Col du Chaleby

Con un agguerrito gruppo di 27 scialpinisti del CAI Uget, ci siamo diretti verso il Colle di Chaleby da Saint Barthélemy, località dal nome esotico che faceva sognare scenari da cartolina… salvo poi rivelarsi più un dipinto impressionista, con nebbie, luci incerte e tanta, tanta immaginazione necessaria.

Il meteo incerto ci ha accompagnati per tutta la salita, regalandoci qualche timido raggio di sole giusto in tempo per intravedere la punta e farci credere di essere in una giornata epica. Ma la vera protagonista della gita è stata la neve, una qualità così rara che qualcuno ha proposto di metterla all’asta su internet come bene di lusso. Tra croste infide e una visibilità degna di una nebbia in val padana, la discesa si è trasformata in un’esperienza più tattica che sportiva, con strategie di sopravvivenza degne di un manuale di esplorazione polare.

Fortunatamente, la nostra vera vetta è stata il tavolino imbandito in sal al ritorno, dove ognuno ha condiviso libagioni e aneddoti di una giornata che, se non memorabile per la neve, lo è stata sicuramente per la compagnia. Tra un boccone e l’altro, sotto un cielo che si chiudeva lentamente su di noi, abbiamo trovato conforto e il giusto spirito per affrontare qualsiasi altra avventura, anche con condizioni da “serie B”.

Nonostante tutto – e forse proprio per questo – siamo tornati a casa soddisfatti. Perché alla fine, lo scialpinismo insegna anche a trovare il lato divertente nelle giornate meno perfette… e a non sottovalutare mai il potere di una fetta di torta in compagnia.