Il Mezzalama de noi artri

Nel sabato dedicato alla più famosa gara di scialpinismo d’Italia perché non organizzare una sociale?
Non siamo mica da meno di tutti quegli atleti che si allenano tutto l’anno trascurando le loro famiglie, lottando con le tentazioni gastronomiche e, perché no?, nettamente più brutti dei soci del GSA.

E per farlo ci rivolgiamo ad una persona che il Mezzalama l’ha fatto e quest’anno ha deciso di non partecipare per non far sfigurare i concorrenti anticipandoli al traguardo e facendosi trovare all’arrivo con un cocktail in mano contando le decine minuti di ritardo sul suo tempo…!

E quindi il percorso è degno della ben più conosciuta gara: ci saranno saliscendi, svariati ripellamenti, un tratto in cresta, cecchini lungo il percorso, branchi di lupi e gendarmi francesi alla partenza.


Andiamo con ordine.

Ritrovo a Monginevro subito dopo la frontiera per dare quel tocco di internazionalità alla sociale.

Partenza lungo la pista in direzione di Serre Tibaud con una decina di minuti sci a spalle, si sale compatti trainati da Orfeo e in breve arriviamo al colle dell’Alpet dove troviamo il primo cancelletto che tutti riusciamo a superare.

Si spella e si scende in direzione del colle dei Trois Freres Mineurs che va raggiunto ripellando, al colle troviamo anche il pubblico ad incitarci: due scialpinisti alle prime armi che nell’ordine prima perdono gli sci e poi chiedono “Ma dove andate? Lassù? Ma si può salire? Noi non possiamo perché abbiamo tanti figli!”.

Ci lasceranno col timore dentro che la salita sia troppo anche per noi… ma noi ce ne freghiamo e continuiamo a salire prima con gli sci e poi con i ramponi.

Quando Davide dice che a lui i ramponi non servono Orfeo gli risponde che li deve mettere altrimenti glieli fa mangiare: chiaro e conciso.

Cambio di assetto e caricandosi lo zaino sulle spalle Giorgio con la sua flemma cita la massima del giorno: “Si dice che gli sci si mettono a capanna sullo zaino pvopvio (pizzica un po’ la R) nel momento in cui è il culo che ti stai facendo a capanna”.

Saliamo lungo il canalone e io sto con gli ultimi che non sono molto avvezzi all’utilizzo di quello strano ammennicolo che è il rampone: Mauro e Roberto.

Proseguiamo ed arriviamo alla Punta dei Rochers Charniers (secondo cancelletto): la musica di momenti di gloria sarebbe stata adatta.

Iniziamo la traversata di cresta verso la Chalanche Ronde, molto più estetica della Cresta del Castore, che ci fa sentire estremamente fighi.
Al colle dell’Asino la prima delle due Cristine, che non ha capito che l’educazione non è cosa del GSA, posa gli sci “per non dare fastidio al gruppo dato che il primo pendio è ripido” (!!??!).

Cima della Chalanche Ronde e terzo cancelletto, pensavamo di trovare un punto di ristoro ma l’organizzazione ha lasciato molto a desiderare.

Discesa per il pendio OS dalla cima con Germano che ci insegna a mettere gli sci, li posiziona senza pelli in salita e se li aggancia.
Silvia che, oltre a fare la Capogita, insegna matematica e fisica pensa subito alle leggi del piano inclinato ed ha la conferma che non sbagliano, il soggetto infatti cade ancora prima di mettere il secondo sci.

Discesa verso la Francia su neve ottima e dura dove Stefano dà lezioni a tutti facendoci vedere come si scia… una parte del gruppo si aggrappa alla nozione di minimo sindacale e si ferma sotto al colle, fra questi ovviamente la ex-first lady Lucia che fa le gite solo perché prima si fa colazione e poi si mangia il panino, meglio se con il Chinotto.

Una parte prosegue ancora su neve spettacolare per un po’ e poi tocca a tutti di dover ripellare per la seconda volta, il caldo fa brutti scherzi: Mauro ed il sottoscritto credendosi su una spiaggia spagnola abbozzano un dialogo in castigliano, boh…

Ritornati al Colle dei 3FM (scritto così mi sembra più moderno) passiamo il quarto cancelletto e scendiamo di nuovo in direzione di Monginevro ma non essendoci neve fino in fondo… ripelliamo per la terza volta e risaliamo al colle dell’Alpet: quinto ed ultimo cancelletto prima del rush finale.

Tutti partono dal colle e io che sto chiudendo mi attardo aspettando una infaticabile lingua dell’altra Cristina che continua a parlare ininterrottamente da 7 ore e 32 minuti lamentandosi che è stanca!
Il cancelletto la prossima volta glielo daremo in testa…

Giù per la pista e con cinque minuti a piedi siamo tutti all’auto!
Dato che a questa gara si compete in squadre da tredici… abbiamo vinto tutti!

Grazie ad Orfeo e Silvia per la bellissima gita!

stefano


Fotografie di Stefano Oldino e Roberto Vergnano