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Raduno ridotto!

ATTENZIONE !!!

RIDOTTO IL PROGRAMMA

AL SOLO SABATO !!!
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A causa delle condizioni meteorologiche abbiamo deciso di ridimensionare il Raduno Valle Stura alla sola gita del Sabato.

Sabato 6 Aprile 2019

Cima di Collalunga 2760m

da Bagni di Vinadio – San Bernolfo
Traversata con discesa nel Vallone della Seccia
Dislivello: 1100m – Difficoltà: BS

Dopo la gita si rientrerà con le auto ai Bagni di Vinadio dove ci fermeremo per il pranzo all’ Albergo Chalet dell’Ischiator.

Il viaggio si effettuerà sempre con auto private ed è confermato l’appuntamento del Raduno:

Ritrovo h. 6.00 – Mirafiori Motor Village

(P.za Cattaneo – C.so Orbassano ang. C.so Tazzoli)

Se non vi eravate iscritti perchè tre giorni erano troppi ecco l’occasione per rientrare fra i fortunati partecipanti rivolgendosi a Luigi:

luigi.spina@email.it – tel. 349 416 3174

A Sabato!


Le iscrizioni potranno essere accettate fino alle Ore 14 di Venerdì 5 Aprile
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Chattando, chattando …

Lunedì già giravano i primi messaggi in chat:
-“il prossimo weekend sono libera, niente corso MTB: vogliamo fare due giorni di sci?”
-“ok per me…”
-“idem”
-“vediamo il meteo”
-“ok, aspettiamo la meteo”

Fortuna vuole che tra i chattatori ci fossero Cristina e Stefano che, memori delle uscite annullate a inizio stagione, propongono di organizzare un’uscita di recupero e si offrono come Capogita.

Idea iniziale il Sempione. Solo iniziale, perché trovare posto per 15-20 persone con meno di una settimana di anticipo senza spendere 200 euro a testa non sembra possibile. Se qualcuno fosse interessato al Sempione si ricordi di prenotare con almeno un mese di anticipo l’hospice.

Cristina e Stefano sono stati al Fourchon con altri amici la settimana prima: le neve primaverile era in buone condizioni nella Valle del Gran San Bernardo, quindi, perchè non bissare?

L’organizzazione poi sembra più semplice:
– il posto tappa di Echevennoz (o Etrouble, tanto son difficili da pronunciare entrambi) ha due appartamenti multicamera per noi, ad un prezzo abbordabile.
– le condizioni della neve, per quanto mutevoli, sono state valutate la settimana prima
– chi non riesce a fare una due giorni può venire in giornata

Ritrovo alle 5:30 nel buio parcheggio di Venaria.

Solo Marco, con la frontale sempre in testa riesce a vedere qualcosa.
Siamo tanti oggi, molti faranno il giro della giornata e iniziamo a dividerci nelle macchine.
Chi manca?
“Manca ancora Spartaco, poi Lino..”

Spartaco ha un nome che è tutto un programma, sì sì è uno dei nostri Capogita anche se si vede poco.
Lino chi è?
Se ne esce Valeria con “Ah sì, quel bel ragazzone!” e quando Lino arriva, lei non riesce a star zitta: “Ah no scusa, ti avevo scambiato per un altro, mi ricordavo un bel ragazzone… senza barba”.

Bello o brutto poco importa, sicuramente di spirito però perché ci informa che ha dovuto farsi crescere la barba o non avrebbe più saputo come gestire tutte quelle donne…
In fondo era ancora buio e la frontale di Marco puntava altrove, più avanti nella giornata Valeria si ricrederà (anche perchè gli scialpinisti son tutti belli!)

Dopo il ritrovo con i valligiani al Bar di Renza a Gignod, ci dirigiamo verso Saint Rhemy, parcheggiamo alla bell’e meglio e calzati gli sci, iniziamo a risalire il vallone che ci porterà fino ai 2919m del Pain de Sucre.

La strada che porta al colle del Gran San Bernardo si nota fin troppo, con i suoi merletti che fanno mostra di sè, ma noi stiamo a Est e con qualche gucia riusciamo a salire incontrandola una sola volta.
Non è esattamente coperta di neve, ma con due mosse attraversiamo l’asfalto e possiamo proseguire.

Il percorso è per buona parte lo stesso del Fourchon che alcuni di noi hanno fatto la settimana scorsa.

Il gruppetto di testa, formato dal Capogita Livio e da qualche paio di buone gambe, mi ha staccata da un po’, non li vedo più.
Non vedo neanche più il gruppetto degli inseguitori: quelli che non importa se neanche sanno dove stanno andando, loro inseguono i più lesti a testa bassa.

Vedo solo Lucia che, ferma al colletto mi dice, indicando a destra: “Ma che ci fanno sul Fourchon?”
Non saranno i nostri penso io, ma lei mi fa notare che uno è totalmente vestito di giallo fosforescente: vuoi che davvero ci sia un altro scialpinista che si veste come il nostro Germano?

Due parole in radio e la situazione si fa chiara: il percorso è a sinistra, come ci aspettavamo, ma gli inseguitori si son distratti e hanno inseguito un altro gruppo.
Poco male, avvisati in radio con epiteti che non è il caso di riportare, fanno retrofront e in men che non si dica ci riprendono.

Lasciamo gli sci al colle e si sale con i ramponi.

O almeno la maggior parte sale. Io torno sui miei passi appena si fa un po’ più ripido.

Posso dare la colpa al fatto che non avevo con me la picca, posso dare la colpa a chi in radio suggeriva di non salire a coloro che non si sentissero molto sicuri, ma il termine tecnico più appropriato è “mi son … in mano e son tornata indietro”.

Tanto il bello doveva ancora venire: discesa per il canale Sud Ovest, o per il suo ramo Est.

Visto il traffico congestionato sul canale principale, un gruppetto di coda scende sul canale parallelo “che è più facile”.

E qui parte la diatriba: qualcuno sostiene che fossero equivalenti, due rette parallele che partono dalla stessa vetta e arrivano allo stesso piano non possono che essere ripide.
Qualcun altro fa notare come il canale di destra facesse una curva diversa e fosse più largo.

Ognuno può dire e credere quel che vuole: rimane che la neve era perfettamente trasformata e quella discesa una pura goduria.

Superato il pezzo ripido la mandria si butta verso valle senza rispetto nè ordine, proprio come non si dovrebbe fare in ambiente montano, ma con una neve del genere si può chiudere un occhio, anche due.

Arriviamo felici e col sorriso al parcheggio: è solo il primo giorno.

Qualcuno rientra a Torino, qualcuno si fa il pisolino in albergo, qualcuno due passi fino a Etrouble.

A cena siamo una decina, la cucina ci è sembrata decisamente buona e casalinga.

Casalinga nel vero senso del termine: cucinando a casa non si indossa la cuffia da cuoco tant’è che Luigi trova un capello nella minestra e fa finta di niente, ma quando il capello lo trova Germano nelle patate a stento lo tratteniamo dal fare una scenata.
La vicenda viene scherzosamente riportata ai torinesi assenti che candidamente replicano “Nella patata di chi?”

Nuovo giorno, nuova gita.
Partenza dalle piste di Crevacol per Costa Serena.
Alberto e Elisa ci raggiungono da Torino, Livio dalla Vallèè e via, si riprende.
Gli impianti sono fermi, qui la neve non c’è più, c’è solo erba, ma basta camminare cinque minuti e superare il viadotto per poter calzare gli sci.

Saliamo costanti con qualche ricompattamento e raggiungiamo facilmente la meta.
La cima è già primaverile: saliamo a piedi sul sentiero estivo.
Oggi le quote rosa sono in maggioranza e vincono la foto di vetta, altro che mimosa!

Il primo tratto di discesa ci fa rimpiangere la neve di ieri, ma poi migliora decisamente.
A Est la trasformazione è in atto, anzi è completa!

Perdiamo un po’ di tempo nella ricerca di una radio smarrita: o meglio Stefano risale un buon tratto per cercare la radio smarrita, mentre tutti gli altri perdono tempo.
La missione va a buon fine: non dobbiamo ricomprare una radio.

Forse è grazie a questa ripellatina che Stefano si è sentito autorizzato a pubblicare su Facebook un dislivello assolutamente falso, ma dignitoso.

Gita anomala senza tavolino: non ci resta che fare visita a Renza del Bar la Gabella di Gignod e ai suoi panini di moccetta e fontina e questa volta ci ha anche offerto le bugie, come dire ci siamo affezionati.

Il solito grazie ai Capogita stavolta è ancora più sentito, perché hanno dedicato a noi del GSA un weekend teoricamente “libero”

silvia


Fotografie di Germano Cravotto, Stefano Oldino, Silvia Tessa e Livio Topini

Per trovare queste ed altre foto, i commenti dei partecipanti e tanto altro venite anche a trovarci sulla Pagina Facebook del GSA!

Raduno in Valle Stura

E’ arrivata la settimana del RADUNO, l’imperdibile iniziativa del GSA contro il logorio della vita moderna.


6-7-8 Aprile 2019

Raduno in Valle Stura

Bagni di Vinadio (CN)


La base e il pernottamento per la nostra tre-giorni saranno presso

Albergo Chalet dell’Ischiator

con un costo per la mezza pensione di 50€ ca.

Diverse le gite in programma: nel Vallone di Pontebernardo, Passo di Vens, Cima Borgonio o Ciai Superiore, da San Bernolfo traversata Collalunga e Autaret, Punto Gioffredo, altre gite zona Migliorero.

Portare ovviamente i rampant e, per ogni evenienza, picca e ramponi.
Il casco è consigliatissimo anche se non obbligatorio.

La neve c’è ed è bella, come testata dai nostri Capogita:
Enrico Leinardi, Cristina Calasso, Cecilia Torelli, Alberto Torazzo, Luigi Spina

Il viaggio si effettuerà naturalmene con auto private:

Ritrovo h. 6.00 – Mirafiori Motor Village

(P.za Cattaneo – C.so Orbassano ang. C.so Tazzoli)

Per le iscrizioni ed eventuali altre informazioni potete rivolgervi a Luigi:

luigi.spina@email.it – tel. 349 416 3174

A Sabato!


Per ragioni di prenotazione vi chiediamo di definire se possibile l’iscrizione entro Martedì 2 Aprile
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Doppio colpo in Valsavara

Nel cuore della notte ci troviamo per prendere il bus alla volta della Valle d’Aosta.

Fatto l’appello non si sente più nessuno fino alla fine dell’autostrada ( uno dei vantaggi quando guida un altro è quello di poter dormire tranquillamente!)

Alle 8:00, sci ai piedi, ci incamminiamo lungo il fiume risalendo il vallone di Seyvaz, con già sullo sfondo la Testa del Grand Etret.

Il primo tratto è di neve dura e qualche passaggio risulta essere un po’ scivoloso. Ad un certo punto la strada risulta pure essere sbarrata da ragazzi in difficoltà nel superare le pendenze più sostenute.
Scopriremo poi chiacchierando con loro che si tratta del gruppo SnowBoard Alpinismo (si dirà così?) della SUCAI.

Dopo circa un’ora di salita il toboga lungo il fiume termina, finalmente il vallone si allarga e ci fermiamo quindi per ricompattare il gruppo. Avevamo promesso al sole, ma qui c’è ancora ombra e quindi la sosta sarà veloce.

Come da programma ci dividiamo in due gruppi uno che punterà alla Punta di Seyvaz che ci sovrasta sulla destra e ‘altro che proseguirà verso i Colli e la Testa del Gran Etret. I primi partono subito perché avranno più strada da fare, e spiacerebbe poi farsi aspettare, anche se si preannuncia una giornata “nichel”, come dicono i francesi.

A circa 2850 lasciamo quindi il pistone che prosegue verso i colli del Grand Etret per virare a destra ed iniziare a salire con pendenze più sostenute.
Primo muretto ripido, secondo muretto, in cui è meglio togliere gli sci per fare una ventina di metri a piedi su ottime peste e neve morbida.
Di li in avanti imbocchiamo un traverso ascendente verso destra che con salita moderata ci porta in meno di mezzora al colle di Punta Fourà.

Breve discesa di 50 metri sul versante del Nivolet, lasciando le pelli sugli sci, e poi non rimane che risalire gli ultimi 100 metri del ripido pendio finale.
La neve è più dura del previsto quindi, qualcuno con i coltelli e qualcun’altra con i ramponi, arriviamo tutti felicemente in cima, precisamente alla cima meridionale di Seyvaz, dove è posizionato un bel Menhir di riferimento.
Uno dopo l’altro arrivano tutti; grandi strette di mano e pacche sulle spalle.

Bellissimo il panorama e l’ambiente circostante.
Dalla cima riusciamo a vedere ad occhio nudo i nostri amici che hanno raggiunto, chi il colle centrale chi la cima del Grand Etret.

La prima parte della discesa si rivela impegnativa, la neve è dura e molto irregolare; in un modo o nel l’altro ognuno scende il ripido pendio e con un “arguto” mezzacosta riusciamo ad arrivare a pochi metri dal colle e quindi ad evitare di dover rimettere le pelli.
Una simpatica risalta a “scaletta” fa si che qualcuno si spogli fino a restare in maniche corte…

Dal colle il buon Renato (che già mercoledì durante la prova gita ci aveva fatto un pensiero) suggerisce per chi ne avesse voglia, che invece di rifare il traverso, si lancerà giù per il bel canale che si fionda direttamente a valle.

Dopo che il gruppo dei più arditi scende di un centinaio di metri ci si comunica via radio che la neve è ottima ed il pendio perfetto, senza nessun pericolo.

Detto, fatto!
Tutti quanti ci buttiamo all’inseguimento del gruppo di Renato e rapidamente siamo nel fondovalle dove raggiungiamo l’altro gruppo di ritorno dal Gran Etret.

Siamo tutti davvero contenti e senza indugio ripartiamo verso Pont col pensiero al tavolino.
Il più assatanato pare Lorenzo che già a 2600 esclama: “prossima fermata il pullman”.
Fortunatamente poi lo dirà anche a 2400 ed a 2200…

Il Toboga non è più duro come al mattino e quindi la discesa è anche divertente.

In breve tempo siamo al piazzale di Pont e la temperatura qui in basso è davvero calda, tanto che decidiamo di mettere i tavolini all’ombra???.

Manca la birra ma ci sono molti altri liquidi e soprattutto molti solidi.
Come sempre finiamo in allegria con la pancia bella piena.

Tutti hanno raggiunto le due mete previste ed il tempo ci ha voluto accompagnare.
Una bella Sociale!

roberto


Fotografie di Marco DeMaria, Roberto Fullone, Emanuele Fumanti, Stefano Oldino e Davide Panagin

Per trovare queste ed altre foto, i commenti dei partecipanti e tanto altro venite anche a trovarci sulla Pagina Facebook del GSA!


Ed ecco il percorso del Gruppo che è salito ai Grand Etret, by Sergio Gaido:
 

Relive ‘Grand Etret PNGP’