Am I Trail runner?

Parafrasando I am trail runner… Bello l’articolo di Guido, che mi cita anche in causa e mi ha spinto a rispondere. In un modo che forse nell’era di facebook porta a dire piuttosto che “Mi piace”, un bel “non mi piace”. Parto dalla superficie per poi andare più a fondo per spiegarmi meglio.

Il termine trail runner è recente, dieci anni fa c’era lo skyrunner, altrettanto veloce e inumano, ma meno commerciale e vendibile. Il prefisso sky già faceva selezione, indicava quota, alta montagna, insomma era per pochi e vendeva poco. Trail invece è molto più a buon mercato, anche se vado in collina faccio il trail runner e il trail del moscato è fatto addirittura in mezzo alle vigne. Mentre uno skyrunner su un ghiacciaio ci deve andare, un trail runner può anche andare nel monferrato, nello yorkshire o nelle campagne del Belgio, possiamo avere molti più trail runner che skyrunner, quindi viva i trailers.
Poi però ci vuole l’eccezionale per fare notizia, la Red Bull ci mette il progetto stratos che fa il primo lancio umano dalla stratosfera, la Salomon ci mette il nostro Kilian Jornet in scarpette da ginnastica che fa andata e ritorno dal cervino a tempo di record. Per convincere il mio amico Belga che il trail running è alla sua portata la Salomon gli fa vedere Kilian che scende dal Cervino, in un’ascensione piuttosto facile, in scarpette, appena toccando le corde fisse.
Fin qui tutto facile, e il nostro amico del Belgio viene qualche volta sulle alpi a fare qualche ricognizione, si beve qualche red bull e si prova le scarpe di kilian che vanno veramente bene.

emelie

Emelie Forsberg, fidanzata di Kilian Jornet, scrive “I was a dancer all along, Dance, dance, dance”, Sono sempre stata una ballerina dentro, danzo, danzo, danzo, anche trai ghiacciai e crepacci… Il 7 Settembre viene recuperata sullo sperone frendo (Difficoltà alpinistica D+)  insieme a Kilian;  si sono incasinati sulla via mentre salivano con un’attrezzatura minimal…

Poi per il nostro amico Belga arriva il momento di fare qualcosa di eccezionale, prima qualche maratona su strada, poi qualche Trail del Moscato e poi il Tor des Geants, dove è semplice iscriversi e non c’è nemmeno richiesta di particolari curriculum. Ci vuole solo un pizzico di fortuna perchè il sorteggio è molto molto duro, tante richieste e pochi posti sorteggiati. Ma il curriculum? Forse è roba per vecchi.

Poi arriva la gara, il Tor, e sotto il Colle della Crosatie le condizioni sono queste, raccontate da Raffaele Brattoli su Corsera.it:
Ricoverato per una lieve ipotermia Brattoli, che sta terminando le visite mediche, ha spiegato la difficile situazione in cui si è trovato questa notte: “È stata una mezz’ora decisiva nella quale le condizioni sono peggiorate improvvisamente, con raffiche di vento che arrivavano fino a 150 km orari, su un terreno scivoloso, in un punto particolarmente difficile e tecnico. Una delle arrampicate più dure dell’intero Tor”.
E qui il nostro trail runner può trovarsi in difficoltà. Personalmente 150km di vento li ho visti solo in autostrada e non vorrei vedermeli alla mezzanotte  su un colle alpino in tuta da trail runner.

 

Dalla superficie ora scendo un po’ più in profondità, sul piano tecnico. Ultimamente alcune delle mie gare sono considerate estreme (Marathon des Sables, Atacama Crossing), ma ho la presunzione di considerarle gare sicure. Solo sul criterio del tempo, le tappe della marathon des Sables durano 5 ore con una tappa lunga che può durare 14 ore. Un Ironman dura 10-12 ore. Un mezzalama dura 5-7 ore ed è pieno di volontari e soccorritori lungo la via; se la meteo è incerta si rimanda; queste gare, anche se estreme, hanno un controllo del rischio perché limitate nel tempo e nello sforzo, i rischi sono gestiti.
Al Tor non è così, sei in giro su delle Alpi per 140 ore, 180 ore, un’enormità, sopratutto perchè sei sempre in gara. Parlo così perchè forse non la farò mai, considero il mio modo di vedere la corsa un divertimento e una fatica, ma sempre gesto atletico. Questo mi sembra più vicino a un trip mentale.

Ancora un po’ più in profondità, già, c’è il viaggio della tua mente… Il prezzo del biglietto, direi abbastanza scontato, e che la tua presenza per gli altri e la tua famiglia nelle vacanze estive che precedono il Tor è quasi a zero perchè ti devi allenare e devi pensare a questa gara. Ma per una volta la famiglia lo può sopportare senza che diventi un’abitudine e quindi passi.
L’altro punto è che di trip mentali con il cai uget me ne sono fatti veramente tanti negli anni e poi si finiva in piola a ridere o in rifugio, con amici che se domani incontro dopo dieci anni è come se fosse passato un attimo. Arrivando e avendo vissuto la montagna, i raid, le salite difficili, i tramonti e le albe sui ghiacciai, questi panorami di montagna sulla retina li ho già visti, è vero che mi manca il filtro dello sfinimento veramente estremo, ma lo lascio volentieri agli altri.

E perchè il trail runner? Perchè queste cose noi montanari del CAI le viviamo da sempre, ma non siamo più stati capaci di venderle. Il CAI ha un modo di proporsi vecchio, ha lo stesso nome da 150 anni, e qualcuno del CAI si sta avvicinando alla corsa. Perché queste montagne noi corridori su asfalto, le vediamo lontane e abbiamo bisogno di qualcuno che ce le avvicini, di bell’aspetto, con un viso pulito, che ci faccia vedere che poi queste montagne non sono così cattive, a volte ci accolgono anche con le scarpe da ginnastica.

Il modello sopratutto lato asfalto/maratona, non si contesta perchè ci sono tanti soldi e tanta notorietà in gioco.

Il modello lato CAI invece muore piano piano, la scuola valdostana che era fortissima dieci anni fa si è fatta rubare il record sul cervino e forse molto altro, del resto loro sulla montagna ci lavorano, vanno con corda e chiodi, e hanno poco tempo per sognare. Gli alpinisti estremi ci sono sempre stati, ma io non avrei mai sognato di avvicinarmi a loro perché inarrivabili, invece a Kilian quasi quasi mi avvicino… I am trail runner, con un paio di fuseaux in cima al bianco.

Rimane la questione del dimostrare, ma cosa dimostrare? Io lo scorso anno ho dimostrato a me stesso che mangiando sano, bevendo poco vino e allenandomi forte potevo avere gli stessi risultati di dieci anni prima, avevo rubato dieci anni al tempo… Voi cosa volete dimostrare? Provate a scriverlo

E desiderare, cosa desiderare? Personalmente desidero una vita equilibrata con qualche perdita di equilibrio ogni tanto, e più vorrei che l’incontro che sta avvenendo tra l’asfalto e la montagna non assomigli a uno scontro frontale tra due culture guidato da interessi commerciali. Per diventare istruttore o guida nessuno ti porta su una via di D+ con le scarpe da Ginnastica, e per fare una buona maratona si sconsiglia di andare in piola ad ammazzarsi di cibo subito dopo lo sforzo. Il CAI non è guidato da interessi commerciali, ma dov’è il CAI?

Il CAI ce la farà con la sua vecchia mentalità ad andare incontro al Trail Running?

PS I am not trail runner, ma piuttosto l’amico che in rifugio si farà una serie di risate infinite con voi fino ad addormentarsi sul tavolo… Raccogliamo l’amore della montagna che noi viviamo da sempre

Cito ancora quello che ha scritto Yang Yuan, lo sfortunato Cinese che è caduto mentre percorreva il Tor des Geants, in quel momento climatico terribile, scriveva parole bellissime.
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