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 RADUNO IN VALLE GESSO

23-25 APRILE 2023

Nella scia della tradizione del GSA che vuole come fiore all’occhiello la prosecuzione dei RAID in sci, tradizione le cui origini risalgono al lontano 1965 – 1966 in cui si traversò in otto giorni dal rifugio Venini al Sestriere fino al rifugio Campeggio monte Bianco in Val Veny, quest’anno, post COVID, post eventi tragici, post un sacco di cose, ci si accingeva, da a far data dall’Ottobre 2022, a prenotare una 3-4 giorni nell’alta Valpelline con incursione in territorio elvetico.

Tre pernottamenti per questa traversata internazionale, addirittura fuori area EURO: Rifugio Nacamuli quota 2.818 in Italia, Cabane des Vignettes a ben 3.160 metri e Cabane de Chanrion a 2.462 metri entrambi nella terra di Gugliemo Tell.

Tra un rifugio e l’altro si poteva optare per la punta Kurz, la Becca Vannetta, la mitica Eveque, una OSA da ben 3.716 , la Pigne d’Arolla a quasi 3.800 metri e, rientrando dalla Fenetre Durand verso la Valpelline di Ollomont, ancora il Mont Avril di 3.346 metri.

Tutto pronto, innevamento ottimo ed abbondante, una quindicina i partecipanti ma…. pochi giorni prima la solita pessima meteo con puntualità svizzera ci mette, ancora una volta, lo zampino rendendo la traversata, già di notevole impegno fisico e tecnico, improponibile per questioni di sicurezza. Per fortuna anche i gestori comprendevano l’impossibilità a tenere fede al programma originario “digerendo” senza problemi la nostra defezione nonostante i pochi giorni di anticipo!

Tristezza, tristezza, profonda tristezza….Ma … non tutte le speranze erano perdute. Un (come sempre) metodico monitoraggio del quadro meteo dava segni confortanti per il sud Piemonte. Anche se l’innevamento sembrava essere quasi alla frutta si poteva tentare un ripiego in extremis….

 

E così è andata.

   

 

 

 

Dopo avere annullato il RAID ufficiale come GSA ci siamo ritrovati, con qualche defezione rispetto ai partecipanti originali, a confermare la presenza in questo “ritrovo” dove la base sarebbe stato l’accogliente rifugio privato del VALASCO, ex casa di caccia reale, posto alla quota di metri 1.764 in alta Val Gesso, sopra le note Terme di Valdieri.

 

La scarsità di neve imponeva un portage continuo dalle Terme a metri 1.368 e da lì…si doveva ancora salire sci in spalla per potere mettere gli sci ma… le condizioni sono quelle e tocca adeguarsi…

 

Per sfruttare la meglio la congiuntura meteo la partenza è fissata per domenica 23 aprile. Raggiungeremo Terme di Valdieri e da lì, sci in spalla, qualcuno addirittura in bici, portiamo i ns pesanti sacchi al VALASCO, ottimo rifugio dal trattamento squisito; ci riservano uno stanzone tutto per noi, ben riscaldato e ampio, dove ci possiamo accomodare prima di…. tentare una gita nei pressi, nonostante la tarda ora mattutina e la meteo non favolosa.

 

Uno stretto canale, qualche centinaio di metri prima del VALASCO adduce al Lago di Valcuca e poi alla cima omonima. Data la stretta tempistica di più non possiamo fare ma ne viene fuori una “signora gita” anche se il portage “suppletivo” (dal Rifugio al mettere gli sci ai piedi) costa qualche altro centinaio di metri nonostante l’esposizione a nord.

 

L’uscita del ripido canale da cui si adduce in cresta sulla piccola punta non è banale e rende la gita seria e per niente banale. Anche la partenza in sci, sul ripido, non convince proprio tutti: qualcuno si ferma alla base del canale, qualcuno lascia gli sci qualche decina di metri sotto la punta, qualcuno li porta fin su ma la qualità della neve, molle e sfondosa, non si rileva fantastica.

Fortunatamente più in basso le cose migliorano ed il problema ora è riuscire ad intuire il percorso migliore che cioè ci consenta di arrivare il più in basso possibile in sci, riducendo il portage al minimo.

 

Impresa riuscita perché arriviamo a pochi metri dal piano del VALASCO! Pochi metri in piano ci dividono da una fresca birra, abbonanti generi di conforto ed un paio di ore di riposo, prima dell’ottima cena, servita alle 19,00.

 

Notte tranquilla e ristoratrice, pronti per il Lunedì dove risaliamo il Vallone dei Morti, di nuovo per un lungo e ripidissimo tratto con gli sci in spalla. Oggi il tempo, a differenza di ieri, è splendido ed è quasi commovente il sole che ci coglie mentre percorriamo il fondo dell’alto vallone dei morti ancora indecisi se puntare al Passo di Tablasse o proseguire diritto verso la Testa di Bresses e tentare un mega giro ad anello….

 

Saliremo poi al Passo di Tablasses, dapprima per ampi e ripidi muri di neve gelata che si sta mollando e poi per un ripido canale, magistralmente battuto dalla nostra guida locale, l’inossidabile Enrico. Arrivati al colle abbiamo la sorpresa di vedere un versante sud piuttosto spelacchiato.

Si potrebbe scendere verso sud, risalire al Passo di Prefouns che con i suoi 2611 metri permette la discesa verso nord nel vallone omonimo  …. compiendo un bellissimo periplo ma la neve è davvero pochina ed optiamo per ri-discendere il ripido canale appena salito. Ci sono è vero, alcuni grumi di neve indurita, ma non danno fastidio più di tanto.

 

La discesa, specie la parte bassa, si rivela fantastica. Il ripido muro esposto a nord-est è cotto a puntino: “moquette” chiamano i francesi questo fondo che tanta gioia dà agli skialpers…

 

Giunti alle base delle rampe l’entusiasmo è tale che decidiamo di salire una seconda cimetta lì nei pressi che quota 2535 sulla Fraternali ma non gode del privilegio di essere titolata. La favorevole esposizione a ponente dovrebbe garantirci condizioni ottime anche qui. Come nella precedente salita l’uscita mette in evidenza l’abitudine al vuoto ed alle pendenze e, chi in sci, chi con i ramponi, chi a piedi, quasi tutti si arriva in cima dove possiamo ammirare le tracce lasciate al Passo di Tablasses un paio di ore prima.

 

Discesa ampiamente remunerativa e ricerca del migliore itinerario, con neve fino in fondo. Ancora una volta le ottime scelte delle ns guide hanno successo. Da lì un chilometro in piano ci divide dal Rifugio dove ci rifocilliamo con un mega tegame di fusilli al pesto ed alcune birre, coccolati dai gentili ed efficienti gestori, sempre veloci e con prezzi più che onesti.

 

A questo punto però Carlo con il sottoscritto “escono” dal Raduno e si preparano per la discesa a valle rinunciando al terzo ed ultimo giorno. Alcuni problemini fisici di Cristina fanno sì che anche lei a Mario scendano, lasciando così in otto la compagine torinese.

 

La sera di Lunedì, mi hanno detto, ottima cena a base di polenta taragna con integrazione di gorgonzola….

 

L’ultimo giorno del Raduno, martedì 25 Aprile, l’ormai sparuto ma agguerrito ottetto, salirà con meteo splendida, alla Testa Margiola quota 2831, dove il finale assume caratteristiche prettamente alpinistiche e la discesa è, ancora una volta, di notevole livello tecnico e sempre da sommare al lungo portage iniziale e finale.

 

Il Raid o meglio il Raduno testé concluso si è dimostrato di notevole livello fisico e tecnico. La relativa scarsità di neve ha ristretto i possibili obiettivi a poche vette, non certo banali e forse non alla portata (agevole) di tutti. Inoltre, la quota neve, ormai ben al di sopra del VALASCO, ha fatto sì che prima di mettere gli sci si dovessero salire diverse centinaia di metri con le assi in spalla.

 

Portage da sommare ai 90 minuti che dividevano il Rifugio stesso dalle auto. Insomma una certa “stanchezza” a fine giornata era più che comprensibile….

 

Obbligatorio pertanto un vivissimo plauso a tutti i partecipanti per le notevoli abilità messe in mostra, per la pazienza dimostrata, per l’impegno profuso. Ci attende ancora la gita di chiusura del GSA e poi appenderemo le assi al chiodo, ormai la neve è diventata poca ovunque e le condizioni dei ghiacciai non appaiono troppo invitanti…..

 

I partecipanti: Elena della Casa, Cristina Bertodatto, Enrico Leinardi, Sergio Marchioni, Claudio Aceto, Renato Poro-Marchetti, Daniel Clement (dal Portogallo!), Carlo Frigo, Giovanni Pollino, Marcello di Leo, Mario Chiapetto, Marco Centin.

emmecì

VALLON DU FONTENIL

DOMENICA 16 APRILE 2023

Nel solito dribblig meteorologico che precede i giorni della gita si apre una finestrella che, nelle migliori delle ipotesi, avrebbe potuto portarci a rispettare, una volta tanto, quanto scritto nel programma circa sei mesi prima: la salita alla TETE du VALLON poco più di tremila metri di quota, una salita non banale dal finaleserio, ma alla portata del GSA. Una veloce fuga di alcuni di noi la settimana precedente aveva del resto avuto esiti più che incoraggianti e quei 5-10 cm di neve previsti in settimana non avrebbero alterato il quadro generale!
Cosicchè, con la solita apprensione di avere fatto la scelta giusta, si mette nero su bianco la meta e si parte alla volta dell’alta Valle della Guisane già visitata sabato 7 gennaio di quest’anno in occasione della ns seconda gita sociale al Pic Blanc du Galibier.
Ventisei gli iscritti (di cui uno non verrà per problemi fisici) a cui si aggiunge un “fuori-corso” per tardiva iscrizione con ben quattro capigita. Il motivo di cotanta “responsabilizzazione” era dovuto al fatto che fosse prevista una possibile suddivisione del gruppo: data una certa “soggezione” del pendio finale che avrebbe potuto scoraggiare i meno motivati, allo stesso prezzo veniva proposto il pacchetto B: l’attesa alla base del ripido canale finale o la salita alla Breche du Vallon, una sempre remunerativa salita più easy ma sempre dalnon disprezzabile dislivello intorno ai 1400 metri.
Tutto è bello intorno a Briançon! Tutto tranne l’alto vallone del Fontenil!!!
Partiamo lo stesso sperando che, con il passare del tempo, le cose migliorino ma, se la meteo migliora decisamente, il continuo vento ha lavorato indefessamente creando possibili “gonfie” sulle quali è prudentenon avventurarsi.
Per cui pochi metri prima del “bivio finale” si opta per la Breche du Vallon; la valletta laterale che conduce al colle è addirittura riparata dal debole ma incessante vento che, unito ad una temperatura dell’aria frizzante ed alla quota prossima ai tremila metri, consigliano un abbigliamento più invernale che primaverile…
Dato un certo sfilacciamento del gruppo (dovuto al fatto che ho sperato fino all’ultimo di potere salire con ilgruppo più veloce la TETE!) l’ultimo arriverà al punto finale un’ora dopo i primi ma poco importa: sù si sta decisamente bene: il vento è debole o assente, il panorama ad ovest sulla valletta che unisce Le Casset a Le Pied du Col poco a monte di Villard d’Arene (La Grave) transitando dal Refuge du Villard d’Arene è spettacolare. La vista a 360 gradi ci regala un magnifico scorcio sul Pic de Neige Cordier mentre a nord la non banale parete del Combeynot Est ci guarda. I seriosi Pelvoux e la Barre des Ecrins sono ancora al loro posto quando…. Nebbia un Labrador nero, compagno di salita della new-entry Emanuela, tocca (lo avrà fatto apposta per mettere un po’ di pepe alla facile gita?) lo sci di John che, nonostante gli ski-stopper tiene fede allo scopo della sua esistenza: quello di scivolare….
Lo recupererà Guido con qualche manovra acrobatica una cinquantina di metri più in basso (del resto con quello che guadagnano i capogita…) restituendolo al povero John, capogita pure lui ma appiedato, che intanto si è sceso il tratto a piedi….Il tempo si è rasserenato un po’ ovunque ormai: la parete finale della TETE è tutta pulita e… c’è anche una
traccia che arriva a metà del tratto ripido. I salitori sono evidentemente tornati sui loro passi anche se giudico assai imprudente salire per rendersi conto di essere nel pericolo: meglio evitare prima (un comportamento analogo è stato tenuto da ignoti sul Pic de l’Etendard, altra ripida salita all’imbocco del Fontenil; qui è anche partita una colata, seppur piccola, che ha seppellito alcune tracce di discesa!)Noi, dal canto nostro, dopo un generale ricompattamento a poca distanza dalla Breche scendiamo godendoci la neve, un po’ gessosa ma sciabile, pervenendo alla base del bosco, ski-aux-pieds. Altri cinque ​minuti di portage e possiamo allestire il tavolino. Con lo sgradito e sempre presente ospite odierno: il vento.
Comunque…tutto è andato per il meglio nonostante le condizioni. Un plauso a tutti i partecipanti che dimostrano sempre capacità notevoli consentendo al GSA di puntare sempre ad ambiziose mete.Prossimo impegno del Gruppo il RAID che ci porterà per quattro giorni nella bellissima Valpelline con lunga digressione in territorio elvetico….

emmecì

PIC DU LAC BLANC

GITA AL PIC DU LAC BLANC IN TRAVERSATA DA NEVACHE A NEVACHE – 12 FEBBRAIO 2023

 

A un anno esatto da quel tristissimo Monte Colmet in cui perse la vita il ns amico Mauro (di cui abbiamo appena pubblicato un ricordo sul sito) continuiamo, nonostante tutto, nella ns mission che è quella di vivere delle belle avventure sulla neve cercando di trovare gli innevamenti migliori e muovendosi sempre nel massimo della sicurezza.

Per l’occasione, visti gli esordi positivi delle prime tre uscite, alziamo un po’ l’asticella e puntiamo ad una traversata di ben 1400 metri di dislivello con uno spostamento complessivo di oltre 21 km.

La gita, che ho percorso un mese prima, presenta poco dopo Nevache un tratto di mezz’ora che negli ultimi anni non ha mai beneficiato di un innevamento continuo (anche per un’esposizione al sole ottimale) ragion per cui dovremo fare un po’ di portage. Ora, per chi non lo sa, il portage, specie nelle gite primaverili, specie per chi fa gite “di un certo livello” è una pratica discretamente abituale che – si potrebbe dire – fa parte di quel bellissimo gioco che si chiama sci-alpinismo.

Ragion per cui proporremo questa non comune pratica ANCHE in una sociale. E va benissimo! Mi sembra che nessuno si sia lamentato anche perché , alla fine dei conti, il portage si è limitato ad una mezz’oretta e  poi la magia del vallone che adduce al Col du Vallon ha fuorviato la mente alla contemplazione del bellissimo sito declassando le fatiche ed i disagi in secondo piano.

Una ulteriore sosta nella graziosa cappelletta di Saint Michel già a 2123 metri di quota ed il gruppo si ricompatta rapidamente. Dai 1600 metri di Nevache abbiamo già salito oltre 500 metri ma se vogliamo arrivare al Pic du Lac Blanc, che per 20 metri non tocca i tremila, ne abbiamo ancora un bel pezzo.

Un lungo traverso ascensionale e, minimamente sfilacciati, arriviamo alla base del muro di 150 metri che porta alla cresta da cui con altri 15 minuti si tocca la ns meta. La traccia non c’è più e Sergio, Giacomo e Claudio, anche per accelerare i tempi, cominciano a tracciare una serie di zig-zag, alcuni anche discretamente impegnativi. Sarà il tratto più impegnativo della gita che comunque tutti supereranno; alcuni anche all’esordio su tratti così ripidi. Una volta al Colle (che si chiama Col du Gran Cros ma nessuno vede il cartello perché siamo usciti un po’ più alti) solo più un quarto d’ora ci divide dalla fine della salita.

Tutti in punta, panorama eccezionale, neanche una nuvola, non un filo di vento. I termometri segnano due gradi sopra zero, temperatura perfetta, anzi forse …fin un po’ troppo caldo, considerato che siamo a tremila metri.

Passiamo qualche decina di minuti ad ammirare l’infinito panorama e poi giù su una primaverile che si inumidisce sempre di più via via che perdiamo quota ma riusciamo ad evitare le subdole pietre che qua e là, di tanto in tanto, cominciano a fare capolino. Arrivati alle baite nei pressi del rifugio di Ricou incrociamo la stradina battuta che, dopo un km di discesa,  si inserisce sulla ampia strada, ancora innevata e battuta, che collega Nevache a Fontcouverte, nella  alta valle della Clarée.

 

Sono ancora cinque km, in parte in piano, la maggior parte in leggerissima discesa, ma in capo ad una mezz’ora tutti arrivano a Nevache. Missione compiuta! Anzi no! Abbiamo ancora il tavolino, per la cui occasione usiamo quello in legno fisso davanti all’ufficio del turismo. E’ già tutto in ombra, fa freschino ma ci si veste. Escono fuori salami, formaggi, una enorme pizza bianca, barbere, bonarde, prosecchi , ben tre torte, biscotti a cui facciamo onore per poi risalire sulle auto e tornare a Torino. Abbiamo percorso tutti quanti oltre 21 km e tutti i 1400 metri di dislivello.

A Mauro sarebbe piaciuta…