
Quando anni fa’ facemmo questa gita in Sociale si passava a sinistra prima della punta ma il pendio oggi si presenta completamente vetrato e così dopo un breve tentativo facciamo dietro-front.

Ritentiamo allora a destra dove il pendio è ripido, siamo sempre sui 45°, ma qui c’è neve dura con belle peste e così poco dopo arriviamo finalmente alla meta: Pic de Neige Cordier 3614m.

Ci abbassiamo al Col Emil Pic 3483m e qui troviamo una piccola sorpresa: il vento ha creato una cornice molto ripida che porta alla sosta da cui ci dovremo calare con una doppia di una ventina di metri.

Giorgio ci fa passare tutti tranquillamente facendoci sicurezza calandosi poi per ultimo.

D’altronde è lui la Guida!!!

Al termine della doppia calziamo gli sci e su neve da 5 stelle arriviamo finalmente al Refuge du Glacier Blanc 2542m evitando sulla sinistra i pochi e poco evidenti crepacci.

Nessuna invidia per quelli che invece hanno dovuto tagliare verso il Refuge des Ecrins per fare il Dome domani.

Nel rilassante pomeriggio al rifugio ci viene data una notizia non troppo incoraggiante: per domani è previsto vento forte con raffiche fino a 100Km/h.
Non il massimo per attraversare il Pic des Agneaux !!


Martedì 15 aprile

Dal Refuge du Glacier Blanc 2542m saliamo verso il Colle di Monetier fin verso quota 2750m dove svoltiamo a sinistra e per bei pendii con neve durissima arriviamo alla base del primo risalto impegnativo a sinistra della cascata-colatoio e che presenta una pendenza sui 40°/45°.

Tolti gli sci e calzati i ramponi saliamo il primo tratto del risalto dopo il quale la pendenza si addolcisce un po’ per poi impennarsi di nuovo poco dopo in uno stretto canalino sui 45° un po’ più impegnativo.

Il timore è più che altro per la caduta di qualche pietra che il vento impetuoso potrebbe far cadere dalla punta ormai vicina.

Fortunatamente superiamo questo tratto senza danni e raggiungiamo la cresta da cui inizia la celebre Calotte finale che malauguratamente troviamo però completamente in ghiaccio vivo!

Qui il vento, non più ostacolato dai contrafforti più alti ha libero sfogo e ci sferza in modo talmente violento che ogni tanto bisogna mettersi chini per impedire agli sci di fare vela e buttarti giù.

Finalmente, dopo una ventina di minuti di tribolazione raggiungiamo la Cima del Pic des Agneaux 3634m, niente pausa per ammirare il panorama ma subito giù a piedi alla ricerca di un riparo sotto vento che troviamo poco sotto.

Calzati gli sci scendiamo la seraccata superiore su neve mooolto dura tanto che ad un certo punto decido di togliere gli sci per girarmi: a memoria è la prima volta che mi capita ma qui il vento mi ha veramente svuotato.

Passato questo tratto, di comune accordo, invece di dirigerci come da programma verso l’imbocco del Couloir Davin, dove avremmo trovato marmo, puntiamo su neve ora più morbida alla Brèche 3201m e sul suo versante Sud, che ci da accesso al Glacier du Reou d’Arsine, troviamo finalmente un po’ di riparo e di calore.

Verso i 3000 metri cala il vento, ci addossiamo ad una parete di roccia e finalmente al riparo possiamo mangiare e bere qualcosa.

Ormai ce l’abbiamo fatta e più euforici che contenti ci gasiamo in una serie interminabile di curve su una neve bella ma sempre un po’ dura.

Tutto sommato meglio così, perché ci consente di non spingere più di tanto su quel lungo piattone che ci riporta al Refuge dell’Alpe de Villar-d’Arene.

Di qui la strada la conosciamo ormai bene e dopo una giornata così un tratto in tutta tranquillità fa persino piacere.


Considerazioni del giorno dopo

Per portare a termine un giro come quello che siamo riusciti a compiere occorrono motivazione e spirito di squadra.

La scelta di farlo con una Guida come Giorgio Villosio, che è anche un grande amico, ha permesso di vivere la fase organizzativa con poca ansia e molta serenità e di gustare appieno i tratti più spettacolari ed impegnativi del percorso.

Che cosa non rifarei: sicuramente non toglierei il guscio e la maschera dallo zaino perché “tanto fa caldo …”.
Li avessi avuti sul Pic des Agneaux avrei sicuramente patito di meno.

Un complimento sincero va ai miei compagni di viaggio, che non sono mai andati in crisi certamente grazie a Giorgio ma anche per merito proprio: Andrea, Enrico, Ernesto, Massimo.

L’attrezzatura indispensabile oltre al casco ed alla lampada frontale per le partenze antelucane, è di ramponi, picozza, corda, imbrago, discensore e, se non volete essere redarguiti dalla vostra Guida, un cordino per l’autobloccante quando scendete in doppia …

Ed infine un po’ di fortuna e buone aderenze presso Meteo France.

orfeo