GITA AL PIC DU LAC BLANC IN TRAVERSATA DA NEVACHE A NEVACHE – 12 FEBBRAIO 2023
A un anno esatto da quel tristissimo Monte Colmet in cui perse la vita il ns amico Mauro (di cui abbiamo appena pubblicato un ricordo sul sito) continuiamo, nonostante tutto, nella ns mission che è quella di vivere delle belle avventure sulla neve cercando di trovare gli innevamenti migliori e muovendosi sempre nel massimo della sicurezza.
Per l’occasione, visti gli esordi positivi delle prime tre uscite, alziamo un po’ l’asticella e puntiamo ad una traversata di ben 1400 metri di dislivello con uno spostamento complessivo di oltre 21 km.
La gita, che ho percorso un mese prima, presenta poco dopo Nevache un tratto di mezz’ora che negli ultimi anni non ha mai beneficiato di un innevamento continuo (anche per un’esposizione al sole ottimale) ragion per cui dovremo fare un po’ di portage. Ora, per chi non lo sa, il portage, specie nelle gite primaverili, specie per chi fa gite “di un certo livello” è una pratica discretamente abituale che – si potrebbe dire – fa parte di quel bellissimo gioco che si chiama sci-alpinismo.
Ragion per cui proporremo questa non comune pratica ANCHE in una sociale. E va benissimo! Mi sembra che nessuno si sia lamentato anche perché , alla fine dei conti, il portage si è limitato ad una mezz’oretta e poi la magia del vallone che adduce al Col du Vallon ha fuorviato la mente alla contemplazione del bellissimo sito declassando le fatiche ed i disagi in secondo piano.
Una ulteriore sosta nella graziosa cappelletta di Saint Michel già a 2123 metri di quota ed il gruppo si ricompatta rapidamente. Dai 1600 metri di Nevache abbiamo già salito oltre 500 metri ma se vogliamo arrivare al Pic du Lac Blanc, che per 20 metri non tocca i tremila, ne abbiamo ancora un bel pezzo.
Un lungo traverso ascensionale e, minimamente sfilacciati, arriviamo alla base del muro di 150 metri che porta alla cresta da cui con altri 15 minuti si tocca la ns meta. La traccia non c’è più e Sergio, Giacomo e Claudio, anche per accelerare i tempi, cominciano a tracciare una serie di zig-zag, alcuni anche discretamente impegnativi. Sarà il tratto più impegnativo della gita che comunque tutti supereranno; alcuni anche all’esordio su tratti così ripidi. Una volta al Colle (che si chiama Col du Gran Cros ma nessuno vede il cartello perché siamo usciti un po’ più alti) solo più un quarto d’ora ci divide dalla fine della salita.
Tutti in punta, panorama eccezionale, neanche una nuvola, non un filo di vento. I termometri segnano due gradi sopra zero, temperatura perfetta, anzi forse …fin un po’ troppo caldo, considerato che siamo a tremila metri.
Passiamo qualche decina di minuti ad ammirare l’infinito panorama e poi giù su una primaverile che si inumidisce sempre di più via via che perdiamo quota ma riusciamo ad evitare le subdole pietre che qua e là, di tanto in tanto, cominciano a fare capolino. Arrivati alle baite nei pressi del rifugio di Ricou incrociamo la stradina battuta che, dopo un km di discesa, si inserisce sulla ampia strada, ancora innevata e battuta, che collega Nevache a Fontcouverte, nella alta valle della Clarée.
Sono ancora cinque km, in parte in piano, la maggior parte in leggerissima discesa, ma in capo ad una mezz’ora tutti arrivano a Nevache. Missione compiuta! Anzi no! Abbiamo ancora il tavolino, per la cui occasione usiamo quello in legno fisso davanti all’ufficio del turismo. E’ già tutto in ombra, fa freschino ma ci si veste. Escono fuori salami, formaggi, una enorme pizza bianca, barbere, bonarde, prosecchi , ben tre torte, biscotti a cui facciamo onore per poi risalire sulle auto e tornare a Torino. Abbiamo percorso tutti quanti oltre 21 km e tutti i 1400 metri di dislivello.
A Mauro sarebbe piaciuta…