La nona gita del GSA ci doveva vedere impegnati alla Tête Noire di Monetier, una interessante elevazione a 2922m esposta a sud e testata di recente con ottimi riscontri.
Ma le temperature, ben oltre le medie dei giorni scorsi, hanno sciolto tanta neve e così, su due piedi, il nostro capogita di riferimento si è inventato una nuova (seppur collaudata e nota) meta poco distante da quella originaria.
Transitando infatti a Monetier-les-Bains osserviamo i prati esposti a sud ormai completamente privi di neve e pare logico mettere in campo il nostro, sempre presente, PIANO-BI.
Se Tête si deve fare Tête si farà: anzichè la Tête Noire di Monetier faremo quella du Vallon!
Quando noi del GSA ci mettiamo in Tête una cosa…
Il citato “Vallon” è il Vallon du Fontenil ovvero un vallone minore della destra orografica della Valle della Guisane (leggi valle di Serre Chevalier) che ha origine dall’abitato di Le Lauzet, più precisamente Les Boussardes 1626m, il più alto centro abitato permanentemente della stessa valle.
Il pullman, data la ristrettezza delle vie che attraversano Le Lauzet ci lascia a poca distanza dalla Route Nationale 91, la stradona che sale al famoso Colle dell’Autaret, ma poco male. Trattasi di cinque minuti in più a piedi e di una trentina di metri di dislivello in più che aggiungeremo agli oltre 1400 della salita vera e propria (oltretutto perfettamente allineati con quanto ci sarebbe “costata” la Noire di Monetier!).
Solita prova ARTVA e via, si parte.
Cielo grigio, patisco un po’ di freddo ma devo essere io quello fuori luogo perché, Bruno a parte nella sua mise hawaiana sempre valida fino a venti sotto zero, anche altri sono piuttosto svestiti.
Io comunque, data l’età, aggiungo uno strato wind-stopper e, da sotto, ciccia ed ossa ringraziano.
Il sole continua a rendersi identificabile ma non assolve il suo ruolo prioritario che, oltre a fornire la vita sul pianeta, è quello di scaldarmi le sempre più traballanti cartilagini e solo dopo un fortuito compattamento, si intravvedono verso ovest, ampi squarci di cielo sereno.
Ah! finalmente! Un po’ di tepore!!!
Lasciamo a sinistra i ripidi pendii che adducono agli adrenalinici 2981 metri della Pointe de l’Etendard (tutti segnati da numerosi passaggi) e proseguiamo con severa formazione ovina nel fondo del Vallone.
Dopo alcuni risalti, che lasciamo alle spalle con leggiadria ippopotamesca, giungiamo al fin al cospetto del fondo valle dove spicca la piuttosto imponente silhouette della Tete du Vallon.
A vederla da sotto si presenta in modo piuttosto impressionante!
Un ripido pendio-canale orientato a nord-est rappresenta la via di salita classica e, per fortuna, pare già tracciata anche se arrampicarsi su di lì, non sembra banale.
Proseguiamo l’incuneamento nel fondo valle.
Oramai abbiamo percorso quasi tutto il Vallon du Fontenil.
A sinistra i rigatissimi facili pendii che portano alla Breche du Vallon de la Route, itinerario classicissimo e noto a quasi tutti.
Mentre a destra, non facili da identificare, i severi Combeynot, salibili anche da questo versante ma decisamente più domestici dal lato Guisane.
Altro compattamento, peraltro piuttosto rapido e via, verso l’ultimo balzo. Il pendio si fa via via più ripido arrivando in alcuni tratti a 35 gradi di pendenza ed obbligandoci ad un veloce ripasso delle tecniche di inversione, le famigerate “gucie” che tanto adorano coloro che non hanno rapporti di buon vicinato con menischi, rotule e piatti tibiali.
Prudenzialmente, data la potenziale pericolosità del pendio, ci teniamo a debita distanza gli uni dagli altri ma tutto si risolve nel migliore dei modi.
Qualcuno non è salito causa crampi, qualcun altro forse spaventato dalla ripidezza non ha neppure abbozzato il primo tratto ma la quasi totalità del gruppo si ritrova in breve ai 3059 metri di quota dove il panorama è di tutto rispetto.
C’è ampio spazio ed anche una leggera bavetta di vento, più che sopportabile, ma siamo pur sempre oltre i 3000 metri di quota!
Grande gita ORFO!
Giunti gli ultimi in vetta i primi cominciano a scendere. Non si tratta di negligenza ma, data la ripidità del pendio, decidiamo di scendere a piccolissimi gruppetti per non sollecitare oltre modo il manto nevoso che pare ben assestato ma non si sa mai se questi manti nevosi francofoni concordano con il nostro modo di pensare…
In zona di sicurezza ci ricompattiamo ed attendiamo gli ultimi.
Ormai il cielo è diventato azzurro ed un sole non generosissimo ma gradevole unito alla totale assenza di vento, ci rendono piacevole l’attesa.
Ripercorrendo il tracciato dell’andata a ritroso arriviamo ben presto in vista delle case di Les Boussardes.
Ora ci sono ancora trenta metri di dislivello per arrivare al bus dove allestiremo il consueto tavolino per il ripristino delle energie lasciate in quel del Fontenil.
Il dislivello finale ammonterà a circa 1450 metri.
La neve è stata dura, compatta in salita per umidificarsi al ritorno ma sempre sciabile senza problemi quando non divertente.
Altra gita riuscitissima per i quasi quaranta partecipanti, chi partito da Torino, chi raccattato ad Almese, chi addirittura a Cesana.
Ringraziamenti ai validi capigita in primis forse ad Orfeo che avrà le maniche consumate a forza di metterci assi, a Valeria per tutte le incombenze pratico-burocratiche-ammistrative, a Guido che amorevolmente andava su e giù per il gruppo assicurandosi che le temperature di servizio dei vini serviti fossero quelle corrette.
E naturalmente complimenti a tutti i partecipanti sempre in gambissima e pronti a fermarsi anche dieci minuti in più per aspettare gli ultimi laddove le esigenze lo richiedevano.
emmecì
Fotografie di Walter Actis e Marco Centin.