Quatti, quatti …

“Vivere senza tentare significa
rimanere nel dubbio che ce l’avresti fatta”.


La stagione delle gite sociali è terminata ma, grazie alle condizioni di innevamento che quest’anno sono veramente eccezionali, sta proseguendo senza sosta l’attività “privata” di molti.

In queste ultime settimane insieme alle classiche di fine stagione Giro del Pic d’Asti, Carro e Roncia che hanno avuto una presenza semi-sociale, i più bravi di noi hanno percorso alcuni itinerari veramente di gran classe.

Nord della Ciamarella, Rocciamelone e una insolita Est del Gran Paradiso …
Almeno quest’ultima siamo riusciti a farcela raccontare!


Giovedì 6 giugno ore 17,30 ritrovo ad un’ora un po’ inconsueta al solito parcheggio dietro il Mac Donald’s di corso Giulio.
Destinazione: Rifugio Vittorio Emanuele, a quota 2735m in Valsavarenche.

Arriviamo nel piazzale dopo neanche due ore di viaggio e messi gli sci in spalla ci incamminiamo per salire gli 800 metri di dislivello, speranzosi di potere mettere presto gli sci ai piedi.

Nella strada incontriamo tre tipi, austriaci, li rivedremo domani all’uscita dalla nord del Granpa mentre noi abbiamo in mente di salire per la normale, scendere la est in sci e risalirla per tornare poi giù dalla normale.

Arriviamo così intorno alle 21,15 al rifugio: purtroppo soltanto gli ultimi duecento metri sci ai piedi, il resto tutto a spalla, ma è stata una piacevole sgambata.

Il gestore era informato e ci viene subito servita la cena a base di minestrone con verdure, due pezzi di formaggio, pane ed anche il dolce.
E poi subito a nanna, stanza n°14 con bagno a due passi, i letti sono sei, un po’ allo stretto ma in tre ci si sta comodi. E c’è pure la luce in stanza.

La colazione delle quattro interrompe il sonno ristoratore: il gestore ha detto che regoleremo i conti al ritorno: sembra che quest’anno ancora nessuno sia sceso dalla est.
Ci dobbiamo preoccupare?

Siamo partiti per primi e, con il passare del tempo, sembra che allunghiamo le distanze dai ns inseguitori, pur non correndo.
Renato, scatenatissimo, di tanto in tanto si ferma ad aspettarci, non abbiamo l’andatura da Mezzalama e, onestamente, non mi interessa sprecare energie per corrergli dietro…

Al primo sole siamo ormai in vista della punta del Granpa e siamo a quota 3850m.
Ci fermiamo un attimo a vestirci: c’è un venticello, niente di che, ma a quella quota è sufficiente stare 30 secondi senza guanti perché Roby ed il sottoscritto ci si congeli una mano.

Ripartiamo e, a poco a poco, riprendiamo la circolazione normale.

Arrivati dove tutti lasciano gli sci, ci togliamo le pelli al sole, il vento è del tutto cessato ed anche una preoccupante nuvoletta che nascondeva di tanto in tanto la Madonnina sulla punta, si è magicamente dissolta.

Calziamo i ramponi, prendiamo una picca e via sulla bellissima traccia che “snobba” la salita classica alla Madonnina che viene lasciata sulla destra.

Ci si porta così alla base nord-ovest del torrione su cui è stata eretta la Madonnina che viene erroneamente considerata la punta e ci si trova davanti un altro torrione che, con facile ma espostissima e breve arrampicata viene superata. Insisto perché si metta una corda (del resto ce l’abbiamo!) e così Renato fa da primo e assicurato perché “non-si-sa-mai” va sù e ci assicura.

Giunto sulla piatta sommità proseguo sulla relativamente facile ma aerea e spettacolare cornice che in una ottantina di metri scende di qualche metro per allargarsi.

E’ fatta, siamo qua.
Adesso o torniamo indietro o andiamo giù.
Più in alto non si sale.

Non possiamo neppure ritirarci perché non ci sono le condizioni: tutto sembra perfetto; l’unica cosa che manca è la decisione….(forse il coraggio).
Qualcuno dice: “proviamo a fare due curve….”

“Già!” penso io, “proviamo due curve e se non ci dovessero piacere cosa facciamo? Ci togliamo gli sci su una parete a 45-50 gradi e ci mettiamo i ramponi? ….. uh! mumble, mumble…. assai improbabile…. cambiare assetto in un posto del genere…”

Il tragico poi è che lì, sulla cengia si stava comodi: larga, spaziosa, quasi pianeggiante…. e con un panorama mozzafiato!
Insomma buttarsi giù per la parete da lì… uno proprio doveva imporselo!!!

Del resto ero arrivato per primo (Renato assicurava Roberto mentre io ero già “partito” dalla sommità del Granpa) per cui ero “avanti” con i lavori ed aspettare che qualcuno partisse mi sembrava scorretto.

Per cui messi gli sci e controllata l’attrezzatura non una ma due volte (chiusi bene gli attacchi, scarponi serrati, lacciuoli dei bastoncini giusti, zaino ben aderente….) ho provato un po’ di dérapage… la neve era bella, davvero, mollata il giusto dal sole.
Del resto la parete è in pieno est e prende sole fin dall’alba… insomma, era solo una questione di coraggio…

La prima curva, per chi ci è passato, è sempre la più brutta….

Fatta una le altre mi sono venute spontanee: l’unica preoccupazione era non sbagliare.
Essere sicuri di non sbagliare; e del resto, perché mai dover sbagliare?
Non c’era nessun imprevisto, tutto era sotto controllo… ho persino pensato che la cosa peggiore che poteva capitarmi era che qualcuno dei miei compagni potesse scivolare e travolgermi, quello era, oggettivamente, il rischio maggiore ma se non “partivo” io non sarebbero partiti neppure loro, e poi la neve era bella!

Cercavo, magari anche con lunghi diagonali, la pendenza minore ma ho lasciato perdere ad un certo punto perché tanto in centro aumentava, di poco ma un pochetto aumentava per cui mi sono detto che non aveva senso non saltare qui per tribolare poi da un’altra parte, tanto valeva “prendere ciò che il convento passava” per cui curva dopo curva, su una neve che mi dava comunque sempre una discreta sicurezza, sono arrivato in vista della crepaccia terminale.

L’itinerario, se mai ha senso parlarne, era piuttosto ampio: solo in basso mi sono trovato un po’ obbligato a stare dentro pochi metri: a sinistra la parete era rigata dalle numerose “palle” di neve che scendevano, mentre a destra c’erano delle rocce.

Lo spazio “liscio” dove scendere era comunque di 5-10 metri ovvero un canale ampio, che consentiva di prendersi tutti gli spazi ed i tempi necessari per saltare meglio.
Non ho mai guardato l’orologio e non riesco a valutare quanto tempo sia passato, credo tra i cinque e i dieci minuti per tutta la parete.

Avrei potuto scendere ancora, la crepaccia era pochi metri sotto di me ma mi sono fermato perché, ho pensato, risalirla non sarebbe stato facile.

Dopo un po’ ho visto Roberto, qualche metro sopra di me, si è fermato in piena parete e poi è arrivato René, che però non era visibile dalla mia posizione.

Rimessi, con la massima calma i ramponi, siamo risaliti per la massima verticale e la salita è stata eterna; si trattava di battere in una neve che spesso sfondava per cui la progressione era davvero estenuante.

Avevo due picche e persino la “spinning-leash” alias quella specie di cordino con cui sono fissate le due becche all’imbrago ma una picca sarebbe stata ampiamente sufficiente.

Spesso la neve faceva zoccolo e questo rendeva ulteriormente più faticolo il salire.

Dall’alto saltuariamente provenivano schegge di neve che all’inizio mi preoccupavano ma poi era solo “polvere di neve” probabilmente mossa da qualche pezzo di cornice che in alto si staccava e smuoveva la neve sulla superficie con cui veniva in contatto.

Giunti, dopo un’ora e mezza alla cresta avevamo capito che era quasi finita!!!

Restava il passaggino della torre e la cresta, un minimo di attenzione ed avremmo raggiunto il colletto dove avremmo messo gli sci e ci saremmo concessi una barretta ed il bere.

I tre austriaci del giorno prima sono comparsi (provenienti dalla nord) anche loro sulla cresta e sono andati anche sulla punta della Madonnina, mentre noi puntavamo diretti al colletto, zona-relax.

Infatti in pochissimo tempo ci siamo arrivati ed abbracciati e commossi ci siamo preparati per la discesa, ormai divenuta un tranquillo e rilassante rientro alla base.

La neve in alto non era bella, migliore dai 3200 metri fino al rifugio.

Al Vittorio ci siamo ancora concessi una bella pasta ed un’altra birra e, pagati i conti, giù per l’ultima sciata, peraltro corta per poi rimettersi ancora una volta, gli sci in spalla e giungere all’auto nell’assolato pomeriggio.

In venti ore totali ci siamo tolti questo sassolino….. Dislivello: dai 1950 metri del piazzale ai 2735 del Vittorio fanno… boh, fatevi voi i conti.

Dal rifugio ai 4060 della punta sono più o meno 1300 a cui va aggiunta la risalita della parete che è circa trecento metri.

Alla fine di venerdì il SUUNTO segnava 1730, tutto incluso.

Tempo sempre bello, freddo il giusto, direi.

L’idea originaria di questa pazzia è di Roberto mentre Renato corre troppo sugli sci, bisogna mettergli qualche pietrone di nascosto nello zaino se uno vuole provare a stargli dietro…. io mi sono accodato.

marco

Questa è la triste storia …

“Non è perché le cose sono difficili che non osiamo farle,
ma è perché non osiamo farle che sono difficili”.

Seneca


“Questa è la triste storia di Stefano Pelloni, in tutta la Romagna chiamato il Passatore …” è sulle note di uno dei tormentoni dell’Orchestra Casadei, più che nei versi di Pascoli sul “Passator cortese”, che molti hanno conosciuto la figura del Passatore.

Per qualcuno un “Robin Hood” romagnolo, per i resoconti dell’epoca un feroce brigante, ma quel che ci importa è che nel 1973 gli è stata intitolata una gara estenuante di corsa di 100Km da Firenze a Faenza.

Qualche anno fa’ l’aveva corsa Marco, quest’anno, 41esima edizione, vi hanno partecipato ben in tre del nostro GSA: Donatella, Tea e Fabrizio.

Dopo la straordinaria gara di Andrea nel deserto di Atakama, le brillantissime performance di Silvia ed Orfeo in diverse corse “locali” e le ultime partecipazioni al Mezzalama di Lino, Marco e Renato si scopre che, al GSA, siamo circondati da runners, e si spiega perchè poi in gita qualcuno si lamenta che il ritmo è troppo alto …


Siamo andati sperando di rivivere quanto letto nelle varie testimonianze trovate in Internet, caldo torrido alla partenza, stelle e lucciole dopo la Colla e tanto tanto tifo da parte di molti lungo il percorso.
Invece questa edizione è stata resa ancora più difficile dalle inclementi condizioni meteo: pioggia battente a Firenze (8°C), a Borgo San Lorenzo (6°C), nebbia ed anche un po’ di nevischio al Passo della Colla (3°C) e sempre pioggia intermittente per la maggior parte del percorso.

Il giorno 25 maggio alle 15 partiamo da Firenze sotto una pioggia battente cercando di incoraggiarci a vicenda, ormai siamo qui e si deve andare.
Per i primi 15km corriamo a breve distanza l’uno dagli altri ma dopo ci separeremo e ci rivedremo il giorno dopo, siamo d’accordo di sentirci per telefono in caso di problemi.

Non avevo mai partecipato ad una corsa di lunghezza superiore alla maratona e in allenamento avevo raggiunto 60km, quindi il resto rimaneva un mondo tutto da esplorare.

Il percorso del Passatore è tutto su asfalto e vi sono due salite, la prima a circa 17km dalla partenza e 450m di dislivello, Vetta Le Croci, abbastanza corribile, la seconda da Borgo San Lorenzo, 32km, alla Colla di Casaglia, 48km e altri 700m circa di dislivello.

Nella seconda salita la pendenza si fa seria, meglio alternare corsa e cammino, arrivo alla Colla in poco meno di 6h, mi cambio rapidamente in una tenda strapiena, giacchetta, frontale e finalmente discesa !

Ma attenzione non sarà tutta discesa fino a Faenza, ancora qualche breve salita e molti saliscendi.

E’ decisamente buio e nonostante la pioggia, e soprattutto nonostante il viavai delle auto di assistenza ai concorrenti (assolutamente inutile almeno ai nostri livelli), la prima magia del Passatore: davanti a me ombre illuminate dai profili catarifrangenti degli indumenti , degli zaini e delle scarpe, che si muovono rapidamente come tanti folletti frettolosi…
E quando ne avvicino qualcuno ecco che invece si trasforma in un corridore proprio come me con il quale condividere un pezzo di strada scambiandosi qualche battuta spiritosa per alleviare la stanchezza e farsi un po’ di compagnia.

Arriva il cartello 70km, la stanchezza è ormai una costante, mi fermo sempre a bere qualcosa ai ristori collocati ogni 5km circa, non riesco a mangiare granché ma ho il ricordo vivissimo del piacere provato per un bicchiere di caffè caldo con un biscotto ….

Mi hanno chiesto cosa avessi pensato per 12h e 18’; non avevo pensieri definiti, forse non avevo del tutto pensieri, ad un certo punto volevo contare fino a 100 e poi ricominciare da 1, ma non ci sono mai riuscita, i numeri si accavallavano e dopo qualche tentativo mi sono stufata.

Gli ultimi 15km praticamente li corro tutti, mi viene fuori un problemino al ginocchio destro ma, incredibile ma vero, se corro non lo sento, e poi volutamente passo dalle pozzanghere di acqua per rinfrescarmi i poveri piedi.

Cartello Faenza: è fatta !

Cartello 99km: grido di gioia e accelero persino un po’ (ho detto un po’ anche se a me sembrava di volare…) e finalmente il traguardo !!!

Donatella arriverà un po’ dopo perché rallentata da un fastidioso disturbo all’anca, Fabrizio invece si ritirerà al 75km per dolore intenso alle caviglie.

E così abbiamo deciso che ci ritorneremo, voglio correre sotto il sole di giorno e tra le lucciole di notte.

Tea

Giugno, un mese pieno di sorprese

Con la bella e riuscita Cena Sociale alla Cascina Govean si sono esauriti gli appuntamenti previsti nel calendario di questa stagione.
E intanto Giugno è alle porte.

Il meteo ci ha regalato la primavera più piovosa degli ultimi 200 anni e questa bizzarria ci ha costretti, come ben sapete, a numerosi cambiamenti di programma delle gite ed all’annullamento di alcune di esse.

Dato il prolungarsi della stagione con una insolita abbondanza di neve stiamo valutando la possibilità di recuperare, in questa prima metà di Giugno una delle gite cancellate.

Seguiteci sul sito ed avrete gli ultimi aggiornamenti in tempo reale oltrechè ricevere le informazioni tramite la consueta GSA list.


Giugno è però anche il mese della Festa della Montagna con cui il nostro CAI Uget festeggia i 100 anni di vita.

Il programma che è stato organizzato è veramente ragguardevole, e sarebbe un peccato perdere qualcuno degli appuntamenti che potete trovate cliccando sull’immagine del logo del Centenario.

Difficile scegliere i più interessanti ma mi permetto di segnalare due serate “uniche”: Giovedì 13 Giugno l’amico Alberto Cucatto della Scuola di Sci Alpinismo presenterà le immagini e ci racconterà il suo viaggio attraverso TUTTI i 4000 delle Alpi, mentre Giovedì 27 Giugno Ugo Manera ci farà rivivere gli anni eroici dell’alpinismo torinese con i primi passi della Scuola Gervasutti e la nascita del Nuovo Mattino.

Tutti gli appuntamenti in programma sono ad INGRESSO LIBERO e quindi potete portare amici e conoscenti a scoprire, nella magia della Tesoriera, il fascino e la storia della montagna.

Quindi, a vederci prestissimo!

Morale della favola? A tavola!

Quest’anno la neve si sta mantenendo a lungo sulle nostre montagne e sta consentendo, a chi lo desidera ed a patto di qualche levataccia, di inanellare ancora qualche migliaio di metri di dislivello e qualche bella curva.

Intanto però siamo arrivati alla data canonica della nostra Cena Sociale e, neve o non neve, questo appuntamento non ce lo vogliamo proprio perdere!

Venerdì 24 Maggio 2013 – Ore 19.30

CENA SOCIALE

Cascina GOVEAN

Via Marconi 44/B – Alpignano

Dunque quest’anno cambiamo il luogo della Cena Sociale ed andiamo ospiti degli amici di “Altrochè” che, come sapete, condividono con noi parte dei locali della Sede della Tesoriera.

Il costo della cena che sarà preceduta da un aperitivo di benvenuto, che rende tassativo il rispetto dell’orario, è di 25 Euro e, di seguito, è elencato il prestigioso menù.

Per le adesioni Vi preghiamo di contattare Irene entro Martedì 21 Maggio :

irene.munegato@alice.it – tel. 338.1735188

Vi aspettiamo visto che questa volta la gita è proprio alla “portata” di tutti !!


MENU’

Antipasti


Cornetto di Manzo con ripieno di formaggio fresco e Rucola


Fagottino all’ortolana


Rosetta di Fassone


Primi


Risotto ai funghi


Agnolotti di borragine con salsa pachino


Secondo


Arrosto della vena


Patate al forno


Dessert


Bunet


Vini della casa (Arneis e Dolcetto) e Caffè

Cai Uget