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25-27 Aprile
I Quattromila del Vallese

Se si parla di 4000 sciistici si parla di Vallese, e allora ecco un magnifico ponte primaverile per andare o tornare a scoprirli!
Il programma dei tre giorni è un giro ad anello su tre vette che superano i quattromila metri nella zona di Saas Fee, con la possibilità per i più esperti di sostituire nella seconda giornata lo sciistico Strahlhorn con l’alpinistico Rimpfischhorn.
La salita dell’ultima vetta sarà per un percorso meno battuto della solita normale dal Längfluh che invece percorreremo in discesa.


Allalinhorn – Rimpfischhorn – Alphubel

25 – 27 APRILE 2014

Serata di Conferma Iscrizioni e riunione organizzativa

Mercoledì 9 Aprile 2014 – Ore 21.15 – Saletta Riunioni 1°p.

Nel corso delle prime 48 ore di Apertura delle Iscrizioni c’è stata una pioggia di adesioni che, purtroppo, ha esaurito tutti i posti disponibili.
Pertanto siamo costretti a comunicare, a malicuore, sin da ora che:

LE ISCRIZIONI SONO CHIUSE.


Programma

Venerdì 25 Aprile

Partenza da Torino in direzione Saas Fee.
Essendo ancora aperti gli impianti di risalita (ultimo giorno) sfruttiamo la combinazione funivia più trenino per arrivare ai 3457m del ristorante panoramico Mittelallalin dove posiamo il materiale non necessario.
Si risalgono per un breve tratto le ultime piste del comprensorio per poi abbandonarle in direzione del Feejoch 3826m, la sella che separa il Feekopf 3888m dalla vetta dell’Allalinhorn 4027m.
Con gli sci sempre calzati si arriva in prossimità della vetta che si raggiunge in pochi minuti a piedi. Discesa per lo stesso percorso, recupero del materiale e poi giù fino alla stazione di Felskinn 2989m dove inizia la strada battuta che, dopo aver ripellato, ci porta in un’ora circa al rifugio Britannia 3070m.
Dislivelli.
Tutti: 700m (100m obbligatori Felskinn/Rif.Britannia)

Sabato 26 Aprile

Divisione in due gruppi.
Gruppo A: Strahlhorn (4190m)
Dal rifugio si perdono circa 100m per mettere piede sull’Allalingletscher.
Con un lungo e mai ripido percorso ci si dirige verso l’Adlerpass (3789m) visibile al fondo del circo glaciale, prima di raggiungerlo si piega a sinistra e per pendii più ripidi si raggiunge la cima, gli ultimi metri si percorrono a piedi.
Discesa sullo stesso percorso fino a metà ghiacciaio (3300m circa) dove si ripella e si sale verso ovest in direzione dell’Allalinpass (3564m).
Discesa lungo i bei pendii del Mellichgletscher fino ad un passaggio obbligato dove potrebbe essere necessario ripellare per un breve tratto per raggiungere l’Alphubelgletscher.
Di qui giù fino al Rifugio Täsch (2701m).

Gruppo B: Rimpfischhorn (4199m)
Dal rifugio si perdono circa 100m per mettere piede sull’Allalingletscher.
Si percorre un tratto del circo glaciale quindi si piega a destra in direzione dell’Allalinpass (3564m).

Da qui con un lungo traverso ascendente ci si dirige verso il Rimpfischsattel (4001m) dove si abbandonano gli sci.
In cordata si percorre il tratto l’alpinistico (PD/PD+, II-III, 1h30-2h) fino all’anticima quindi dopo una breve discesa e risalita si raggiunge la croce di vetta.
Ritorno per lo stesso percorso fino agli sci e di qui discesa lungo i bei pendii del Mellichgletscher (facendo attenzione ad alcuni grossi crepacci) fino ad un passaggio obbligato dove potrebbe essere necessario ripellare per un breve tratto per raggiungere l’Alphubelgletscher.
Di qui giù fino al Rifugio Täsch (2701m).
Dislivelli.
A: 1550m (670m obbligatori Rif.Britannia/Allalinpass/Rif.Täsch).
B: 1100m + 200m alpinistici (670m obbligatori Rif.Britannia/Allalinpass/Rif.Täsch)

Domenica 27 Aprile
Nuovamente tutti insieme, si ripercorre a ritroso il percorso del giorno precedente fino a raggiungere l’Alphubelgletscher, si punta ora verso est in direzione dell’Alphubeljoch (3772m), sella che divide l’Alphubel (4206m) dal Feekopf (3889m), possibile meta alternativa. Si risale ora il crestone fino alla vetta pianeggiante dell’Alphubel. Discesa o per la via di salita o per il canale ENE a seconda delle condizioni.
Di qui lungo il Feegletscher a ricongiungersi alle piste del Längfluh (2869m) quindi a Saas Fee (1800m).
Dislivelli.
Tutti: 1500m (1070m obbligatori Rif.Täsch/Alphubeljoch/Saas Fee)


Preventivo Spese

Pernottamento Rif.Britannia 65,50 CHF 54€
Pernottamento Rif.Täsch 68,00 CHF 56€
Impianti di risalita (gruppo) 42,00 CHF 34€
Viaggio e parcheggio (circa) 30€
Totale 174€
A questo andranno aggiunte le proprie spese nei rifugi: acqua (cara), birra, dolci, ecc… indicativamente la cifra finale sarà di 200/220€ a testa.


Si deve tenere presente che, essendo così strutturato il giro, si tratta più di un mini-raid che di tre gite singole con un po’ di spostamento da rifugio a rifugio, quindi (salvo alcuni tratti in cui si può abbandonare sul ghiacciaio) ci si dovrà portare dietro tutto.
Sarà anche abbastanza difficile gestire ingressi ed uscite anticipati.
La salita al Rimpfischhorn, per il suo carattere alpinistico, sarà riservata a chi ha dimostrato di averne le capacità.
Sarà inoltre richiesta attrezzatura idonea per compierla.


I Capogita sono Marco Centin, Tommaso Gaglia, Sergio Marchioni e Stefano Oldino.

Per chiarimenti ed informazioni potete rivolgervi a Stefano chiamandolo o scrivendogli:

oldino@gmx.de – tel. 349.3291040

E vai con i 4000! Vi aspettiamo.


E’ iniziata la primavera

Anche questa volta nessuna novità: tutto è pronto e confermato per questa grande prima gita primaverile della stagione.

Le previsioni per Domenica sul versante francese sono eccellenti (a le Monetier erano al corrente del nostro programma e si sono organizzati per bene) quindi crema da sole, oltre a coltelli e ramponi.

Come anticipato la gita si effettuerà in pullman. Dopo le iscrizioni di Mercoledì sera sono ancora disponibili diversi posti e quindi chiamate subito Valeria o Guido per accaparrarveli!

ATTENZIONE !!

Ricordate che i ramponi (oltre ai coltelli) sono obbligatori.
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Gli orari indicati si riferiscono all’ ORA LEGALE (nuovo orario in funzione proprio da Domenica).
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Come ogni primavera che si rispetti anche quella di quest’anno è iniziata riportando aria fredda e un soffio d’inverno sulle nostre montagne e quindi è stata una fortuna l’aver prenotato anche per l’ultima domenica di Marzo una splendida giornata di sole.

Almeno in Francia dove andiamo noi: non possiamo mica gestire la meteo di tutte le alpi!

Domenica 30 Marzo 2014

Tete Noire de Monetier 2922m

Da le Monetier les Bains 1500m (Valle della Guisane)
Dislivello: 1422m – Difficoltà: BSA
Capogita: Orfeo Corradin, Guido Petrino, Valeria Aglirà

La gita, pur essendo catalogabile come BSA è di discreto impegno specie per la splendida continuità dei pendii e richiede quindi un allenamento adeguato con l’avanzamento della stagione.

La partenza da Monetier è lungo un comodo sentiero non percorribile nel primo tratto con gli sci e richiede quindi una ventina di minuti di portage iniziale.

E’ obbligatorio avere i ramponi al seguito.
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Ritrovo h. 6.00 – Fronte Ex Maffei

(Corso Potenza angolo Corso Regina Margherita)

Secondo Ritrovo h. 6.30 – Parcheggio Almese

(Uscita Tangenziale Avigliana Ovest)

Chi intende salire ad Almese deve comunicarlo ai Capogita.

Questa volta non ci sono particolari problemi di strade strette e quindi contiamo di organizzare la gita in pullman.

E allora non ci resta che correre in sede ad iscriversi Mercoledì sera nella Saletta Riunioni al primo piano.

Per chi proprio non riesce a venire in sede, ci si può iscrivere e si possono avere informazioni contattando Guido o Valeria via e-mail o telefonica:

petrino.std@iol.it – tel. 335.1336246

vale.aglira@libero.it – tel. 338.3580997

Ci vediamo mercoledì sera!


Ricordiamo che, come è stato comunicato, le iscrizioni saranno accettate solo entro e non oltre le ore 15 di Venerdì 28 Marzo
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OSTERREICH
ovvero Ostrega-ke-fioka!

“IL” oltre al noto articolo determinativo è anche l’acronimo di “INNSBRUCK-LAND” ovvero uno dei nove distretti che compongono il TIROLO, terreno di gioco scelto questa volta dai nostri del GSA per le loro scorribande sci-alpinistiche.

Regione complessa dalla storia tormentata, stiracchiata tra Austria, Italia, Germania gode oggi di una discreta autonomia che sembra fatta apposta per confondere noi italioti non troppi dotti che non capiamo mai se siamo in Italia o in Austria.

Certo il tedesco la fa da padrone, ma esiste pure il ladino e l’italiano è (mal)compreso.

Alpinisticamente le Alpi sono le Retiche e Carnie e l’orografia è anch’essa complessa, tortuosa, accidentata.
Mi aspettavo un ambiente più “dolce” sul tipo Dolomiti val-di-Fassa, ampi panettoni innevati e domestici mentre i fondovalle sono stretti, un po’ cupi forse.

Tutto appare ordinato, pulito, efficiente, misurato, produttivo. Inoltrandosi su per le valli c’è più luce ma le sensazioni percepite nel fondovalle permangono.
Gli ambienti tipicamente alpini sono “garbatamente” antropizzati, nel rispetto dell’habitat e con indubbie finalità pratiche.

Vien da chiedersi se il virus da seconda/terza/quarta casa che pesantemente ha dequalificato i nostri paesaggi montani (penso ai mostruosi condomini di Pragelato, tanto per fare un banale e noto esempio, o ai disordinatissimi, anarchici sproloqui architettonici delle valli di Lanzo) qui sia mai comparso.
Evidentemente qui esiste un concetto di vivere la montagna che è forse un po’ diverso da quello vigente alle nostre latitudini.
A farla da padrone non è lo sfruttamento turistico abitativo in barba a qualsiasi scempio e logica distruttivo-consumistica ma probabilmente gli abitanti della Regione che non sono disposti per qualche soldo a svendere i loro terreni e ne godono in modo assolutamente integrato con il sistema di cui essi, noi, tutti, facciamo parte.
Da cui deliziose Gasthous e Gasthof aperte a tutti dai prezzi super-onesti e dotate di ogni comfort.
In Tirolo evidentemente c’è un concetto di fruizione dell’ambiente rispettoso, da parte di tutti, ancor prima che dalla classe politica, dal singolo cittadino che qui è, inevitabilmente, un montanaro.

Un montanaro che, se la tua auto sprofonda nella bialera troppo coperta dalla neve per essere vista, inclinandosi e adagiandosi contro il bordo strada bianco, non esita a darti una mano.
Pantaloni alla zuava e ghetta, una sola, di pelle di mucca, il volto abbronzato dal sole non riporta segni da mascherina Brico, ma è omogenea da campo agricolo.
In tre secondi recupera tegole da buttare sotto la ruota, una pala seria, in confronto alla quale le nostre misere palette da valanga si intimidiscono e con un andi che dice “Io non avrò il culo firmato Montura ed una VAM da 1000 metri all’ora, ma in dieci minuti vi tiro fuori la macchina: voi non sareste capaci eh?”.
Parole sante. Lega una corda alla macchina e ci fa cenno: prendete sta corda e fate il tiro alla fune, che tutto il resto l’ho già fatto io.
E sorride.
E siamo fuori.
E grazie.

In modo autonomo, con equipaggi pre-assemblati nelle settimane antecedenti la partenza, abbiamo raggiunto Padaun, una quindicina di km oltre il BRENNERO, e da lì, tramite una stradina asfaltata, innevata, quando non gelata nella parte alta, la Gasthof della famiglia STECKHOLZER.

Situato su un ampio ed assolato ripiano a 1600 metri di altezza, un pugno di case, alcune anche molto curate, nel nostro accogliente alberghetto, rivediamo Daniel, vecchia conoscenza (nonostante i suoi trent’anni di età) del GSA che risiedette a Torino tempo addietro durante gli studi ed ora abita a Monaco ma ha parenti ad Innsbruck.

Sarà lui il nostro vate che ci proporrà nei giorni a venire gite sempre belle ed originali!


Venerdì 7 Marzo

Partiamo subito con la….. ehm…. (qui cominciano i primi problemi! I nomi sono sempre difficili oltremodo!)
Apriamo le danze con la SAXALMWAND un “2635 metri” posizionato non molto distante dal nostro albergo distante un dieci minuti di auto; si parte da un vasto pianoro della Innervals, ora tutto innevato e che ospita una stitica pista da fondo.
La partenza è rappresentata da un poco invitante muro a 35 gradi che curiosamente ospita degli impressionanti solchi causati dai tronchi tagliati che, intenzionalmente, vengono fatti precipitare a valle.
Come nei libri di Mauro Corona.
Una verifica che i citati lavori non siano in corso e via!
Iniziamo operativamente il RADUNO con i primi passi in salita.
La neve non è tanta ma è asciutta e bella.
Il pendio appare tutto a nord ma chissà cosa ci aspetta sopra?
Raggiungiamo in breve una stradina che taglia la montagna e, dopo alcuni metri in traverso in piano, ci incuneiamo in una valle che, via via che saliamo diventa sempre più aperta.
Il gruppo è piuttosto compatto, la neve continua a mantenersi bella, complice anche una perenne esposizione a nord; che però non risulta sgradevole in quanto il sole, ormai alto, diventa nostro complice.

Un ripido e non banale pendio finale ci consente di raggiungere la massima elevazione mentre qualcuno, poco convinto, preferisce fermarsi al panoramico colle poco sotto.
La discesa si rivela “da urlo” con una neve spettacolare ed in breve tutti i pendii sono rigati dalle ns tracce!
Daniel ancora una volta evidenzia che il DNA degli austriaci è diverso da quello degli altri.
Si lancia giù ad una velocità impressionante: gli sci sembrano parte del suo corpo, fanno un tutt’uno con lui.
Ed io che l’ho conosciuto qualche anno fa non posso che avere conferma che per lui lo sci è quello che era la bicicletta per Pantani. Con una certa fatica lo inseguo nei canali più ripidi, intonsi, la neve è in condizioni ottimali, impossibile chiedere di più.
Anche in discesa nonostante le diverse andature ci ricompattiamo frequentemente e raggiungiamo in breve le auto al parcheggio quasi in ombra.

Ottimo esordio dunque ed ora…. rientro all’alberghetto della famiglia Steckholzer dove, chi non si è ancora sistemato, prende possesso delle proprie stanze e si concede una piacevole doccia.

I bambini del gruppo, nei tempi morti, prendono le slitte che sono a disposizione dell’albergo e si buttano giù dalla stradina gelata.
Dopo un primo faccia-a-faccia con il paraurti di un’auto parcheggiata, o si impara, o ci si sposta sui pendii del prato di fronte.
I faccia a faccia con gli alberelli ancora giovani non lasciano il logo stampato in fronte come le auto, sembrano convenire.
Gli scontri tra slitte non portano danni, e le gambe sono ancora intere, pronte per la prossima gita.


Sabato 8 Marzo

Rifocillati adeguatamente la sera, il secondo giorno ovvero sabato 8 marzo, Daniel ci propone la salita al Pflerscher-Pingge, gitone, lungo e faticoso da 1650 metri di dislivello.
Raggiungiamo Staflach, alla base della Innerval e proseguiamo verso ovest per la valle di Gschnitz.
A Obertal (uno dei rarissimi nomi pronunciabili in italiano) parcheggiamo le auto e risaliamo, ancora una volta, per un ripido, tenebroso bosco fino ad uscirne e godere dell’ambiente che diventa aperto e grandioso.
Transitiamo sotto il Tribulaunhutte posto a 2064 metri di quota proseguendo verso sud su ampi pendii sempre più ripidi.
Arriviamo così ad un colle battutissimo dal forte e freddo vento; su tale colle transita anche la linea di confine con l’Italia.

Ci sarebbe ancora da percorrere l’ampio ed esposto pendio terminale per giungere in punta ma il vento è terribile ed il pendio è spelacchiato: è facile intuire che le condizioni siano pessime lassù oltre che oggettivamente difficili.
Tutti d’accordo ci prepariamo veloci per la discesa approfittando subito del magnifico manto nevoso che fa la gioia di ogni sciatore!
Perse alcune centinaia di metri uno sparuto gruppetto scende direttamente alle auto mentre chi rimane si divide: ripelliamo tutti.
In quattro ci addentriamo dentro un ombroso canalone, (forse non paghi della farina incontrata) mentre altri si recano in visita al rifugio del Tribulaun (non gestito in questa stagione).
Per entrambi si tratta di una risalita di un paio di centinaia di metri.
Siamo sempre in contatto radio e raggiunti i punti prestabiliti iniziamo la discesa e ci ricompattiamo per scendere tutti insieme alle auto.


Domenica 9 Marzo

Terzo giorno, ancora sole e neve bellissima.
Con un breve briefing serale abbiamo optato per un’area non facile, che presenta due difficili passaggi; siamo nuovamente in fondo alla Innervals e partiamo da Nockeralm.
Puntuale risalita nel fitto bosco e, dopo poco, si presentano i passaggi delicati.

Via radio si sentono i primi consigli di chi apre: “chi non si sente sicuro metta i rampant”, “forse anche chi si sente sicuro potrebbere mettere i rampant”, “mettete i rampant!”.
Qualcuno si toglie gli sci salendo a piedi, qualcun altro con i coltelli ed una traccia alternativa ne viene a capo.
Chi sprofonda nella neve fino all’inguine, viene aiutato a uscirne senza lasciare sotto lo scarpone.
Chi vede il proprio rampant scivolare per il pendio, lo vede risalire in mano ad un socio.
Anche per questo si chiamano gite sociali, no?

Tutti comunque ci si ritrova al sole e pronti a continuare, con alle spalle il difficile.

E qui però ci ritroviamo i ripidi pendii ora visibili si mostrano nella loro spietata difficoltà: si parla di 40 gradi di pendenza e, in tutta franchezza, portare un gruppo di quasi venti persone con capacità sciistiche estremamente disomogenee, non mi pare una saggia idea.
Cosicché ci dividiamo: un gruppo più avvezzo alla ripidità, più piccolo e conseguentemente più rapido, proseguirà verso il Kluppen quotato 2940 mentre la maggioranza del gruppo, più tranquillo e godereccio composto da 12 elementi salirà la facile, assolata, panoramica e comunque remunerativa cima del Hohe Kirche a 2634 metri di altezza.
Poiché le due punte “si vedono” i contatti radio sono ottimi e siamo sempre in continuo contatto nonostante la notevole distanza.

Raggiungiamo le due sommità più o meno insieme e, dopo una tranquilla e lunga sosta in vetta, iniziamo la discesa guadagnando in breve il luogo della precedente separazione dove attendiamo i nostri eroi per scendere tutti insieme.
Non percorreremo la difficile via di salita ma scenderemo per un ripido ma accessibile canalone su cui si affacciano impressionanti cascate di ghiaccio che farebbero la gioia di qualche ice-climber….

Data l’ora di rientro non tarda, una volta all’albergo, ci si trattiene nell’assolato spiazzo che fronteggia il locale, in attesa della corroborante cena….


Lunedì 10 Marzo

Ultimo giorno, optiamo per una gita non lunghissima e neppure lontana, la Gammerspitze a quota 2537, posta nel vallone a nord della nostra Innervals.
Il percorso si rileva appagante, su ampi spazi fin dall’inizio e con alcuni ricompattamenti giungiamo tutti in punta per scendere nel vallone più a est compiendo così una divertente traversata.
Qualcuno è preoccupato dalla pendenza di alcuni tratti ma le difficoltà si rivelano inesistenti.
Sono piuttosto le gambe che dopo tutta questa attività cominciano a reclamare un po’ di meritato riposo.

Ormai il tempo stringe: Bianca deve prendere un treno a Innsbruck, Daniel rientra provvisoriamente anche lui ad Innsbruck (domani forse farà un’altra gita!).

Ceci e Luigi già questa mattina ci avevano invece abbandonato per sciare in pista a Kitzbuhel. Improvvisiamo un sostituto di “tavolino” sulle panche di un bar chiuso nonostante la bellissima giornata di sole e, consumata una parca merenda, gli equipaggi dell’andata si ricostituiscono e tutti, con tempi diversi, si fa rientro a Torino, cinquecento km di viaggio ci aspettano.


Sono stati quattro giorni in cui tutto è filato liscio come gli sci sulla neve.
A Daniel che è stato l’artefice delle favolose proposte abbiamo omaggiato uno dei nostri gilet antivento ma i ringraziamenti a lui sono infiniti.
Spero che i capigita abbiano assolto dignitosamente i loro compiti.
L’albergo è stato all’altezza delle migliori aspettative: i gestori efficienti e sempre disponibili, la lingua non è stata un problema sebbene il tedesco sia pressoché l’unica lingua parlata.

Un grazie ai capigita: Livio e Bianca hanno sempre chiuso la fila, fornendo aggiornamenti via radio sull’avanzamento della chiusura sempre “compatta e imperterrita”.

Per non parlare del sostegno alimentare-psicologico (avete mai sentito un’austriaca chiedervi “Vuoi mangiaRRRe baRRRetta?”).

Marco trottava avanti e indietro tenendo sempre un occhio sui più incerti, sia in salita che in discesa evitando di impegolarci in condizioni fuori dalle nostre capacità.
Daniel indicava le discese migliori, adattando il passo in salita a ritmo del gruppo, o almeno di parte di esso, sempre con il sorriso.
Dopo ogni gita li vedevi, con ancora gli scarponi ai piedi, ma già la testa china sulla cartina per scegliere la gita per il giorno successivo adatta a noi.
E non ne hanno sbagliata una: grandi!

Tutti i soci si sono adattati ai percorsi non sempre facilissimi ed ai dislivelli sempre rilevanti. Il primo giorno abbiamo salito 1260 metri, il secondo 1300, il terzo altri 1325 (con il gruppo più numeroso) o 1600 con il gruppo più speedy, ultimo giorno altri 1200.
Il dislivello minimo percorso supera i 5000 metri il che rende un’idea della performance realizzata.

Dislivelli assolutamente “turistici”, tanto che una partecipante, di cui rispettiamo l’anonimato, ha comunicato che dopo questa esperienza si darà alll’uncinetto come suo sport invernale: chissà se mantiene la promessa.

Abbiamo avuto una fortuna sfacciata con il tempo, sempre soleggiato, con vento quasi mai presente e la neve, anche se non abbondantissima, ovunque presente e asciutta, quasi fossimo in Gennaio!
Un plauso quindi più che meritato a tutti i soci partecipanti dai trentenni agli over seventies che, ciascuno in coerenza con le proprie capacità, non ha mai rallentato le già citate notevoli performances collettive.

Al Raduno in Tirolo 2014 hanno partecipato: Bianca, Livio, Silvia, Davide, Giulio, Lucia, Stefano, Valeria, Bruno, Cecilia, Luigi, Emilio, Cesare, Riccardo, Michelino, Cristina, Guido ed il sottoscritto, oltre a Daniel.
Era iscritta anche Annalisa che ha dovuto rinunciare a pochi giorni dalla partenza per un problema di salute al babbo.

Emmecì!

Integrazioni di Silvia, nota appassionata di uncinetto.


Fotografie di Marco Centin.

Baciati dal sole

Una due giorni baciata dal sole, fin troppo…

Era qualche settimana che speravamo che la neve in Val Maira iniziasse il suo naturale processo di consolidamento e trasformazione per poterci godere due fantastiche primaverili.

Ovviamente il presidente aveva prenotato il sole e un po’ di caldo giusto per non farci raffreddare…
Da lassù Qualcuno ha deciso di essere di manica larga: sabato zero termico a 3100, domenica 3300!
Però neanche il caldo torrido e la neve della consistenza della granita possono fermare il GSA.


Sabato 15 Marzo

Dopo email, telefonate, liste, pernottamenti, iscrizioni giunte alle ore più strane… è deciso, si parte, alle 5.15 dal Mirafiori Motor Village una quindicina di assonnati scialpinisti si dirigono a Chiappera.

Dato che la gita di oggi è una traversata, ci si organizza anche con il local Enrico per lasciare una macchina a Lausetto.

Alle 8 iniziamo a sfilare lungo i pratoni sotto l’incombente Rocca Provenzale, saliamo abbastanza velocemente su pendii via via più duri che obbligano la maggior parte a montare i coltelli.
Su di un bel pianoro assolato ci ricompattiamo, beviamo e osserviamo il percorso che ci aspetta.
Si prosegue di gran carriera fino al colle e di qui fino in vetta con gli ultimi metri da percorrere a piedi.

Evviva ci siamo tutti venticinque!

Qualche minuto di respiro per gli ultimi arrivati e poi giù sul versante opposto.
Pendio, canale, pendio, traverso, di nuovo pendio e in pochissimo tempo siamo 500m sotto la cima però qui il sole e il caldo hanno già lavorato molto: la neve si appesantisce ed inizia ad essere sfondosa.
Con qualche volo, qualche imprecazione e qualche grattata… siamo tutti alle auto.

Veloce recupero delle auto e spostamento al Rifugio Campo Base con obiettivo merenda sinoira, consumata di fronte al rifugio con il permesso dei gestori.
Resto del pomeriggio di puro relax…

Tanto abbiamo già deciso il prossimo ricompattamento: la cena.

Pensavamo di essere in un rifugio ma scopriamo di essere in un ristorante stellato…
Vitello tonnato all’antica, risotto ai funghi, trota al cartoccio con patate (a dir la verità un po’ troppo al dente) e torta di nocciole con cioccolato e zabaione.

Approfittando della presenza di tutti, Enrico comunica che l’idea originaria del Monte Maniglia, con le temperature previste, non ha più senso e tira fuori dalla manica un Monte Ruissas: un po’ più corto e con esposizione migliore.

Buona notte e speriamo in bene…


Domenica 16 Marzo

Colazione alle 6 con brioche calde, pane, marmellata…
A già che siamo nell’unico rifugio che sarà inserito nella Guida Michelin!

Alle sette tutti in auto per andare incontro agli equipaggi provenienti da Torino, ci dirigiamo verso Lausetto ed occupiamo l’intero parcheggio della frazione Colombata, qualcuno dovrà parcheggiare più in basso e potrà vantarsi di aver fatto più dislivello.

L’apertura parte e gli ultimi finiscono di prepararsi.
Raggiunto il sole facciamo una prima pausa, la neve sembra essere migliore di ieri e il gruppo più compatto.

Proseguiamo fino a raggiungere l’ampia cima e in quaranta la occupiamo, dopo una decina di minuti siamo tutti pronti per scendere.

I primi pendii sono ottimi, lisci e duri, poi la neve inizia ad ammorbidirsi pur restando sciabile fino alle prime baite, dove chi aveva pensato che saremmo potuti andare ugualmente al Maniglia… si ricrede.

In ogni caso in qualche minuto, grazie alla stradina, siamo di tutti alle auto.

Nonostante sembri non esserci nulla per un eventuale tavolino (neppure il tavolino stesso), su un grosso ripiano fuori da una baita, iniziano a comparire pane, formaggi, salami, taralli, vini e birre… con questa magia finisce l’ennesimo bel weekend passato con gli amici del GSA.


Un sentito ringraziamento ad Enrico per averci portato nella sua valle alla scoperta di gite per me sconosciute.

Due sentitissimi ringraziamenti a Walter sia per aver raccolto tutte le iscrizioni (questa volta è stato proprio arduo!) sia per aver organizzato tutto alla perfezione fin nei minimi dettagli.

Un ringraziamento anche a tutti i partecipanti che, nonostante le condizioni fossero lontane dall’essere eccezionali, si sono dimostrati contenti e soddisfatti.

Stefano


Fotografie di Walter Actis e Bruna Brunetta.