Tutti gli articoli di Alberto Torazzo

Quinta sociale rimandata

Eccoci!
Abbiamo aspettato fino all’ultimo momento per decidere che cosa fare a fronte delle previsioni meteo. Ad ora le previsioni per sabato e domenica sono tutt’altro che buone e piuttosto che fare una gita zoppa col brutto, preferiamo rinviarla. Se possibile la recupereremo la prossima settimana, altrimenti appena ce ne sarà occasione.

Gli organizzatori (Guido, Renato ed io)

Col du Chaleby

Con un agguerrito gruppo di 27 scialpinisti del CAI Uget, ci siamo diretti verso il Colle di Chaleby da Saint Barthélemy, località dal nome esotico che faceva sognare scenari da cartolina… salvo poi rivelarsi più un dipinto impressionista, con nebbie, luci incerte e tanta, tanta immaginazione necessaria.

Il meteo incerto ci ha accompagnati per tutta la salita, regalandoci qualche timido raggio di sole giusto in tempo per intravedere la punta e farci credere di essere in una giornata epica. Ma la vera protagonista della gita è stata la neve, una qualità così rara che qualcuno ha proposto di metterla all’asta su internet come bene di lusso. Tra croste infide e una visibilità degna di una nebbia in val padana, la discesa si è trasformata in un’esperienza più tattica che sportiva, con strategie di sopravvivenza degne di un manuale di esplorazione polare.

Fortunatamente, la nostra vera vetta è stata il tavolino imbandito in sal al ritorno, dove ognuno ha condiviso libagioni e aneddoti di una giornata che, se non memorabile per la neve, lo è stata sicuramente per la compagnia. Tra un boccone e l’altro, sotto un cielo che si chiudeva lentamente su di noi, abbiamo trovato conforto e il giusto spirito per affrontare qualsiasi altra avventura, anche con condizioni da “serie B”.

Nonostante tutto – e forse proprio per questo – siamo tornati a casa soddisfatti. Perché alla fine, lo scialpinismo insegna anche a trovare il lato divertente nelle giornate meno perfette… e a non sottovalutare mai il potere di una fetta di torta in compagnia.

Ombilic de la Vachette

Il nostro gruppo di intrepidi sci alpinisti ha finalmente varcato il confine del Monginevro, lasciandosi alle spalle la scarsa neve locale. Appena superato il confine, ci siamo trovati davanti a un panorama incantevole, un manto nevoso che brillava sotto il cielo limpido. Con il cuore colmo di entusiasmo, ci siamo incamminati verso la nostra meta.

Il rischio valanghe, purtroppo, era elevato, e le nostre guide, prudenti e sagge, hanno scelto un percorso sicuro attraverso il bosco dell’Ombilic de la Vachette. La temperatura era frizzante, -6°C, ma lo spirito di avventura scaldava i nostri cuori.

Seguendo un sentiero ripido, circondati da un bosco carico di neve, abbiamo raggiunto il colletto. Qui, sotto un sole splendente e con un’ottima temperatura, ci siamo radunati tutti e 40, un numero straordinario reso possibile dal nostro fedele pullman.

La discesa è stata un vero spettacolo: curve perfette in una neve farinosa, tra gli alberi fitti e le pendenze avvincenti. Quando il bosco ha reso la discesa troppo ardua, siamo usciti per ritrovare il calore del pullman, dove ci attendeva un meritato ristoro, tra brindisi e racconti.

E così, con il cuore colmo di gioia e soddisfazione, siamo rientrati, lasciandoci alle spalle una giornata indimenticabile.