Racconto quasi d’estate
Quattro giorni perfetti !!!

Quest’anno il Raid del GSA era programmato in Vanoise dal 15 al 19 Aprile e la raccomandazione principale degli organizzatori era chiara: presentarsi allenati!

E allora cosa fare i giorni precedenti se meteo e condizioni della neve sono eccellenti?
Semplice, un Raid per allenarsi per il Raid …


Alla fine Popino (il ripidista) l’ha spuntata e così, dopo aver tanto brigato i giorni precedenti, gli equipaggi delle auto li ha decisi lui.
Probabilmente io e Zio Enri gli siamo troppo simpatici e così non ha voluto saperne di viaggiare con altri.
E, dato che siamo in 7, ecco formato anche l’altro equipaggio: Giorgio (la guida), Martino, Andrea e Massimo (il Doc).


Venerdì 10 Aprile

Alle 11 per conto nostro partiamo dalla casa di Enrico, nei pressi di Casal Borgone, per arrivare, dopo un po’ di peripezie causate dal Tom-Tom che ci ha fatto passare da Aprica, alle 15.30 al Park di Forni 1752m poco sopra Santa Caterina Valfurva.

Zaino, bello carico, in spalla fortunatamente dopo una mezz’ora mettiamo gli sci ai piedi, e alle 17.45 arriviamo tranquillamente ai 2706m del Rifugio Pizzini.

Poco dopo ci raggiungono gli amici dell’altro equipaggio, partiti da Torino diverse ore dopo ma che non avendo il Tom-Tom hanno fatto la strada più breve …

La giornata è bella, l‘umore buono, il Gran Zebrù non si nasconde e si lascia fotografare con la sua bella mole slanciata.

Mentre scendiamo al deposito sci e scarponi siamo accolti dal gestore che sta pulendo il pavimento con spazzolone e straccio dandoci da subito la sensazione, che sarà poi confermata, di trovarci in un Hotel da quattro stelle: deposito sci riscaldato, totem apposito per asciugare le scarpette con soffio di aria calda, bancone attrezzato per eventuali riparazioni, docce calde e pulitissime, cena abbondante con bis e, vista la nostra golosità anche di dislivelli, come dopo cena anche tutte le dritte per fare un ottimo giro.

Naturalmente è disponibile un computer sintonizzato sulle previsioni Meteo che per domani danno tempo bello fin verso le 14: dovrebbe essere sufficiente.


Sabato 11 Aprile

Sveglia alle 6 e abbondante colazione in una tavolata piena di ricchi alimenti di ogni tipo cosa che si ripeterà d’altronde i giorni successivi (non sembra di essere in certi rifugi del nostro ovest).

Partenza alle 7.20 con, come previsto, un bel cielo terso verso il Gran Zebrù.

Sotto il Colle della Bottiglia mettiamo casco e ramponi, non si sa mai.
Infatti quasi subito qualche confettino di neve dura e ghiacciata viene giù: non siamo i soli salire e le cordate che ci precedono fanno cadere anche qualche sasso che ci fa prestare una buona dose di attenzione.
All’uscita al colle il pendio è privo di neve e pieno di sassi instabili: ecco da dove arrivavano i proiettili di prima!

Bando agli indugi, ricalziamo gli sci e … gulp: il traverso dopo il colle lo vedo ripidino con questa neve dura e poi dovremo anche scenderlo!
Bah, sarà un problema del dopo.

I coltelli comunque tengono bene e così si continua a salire fino a 150m sotto la punta dove mettiamo i ramponi e per il filo di cresta raggiungiamo l’ambita croce di vetta del Gran Zebrù 3851m.

Questa volta ci siamo dopo che il primo tentativo nel Raid 2012 del GSA era andato a buca causa maltempo.

Poiché tutti e 7 abbiamo portato gli sci in punta è moralmente obbligatorio scendere con gli stessi dalla croce?
Nossignori!

Visto come sono scesi, su neve molto lavorata dai passaggi e dalle peste, i primi che sono partiti sci ai piedi dalla punta, perché tribolare?

Alla mia (saggia) decisione di fare quei 50m di pendio ripido e rovinato dai passaggi solo Giorgio e Popino si oppongono: uno è un professionista e l’altro se non c’è un 5.1 E2 non si diverte …

Messi quindi gli sci qualche metro più in basso raggiungiamo i due balenghi che schernendoci vogliono inficiare la nostra discesa OSA dalla punta e non darcela per buona.
Li ignoriamo.

Si continua a scendere sempre su pendii sostenuti ed arrivati al problema del mattino, il traverso gelato e ripido, lo dipingiamo di eleganti curve: il sole ha ormai ammorbidito la neve e risolto l’inquietudine.

Passato il Colle della Bottiglia ne scendiamo il suo pendio fino a quota 3200m in corrispondenza del Colle delle Pale Rosse.

Qui subentra il consiglio del gestore.

Anziché scendere al Pizzini, ripelliamo e risaliamo ai 3379m del colle da dove scendiamo fino a 2600m lungo la Vedretta delle Miniere con una neve da tante stelle.

Il preannunciato peggioramento meteo da fondo valle si avvicina e quindi ci affrettiamo a raggiungere il Colle Nord del Zebrù 3009m dove arriviamo sotto una bella nevicata temporalesca che lascerà una decina di cm di farinella ottima per il prossimi giorni.

La visibilità è comunque buona e, poco dopo le due di pomeriggio, arriviamo senza problemi tutti e sei al Pizzini.

Sei?

Già qualcuno (niente nomi …) ha avuto la neglisfortuna di appoggiare male gli sci al Colle delle Pale Rosse e buon per lui che si sono fermati, anche se moooolto più in basso e verso il Pizzini costringendolo ad anticipare il rientro al Rifugio.

Dislivello della giornata: 1750m in circa 7h.


Domenica 12 aprile

La mini nevicata di ieri ci ha messo di buon umore e come potrebbe non essere così?
Cielo sereno, splendida compagnia, tutto il giorno per noi con il meteo di nuovo dalla nostra parte.

Alle 7.15 lasciamo il Pizzini un po’ a malincuore visto lo splendido trattamento ricevuto.

Ci dirigiamo verso la stazione della teleferica del Rifugio Casati e poco prima deviamo verso destra preceduti da molti altri sci alpinisti ed anche da qualche ciaspolatore.

Messo piede sulla Vedretta di Cedec, a quota 3500m calziamo i ramponi vista la neve marmorea ed i pendii un po’ ripidi.

Scolliniamo sul pianoro della Vedretta del Cevedale per riprendere la salita con gli sci.
Qui incontriamo anche chi sale dalla Val Martello, e sono in tanti, ma in questi spazi immensi c’è posto per tutti.

Alle 10 raggiungiamo la croce della vetta del Cevedale a 3769m.

Gustiamo il bellissimo panorama sul Ghiacciaio dei Forni individuando, con l’acquolina in bocca, le mete del giorno dopo: si vedono distintamente, in senso antiorario, il Pizzo Tresero, Pedranzini, Dosegu e San Matteo con molte tracce di discesa, che ambiente!

Tolte le pelli scendiamo su neve trasformata il bel pendio a Sud fino a 3050m dove ripelliamo e per bei plateau ci lasciamo alle spalle il bivacco Colombo puntando al Palon della Mare 3703m che raggiungiamo alle 12.45.

Qui pensavamo di essere in pochi ma non è così: tutti quelli che son partiti dal Branca o dai Forni hanno fatto la salita classica e così siamo almeno una trentina sparsi su questa bella gita.

Scendendo ne comprendiamo la ragione: una bellissima discesa con tratti da lacrima, la prima parte su fondo duro poi via via crema commovente per canali e morene dove si fa quel che si vuole solo muovendo le orecchie.

Un breve tratto di simil-cemento e poi su una splendida moquette vellutata fino al Rifugio Branca 2490m dove arriviamo alle 14.30.

Qui ci troviamo immersi in una realtà troppo affollata e quasi fastidiosa: vista la vicinanza del Park dei forni e la bella giornata domenicale il terrazzo è strapieno, tutti i tavoli occupati.

Sembra di essere al III° Alpini il giorno di Ferragosto.

Con Popino decidiamo di scappare da questo caos e con gli zaini alleggeriti facciamo una puntatina, in pieno relax, verso il San Matteo e saliamo altri 500m godendoci un po’ di bella solitudine della montagna.
Quando rientriamo, a rifugio finalmente svuotato dalla folla dei merenderos, prendiamo possesso della nostra camera.

L’ottima e abbondante cena ci ritempra completamente delle fatiche della giornata.

Dislivello della giornata: 1765 (+500)m in circa 7h (+1.30h).


Lunedì 13 Aprile

La sveglia come al solito suona alle 6.30, segue il solito rito di una buona colazione; strano, siamo di Lunedì ma per il numero di commensali sembra un giorno festivo.
Il rifugio è pieno anche di stranieri, svizzeri, francesi, canadesi: d’altronde il posto è veramente bello ed anche la giornata ci sorride serena e tersa senza una nuvola!

Partiamo dal Rifugio Branca 2490m alle 7.30 con meta principale il San Matteo 3678m poi vedremo in base all’evolversi della giornata.

Senza pelli scendiamo per depositare una parte del materiale superfluo vicino ad un grosso masso dove scaviamo una buca e dopo avervi messo la nostra roba la ricopriamo di neve per i merli!!

Senza nesun problema saliamo spediti tant’è che, pur essendo patiti indietro, arriviamo per primi in punta alle 10.45 sfilando via via tante persone sul percorso.
Ormai ci conosciamo bene, siamo tutti abbastanza tonici ed affiatati e … con materiali che non penalizzano le gambe per il peso, ragion per cui l’appetito vien mangiando.

Salendo al San Matteo buttavamo di tanto in tanto lo sguardo a destra dove una nutrita schiera di sci alpinisti stava salendo al Tresero.
Era un ovvio invito per la seconda gita della giornata.

Dopo esserci portati alla spalla 3300m scendiamo dapprima cautamente un pendio ripido e un po’ gelato ma quando poco dopo lo troviamo ricoperto da 10cm di farina, fra ululati di piacere, ci portiamo prima sotto la Nord del San Matteo e poi dolcemente sulla traccia del Tresero che raggiungiamo a circa 2950m.

Ripellando, di comune accordo decidiamo però di salire alla Cima Pedranzini, più diretta, più alta, più vicina, più tecnica.

Un bel pendio vicino ai 40° molto largo e già tracciato ci porta in vetta alla Pedranzini 3599m dove giungiamo alle 13.30.

Adesso ci aspetta una discesa da tantissime stelle su neve trasformata fino al canale dell’Isola Persa dove con un leggero traverso recuperiamo il materiale e poi giù, sempre su splendidi canali fino a 10m lineari dall’auto!!!

Gran giornatona di sci alpinismo.

Dislivello della giornata: 2050m (2395m in discesa) in circa 7h 30’.


Per una documentazione fotografica degli itinerari consiglio di consultare il sito

Nel Paradiso dello Sci Alpinismo


Relazione e altre fotografie del nostro giro sono presenti anche sul sito di Giorgio Villosio:

Montagne360

Un ringraziamento ai miei magnifici compagni di avventura e in particolare alla nostra Guida Giorgio Villosio che sa sempre infondere ottimismo, sminuire le difficoltà, trovare posti belli e sa sfruttare il culo delle guide (come dice lui) per assicurarsi la meteo migliore.

orfeo