Mercoledì scorso, con una buona partecipazione, ci siamo ritrovati a preparare il Calendario Gite della prossima stagione.
Fra idee di nuove mete e reminiscenze di altre non più percorse da tempo abbiamo messo insieme ben 13 proposte che la nostra Roberta sta condensando nel nuovo Volantino che sarà presentato nel prossimo appuntamento:
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Mercoledì 23 Novembre 2016 – Ore 21.15
Serata di presentazione
STAGIONE 2016 – 2017
Salone UGET della Tesoriera
Come sempre massimo riserbo su immagini e contenuti.
Anticipiamo solo che la stagione inizierà con la prima gita Domenica 4 Dicembre con tempo bellissimo e neve abbondante!
Intanto qualcuno, nei giorni precedenti la serata del Calendario, forse per farsi venire l’ispirazione, guarda te cosa ha pensato di fare.
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Metà Ottobre.
Le giornate si accorciano, le corse in montagna con il sole alle 21 sono un lontano ricordo; la temperatura, torrida nelle ore centrali, diventava accettabile solo la sera e chi era stato colpito dal morbo del runner 4stagioni, doveva attendere il crepuscolo per l’allenamento quotidiano… o imporsi levatacce da panificatore.
Autunno, nuova musica, nuova orchestra.
Giovedì 13 e Venerdì 14 Ottobre il nord-ovest italiano è investito da una consistente perturbazione atlantica associata ad un crollo delle temperature.
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C’è da fantasticare su qualche possibile sciata…
Ma no, dai, metà ottobre….quando mai?!?!?!?
Ed invece il venerdì la neve scende fino a 1300 metri.
Dai coibentati vetri dell’ufficio vedo solo pioggia, tanta pioggia ma i tecnologici occhi delle webcam interrogabili comodamente dal desco lavorativo trasmettono paesaggi natalizi.
Tra me e me penso che proverei ad usare le assi ma chi trovo così matto da pensarla come me?
Qualche volta il destino sceglie strade che coincidono con le nostre aspettative e neanche farlo apposta il neo presidente mi contatta e, con l’entusiasmo tipico della sua età adolescenziale, mi propone una uscita con gli sci.
Non ha importanza la meta e forse neppure la neve. L’importante è tornare bambini: non facciamo i pupazzi e non ci tiriamo le palle di neve ma ci piace svirgolettare sul bianco intonso, la differenza è minima…
Facile salire le domestiche ed altolocate piste del Monginevro; scarsa originalità ad optare per un Ventina a Cervinia.
No, qui bisogna spararle grosse… la scelta di Mikefiftytwo, cade su PRALI, millequattrocentoequalcosa metri di quota, come dire che partiamo dal mare…
Sabato è previsto bello, le temperature saliranno poi vertiginosamente e, per domenica, saremo già ben lontani dallo zero.
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Così nella metà precisa di Ottobre, per la prima volta in vita mia, mi trovo ad attaccare le pelli nel piazzale di Prali, davanti alla seggiovia dei tredici laghi; a zero gradi, baciati da un sole basso ma ancora caldo, troppo caldo per garantire la sopravvivenza di questa neve se non che per qualche ora…
Si parte e dopo pochi passi scoppiamo a ridere: la neve è un crostone immondo con una superficie compatta che si sbriciola appena caricata. Non ci vuole molta fantasia ad immaginarci che la discesa sarà un “si salvi chi può”.
La nota positiva è che lo spessore del manto è riguardevole: almeno 30-40 centimetri dovrebbero proteggere le solette da indesiderabili incontri rocciosi…
Saliamo tranquillamente, godendo del caldo, della solitudine, dell’ambiente che rivediamo dopo mesi di assenza. Qualche altro squilibrato mentale è salito ieri, durante la nevicata, regalandoci una traccia che ci evita ogni fatica.
Arriviamo in breve alla Capannina, il bar-ristorante a metà delle piste, e da lì in su niente più traccia. Ci sono altri skialper, alcuni scendono, altri telemarker indugiano.
Raggiungiamo tutti e, dopo i saluti di rito, continuiamo battendo ora noi traccia.
La neve ha cambiato consistenza, migliorando.
Stando dietro, in seconda posizione non sembra faticosa ma, una volta passati davanti, ci si rende conto di quanta fatica comporti battere. Ora non c’è più il crostone di prima.
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Ad una prima analisi visiva sembra asciutta, secca, con un bassissimo grado di umidità.
Invece è subdolamente umida, pesante.
Quando si carica sono necessari interi secondi (una eternità!!) prima che la superficie compressa si assesti. E non del tutto.
A chi sta dietro tutto ciò non è evidente.
Sorrido, dentro di me a scoprire, dopo decenni di sci-alpinismo quanto sia ignorante. Pensavo di saperne più di Smilla e invece forti dubbi mi pervadono.
“Un pilone a testa!” ci diciamo, salendo sotto gli impianti, chiusi in attesa di oceaniche folle di sciatori che tra pochi mesi popoleranno questi pendii, resi docili e mansueti dal lavorio rumoroso ed inquinante di moderni e rumorosi battipista meccanici.
Noi invece impieghiamo non meno di 5-10 minuti per creare un estetico passaggio da un pilone al successivo.
Dietro di noi non c’è nessuno, i due telemarker se la prendono comoda, aspettano che saliamo ancora un po’ prima di mettersi sulle nostra tracce.
È bellissimo, sono contento e felice, credo che la sintesi, o almeno uno dei motivi per cui amo fare sci-alpinismo da tanti anni sia un momento come questo.
Quando poi Mike va davanti è ancora meglio…
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Arriviamo al punto superiore dove gli impianti e le costruzioni finiscono.
Il cappello di Envie è lì a due passi.
Non ci sono stradine che vadano su, penso cose brutte come al fatto che la pista fino in cima non è mai stata battuta: solo se si produce denaro ci si sbatte per addomesticare un pendio.
Saliamo, del resto saranno cento metri di dislivello, cosa vuoi che siano…
In realtà, anche se la neve non è molta, due questions sulla solidità del pendio ce le facciamo…
Il fondo pietroso suggerisce di scendere con le pelli.
Sebbene la neve qui sia maggiore è molto più asciutta e non è improbabile toccare sotto.
Metro dopo metro guadagniamo la punta.
Cappello di Envie, metri 2618, una gita banale, ma fatta a metà Ottobre!
In punta c’è vento; ci soffermiamo poco, giusto il tempo di una foto (che cancellerò perché sovra-esposta!) e giù in attesa di arrivare alle piste dove fondo e neve dovrebbero concederci il lusso di qualche curva.
Togliamo le pelli 50 metri sotto la vetta e raggiungiamo l’inizio delle piste.
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È sempre emozionante riprendere le prime serpentine dopo l’estate.
Tutto sembra funzionare: sci, gambe, ginocchia … solo qualche sinistro cigolio dai menischi di Mike disturba il silenzioso ambiente montano…
Per fare qualche bella serpentina ci dobbiamo impegnare: la neve è comunque molto umida, la pendenza troppo modesta ma si riesce.
Stiamo comunque sciando, lo scopo del nostro essere qui è onorato.
Mi ripeto che siamo a metà Ottobre…
Dalla Capannina in giù è un disastro.
Forse un po’ meglio di quando siamo saliti questa mattina ma certo non bella.
Scio privo di preoccupazioni, Mike è uno scialpinista navigato più di me: qui non ci vuole nulla a farsi male, la crosta, oramai resa molliccia dal sole, imprigiona comunque gli sci obbligandoci a faticose compressioni-distensioni per riemergere dalle trappole di una neve non particolarmente amica.
Le preoccupazioni relative ad una sciata stilistica le terremo per le prossime uscite, per oggi l’importante è perdere quota.
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Quando siamo al piazzale ci togliamo appagati gli sci.
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Al telefonino una bella signora starnazza urlante a qualche sua amica di palestra in città quanto sia bello l’ambiente nel quale il marito l’ha portata con un gigantesco SUV mentre i suoi due figli giocano con il loro cane dal pedigree certificato, abbastanza incurante del contorno.
Nessun altro.
Ci chiediamo dove andare a farci un bel panino con birrone alla spina per festeggiare questo esordio mentre lasciamo la petulante madama a quasi dieci gradi sopra zero, domandandoci quanto resisterà la neve con questo sole tropicale…
emmecì