E andiamo al Bodoira!

Giovedì 3 maggio Renato & Marco hanno salito il Monte Bodoira con partenza intorno a quota 1900m (impiegato poco meno di due ore con soste, partite di carte, cori alpini lungo la salita!)

Il percorso risale per un tratto la strada (innevata) fino al colle del Preit a 2083m.

Da questo punto si comprende bene l’itinerario da percorrere e si è al cospetto di tutte le bellissime gite che si possono fare da lì, in primis, l’impegnativo Oserot.

Dopo una brevissima discesa, che faremo sci in mano per una ventina di metri, si ricalzano le assi e si compie un lungo traverso, leggermente ascendente, prima di virare decisamente a sud e risalire i dolci, ampi e mai obbligati pendii che costeggiano una marcata ed evidente bastionata.

Alla fine di questa inizia la tranquilla crestona nevosa che culmina sulla sconfinata sommità piatta a 2750 metri da cui si gode un magnifico panorama, anche sulla sottostante valle Stura.

La gita è davvero facilissima e, se avremo la fortuna di trovare la stessa neve di oggi, sarà davvero piacevole e divertente, oltre che sicura e facile.

Il dislivello è contenuto.
Morale: se siete alla ricerca di performances di alto livello da narrare ai vs nipotini NON venite Domenica!

Se invece volete passare una bella giornata facendo, una volta tanto, una gita remunerativa semplice, corta e divertente, beh… il BODOIRA ed il GSA vi aspettano!!!

Sono sufficienti i coltelli ed una bottiglia di vino buono per il fine gita, no ramponi, no picca.

Il motivo per cui andiamo fin laggiù (sono ca 130 km da Torino) è perché il quadro meteo è più ottimistico che nel nord.

Mi permetto di aggiungere che anche la qualità della neve è decisamente migliore che a nord (vedi le sei relazioni entuasiastiche di Rocca dell’Abisso di mercoledì 25 aprile su Gulliver: beh… al Bodoira, credeteci, era ancora meglio!)

Data la distanza, il fatto di essere in gruppo, la necessità di scendere ad orari non troppo tardivi, il ritrovo è stato fissato

Domenica 6 Maggio

Ritrovo h. 5.00 – Mirafiori Motor Village

(P.za Cattaneo – C.so Orbassano ang. C.so Tazzoli)

dove cercheremo di ottimizzare gli equipaggi riempiendo le auto.

Per chi ha problemi di itinerario conviene prendere la To-Pinerolo uscendo alla vecchia uscita NONE e puntare su SALUZZO transitando da Cardè.
Dopo Saluzzo l’infilata Manta-Verzuolo e poi Dronero- val Maira.
Superato Stroppo (laghetto artificiale sulla dx) alla Gentil Locanda si svolta a sinistra.
Dopo alcuni chilometri si svolta a destra per PREIT seguendo la strada fino alla fine (che coincide con la base del canalone del Cassorso).

Bar fortemente consigliato VERZUOLO: pasticceria sulla dx parcheggiando nell’ampio piazzale. Sotto i portici è presente il negozio di PEIRANO specializzato in sci-alpinismo (chiuso ma le vetrine sono open!)

Concludo chiedendo a tutti la cortesia di ri-visitare il sito il Sabato sera per avere la conferma della gita.
Questo perché se la situazione meteo, in continua fluttuazione, evidenziasse un quadro troppo tragico annulleremo la gita.

Per info:

snowlover62@gmail.com – tel. 339.5829332

flau@tiscali.it – tel. 349.8394759

renatoporomarchetti@libero.it – tel. 349.7269828


Le foto della Gita preparatoria di oggi si possono trovare e scaricare nell’ album di Marco

Raid Ortles – Cevedale
Poco da fare contro Giove Nevio!

Mercoledì 18 aprile, dopo mesi di limature, aggiornamenti, telefonate con i rifugi ci ritroviamo in sede con i prodi partecipanti al Raid per l’ultimo briefing prima della partenza.

Durante le fasi preparatorie eravamo arrivati a ben ventisette persone interessate, un numero che avevamo giudicato eccessivo per una serena conduzione del RAID.

A tre giorni dalla partenza risultano pronti a partire diciannove magnifici bipedi pronti a sobbarcarsi cinque duri giorni farciti di strudel, canederli, pizzoccheri e fiumi di birra negli accoglienti rifugi dell’Ortles –Cevedale.
Per darci una parvenza di sportività cerchiamo anche di infilarci qualche gita tra un lunch e l’altro ma le previsioni meteo sembrerebbero favorire maggiormente le sedute eno-gastronomiche rispetto alle attività sudatorie.

L’irrefrenabile entusiasmo di alcuni contagia un po’ tutti così, sebbene il quadro meteo sia tutt’altro che incoraggiante, si decide per partire convinti che solo chi osa…..


L’appuntamento di sabato alle tre di mattina suscita (chissà perché?) poco entusiasmo; ancor di meno per gli autisti che si sobbarcheranno i 450 km fino a Forni, sopra Santa Caterina Valfurva (SO) in testa alla poco scorrevole Valtellina.
Formiamo quattro equipaggi ma due auto le incontreremo solo all’autogrill di Novara: Orfeo, Ermes, Guido, Gabriele e Stefano, Lucia, Walter, Flavio ci aspetteranno infatti lì.
Con i ranghi al completo si procede fino a Santa Caterina dove è in programma la seconda colazione: il contrasto tra l’accogliente locale e l’algido ambiente esterno è notevole.

Alla periferia della cittadina un cartello su una transenna all’inizio dell’ultimo tratto di strada ci informa in merito a possibili tratti ghiacciati…

“Ah! Ah! Chi può fermare l’inarrestabile GSA ? ” ridacchiamo con sufficienza ed imbocchiamo a tutta birra la salita…
Ovvio che al primo tornante l’auto non ne vuole sapere di salire slittando su una patina di ghiaccio infida e pericolosa.
I primi due chili il valente autista Claudio li perde così, cercando di riportare l’auto in carreggiata senza farla (e farci) precipitare nel ripido bosco, tra gli sguardi dei local-driver che su potenti mezzi 4×4 con gomme termiche, sorridono con sufficienza alla nostra provinciale ed ingenua ignoranza, tipica degli uomini di mare che per la prima volta vanno in montagna….
Torniamo a Santa Caterina e messe le catene (che costeranno il distacco dei sensori dell’ABS all’auto) saliamo con discreta facilità fino al parcheggio.

Si è fatto tardi e della traversata al Rifugio Pizzini, passando per i 3253 metri del Monte Pasquale, non se ne fa più nulla.
Decidiamo allora di salire direttamente al Pizzini e, dopo aver posato buona parte del materiale, proseguire verso il Monte Pasquale non lontano dal rifugio stesso.

La giornata, sebbene fredda, si annuncia spettacolare ma salendo le prime avvisaglie si fanno vedere ed al colle è un continuo via-vai di nuvole.
Solo Orfeo, Enrico, Guido, Daniel e Robert the President proseguono fino in vetta, mentre il resto del gruppo si accontenta del Colle, 130 metri più in basso.

La prima parte del percorso è stata in comune con la salita “diretta” al Cevedale, molto bella e, per buona parte, su ghiacciaio.

Gli ambienti sono una favola e la mole del Gran Zebrù alle spalle ci sovrasta e ci osserva, tra uno sbuffo e l’altro di vento, mentre uno sparuto gruppo di alpinisti ne sta tracciando il percorso che contiamo di ripercorrere domani.

La neve è asciutta e tanta; è una strana sensazione trovare condizioni quasi invernali oltre metà Aprile!

Scendiamo prestando attenzione ad evitare i buchi del ghiacciaio ed in breve siamo in vista del Rifugio presso il quale passeremo un pomeriggio di svago.

Una buona parte di noi cercherà (quasi tutti con successo) di recuperare parte del sonno perso con la levataccia notturna.

La cena è, come ci aspettavamo, spettacolare.

I valenti cuochi ci hanno preparato i celebri pizzoccheri e facciamo onore ai numerosi bis che ci vengono prodigati senza neppure richiederli alle simpatiche e giovani fanciulle che in costume tradizionale continuano a riempirci il piatto.
Ci aspettavamo qualcosa di più dal dolce ma immagino sia stata una strategia per farci acquistare (extra mezza pensione!) lo squisito strudel che dalla vetrinetta del bar induce in forte tentazione.

Leccornie a parte il nostro sguardo è però fisso “fuori” dalle finestre.

Le previsioni sono brutte ed il programma per domani sarebbe niente meno che la salita ai 3857 metri del Gran Zebrù, dopo l’Ortles che raggiunge i 3902 metri, la seconda vetta in altezza del gruppo Ortles-Cevedale.
Sulla sua sommità passa il confine tra la Lombardia ed il Trentino-Alto Adige e rappresenta pertanto la massima elevazione lombarda.

Oggi un piccolo gruppo, capeggiato da una guida ha raggiunto la sommità ma il forte e costante vento presente ci fa pensare che la traccia sia stata interamente cancellata.
A causa delle non facili condizioni inoltre la discesa è stata fatta a piedi e non in sci.


La sveglia, la domenica mattina, è intorno alle sei per godere, ancora una volta, di una rivitalizzante (qualora ce ne fosse stato bisogno) integrazione energetica.

Purtroppo fuori dalle finestre è in atto una copiosa nevicata che sarà talmente intensa che a metà mattinata cominceremo a mettere in campo programmi alternativi.

Avremmo dovuto originariamente, dopo la (facoltativa ovviamente) salita al Gran Zebrù, risalire al Rifugio Casati a quota 3269 metri presso il passo del Cevedale e di li scendere, attraverso la Vedretta del Cevedale, ai 2610 metri del Rifugio Martello sconfinando così in Sud-Tirolo.
Il pessimo quadro meteo e il livello di rischio legato alle valanghe rendono inevitabile un drastico cambio di programma: decidiamo di abbandonare il “passaggio a est” che ci avrebbe portati, dopo la visita al Rif. Martello, al Rifugio Larcher in Val Venezia in Trentino.

Puntiamo invece, nel primo pomeriggio, direttamente al Rifugio Branca lasciando l’accogliente Pizzini sotto una fitta nevicata che ci obbliga a restare diligentemente nella traccia del primo della fila a causa della gran quantità di neve e della scarsa pendenza.

Il Rifugio Branca, contattato telefonicamente dal Pizzini, ha accettato di anticipare la nostra prenotazione che inizialmente era per martedì 24 ad oggi domenica 22.

Da lì, se le condizioni lo consentiranno, saliremo al San Matteo, la più vicina ed abbordabile meta sci-alpinistica del bellissimo ghiacciaio dei Forni.

Durante il trasferimento abbiamo la graditissima sorpresa di passare da condizioni di neve fitta a cielo completamente sereno e questo mette tutti di buon umore e ci riempie di speranza per le possibilità di mettere in saccoccia il San Matteo.

Raggiungiamo il Rifugio, posto a quota 2493 metri, con un cielo azzurro che lascia ben sperare e passiamo un altro rilassante pomeriggio nell’accogliente locale.

C’è l’acqua calda, dopo la doccia qualcuno fa il bucato e… c’è anche Internet che non è dispensatore di prospettive meteo positive, anzi.

Eppure a guardare fuori dalle finestre sembra bellissimo!!!


La mattina di Lunedì 23 le previsioni sono di nuovo drammaticamente esatte.

Ciononostante proviamo lo stesso una sortita e ci incamminiamo lentamente nella faticosa nuova coltre di neve.

Sembra tornato l’inverno, la neve è tanta ed asciutta.

Il ghiacciaio nasconde crepacci che, con la scarsa visibilità, si fa fatica a localizzare ma tutto procede per il meglio.

Arriviamo, metro dopo metro, a quello che dovrebbe essere il Colle degli Orsi poco oltre i 3400 metri di quota e scattiamo due foto al Bivacco Meneghello.

Alla punta vera e propria, assolutamente invisibile nella nebbia e nel vento forte, mancano ancora duecento metri di dislivello ed un chilometro di spostamento ma ostinarsi a proseguire non avrebbe alcun senso cosicché togliamo le pelli e, con la massima attenzione, cominciamo la discesa, divertente nonostante le condizioni: era parecchio che non vedevamo così tanta neve asciutta!!!

Raggiungiamo l’anfratto presso cui avevamo abbandonato il materiale in eccesso e, recuperatolo, continuiamo la discesa riuscendo ad arrivare al parcheggio dei Forni a quota 2200 senza ulteriori risalite.

Nevica ma non fa più freddo come sabato.

La strada sembra percorribile senza i problemi avuti all’andata ma l’auto di Stefano ha il gasolio gelato e questo richiederà l’intervento del carro attrezzi.

Tutto comunque si risolve nel migliore dei modi e a Santa Caterina Valfurva, di fronte ad un generoso panino ed a una birra, ripercorriamo mentalmente i giorni appena trascorsi, non certo beneficiati da una meteo favorevole ma ugualmente piacevoli grazie alla compagnia di un gruppo affiatato ed alla accoglienza dei due Rifugi.

Nel pomeriggio di Lunedì 23, con due giorni di anticipo, rientriamo a Torino concludendo così il Raid 2012; ci abbiamo provato, nonostante le previsioni non favorevoli, e non siamo stati troppo fortunati.

Pazienza, le montagne sono ancora lì e noi siamo ancora qui.

Ci saranno altre occasioni!

Emmecì


Ps: Oggi, mercoledì 25 aprile, un gruppetto di noi Raidisti ha riportato in pareggio la bilancia: gita tradizionale alla Rocca dell’Abisso.

Tempo splendido, neve favolosa, portage gradevole e zaino con peso quasi nullo.

Ci voleva!!!!


Queste ed altre foto di possono trovare e scaricare anche in formato originale negli album di Marco e di Walter.

22-26 Aprile 2006
RAID ALPI PENNINE (Valpelline)


Per qualcuno un bellissimo ricordo, per altri un pezzo di Storia del nostro Gruppo, per tutti il racconto inedito di una gita di qualche anno fa’.
In attesa della prossima avventura!


Che dire di questo Raid, perfettamente riuscito per metà e poi, come capita spesso, rovinato un po’ dal brutto tempo?

Io lo definirei un classico raid “vero”, ambientato su ghiacciaio, dove si è comunque traversato da un posto all’altro senza problemi, dove abbiamo avuto la fortuna di ammirare panorami mozzafiato e fare splendide cavalcate tra colli e cime nei primi tre giorni e di praticare la “vita da rifugio” nel penultimo giorno dove c’è stato più tempo per conoscerci e interloquire o più semplicemente per dormire!

Tutto ciò corrisponde alla vera essenza del raid e ha permesso a molti di capire cosa si prova a stare cinque giorni in quota da rifugio a rifugio, a non avere l’acqua quando arrivi stanco e vorresti lavarti mani e viso o i denti dopo cena, e in questo caso pure a mangiare sempre senza pane!!!

Ma alla fine ci si adatta a tutto e anche i lati negativi contribuiscono a fare entrare il raid nel cuore.


1° giorno – Sabato 22 Aprile 2006
Lago di Place Moulin – Rifugio Nacamuli

Il primo giorno ci si ritrova in folto gruppo nelle vicinanze della diga-lago di Place Moulin perché sono presenti anche alcuni soci che partecipano alla sociale alla Becca d’Oren.

Un po’ alla rinfusa si costeggia il lunghissimo bacino artificiale e poi a piccoli gruppi si imbocca sulla sinistra lo splendido vallone dominato dalla Gran Becca Blanchen che, dopo una svolta a destra conduce con un’ultima rampa al confortevole piccolo Rifugio Nacamuli 2818m, dove ci aspetta un’ottima cenetta prima di entrare in territorio svizzero…


2° giorno – Domenica 23 Aprile 2006
Rifugio Nacamuli – Cabane de Bertol

Dal Rifugio Nacamuli, sotto un’aria gelida, risaliamo i dolci pendi che conducono al vicino Col Collon 3114m dove i partecipanti alla sociale ci lasciano per risalire verso sinistra il bel pendio che conduce al Col de l’Eveque 3390m e poi alla Becca d’Oren 3533m.

Noi raidisti invece scendiamo lungo l’Haut Glacier d’Arolla per circa 200 metri per poi ripellare per affrontare il lungo traverso che, costeggiando l’imponente parete nord del Mont Brulé, ci conduce alla base del ripido canalino che, chi a piedi chi con gli sci, ci permette di raggiungere il Col du Mont Brulé 3212m.

L’ambiente è spettacolare, entriamo ora nel bacino glaciale denominato “Tsa de Tsan” dominato dalle imponenti moli della Dent d’Hérens, del Cervino e, più lontana, della Dent Blanche.

Percorso in tutta la sua lunghezza il Glacier de Tsa de Tsan arriviamo al Col de Valpelline 3562m, una piatta depressione glaciale e successivamente risaliamo i bei pendii scistici della Tete de Valpelline 3798m.

Panorama mozzafiato sull’impressionante parete ovest della Dent d’Hèrens vicinissima.

Ritornati al Colle su ottima neve, risaliamo brevemente sulla vicina Tete Blanche 3701m, chi fino in punta chi tenendosi più basso, dove troviamo una tendopoli militare presente in vista dell’imminente competizione scialpinistica “Patrouille des Glaciers”.

Scendendo prima su magnifici pendii esposti a nord e successivamente effettuando un lungo traversone verso sinistra, dopo una breve risalita a scaletta, raggiungiamo prima il Col de Bertol 3269m e poi, percorrendo il percorso attrezzato con lunghe scale e passerelle di ferro, la Cabane de Bertol 3311m, vero nido d’aquila incastonato nella roccia e perfettamente mimetizzato.

Magnifica la disposizione delle stanze all’interno del Rifugio.


3° giorno – Lunedì 24 Aprile 2006
Cabane de Bertol – Cabane de Vignettes

La terza tappa prevede subito, cosa assai rara in un raid, una lunga discesa di 700 m esposta a ovest di primo mattino, dove ovviamente era presente una neve durissima decisamente poco rilassante che ha messo a dura prova le lamine degli sci.

In ogni caso in breve raggiungiamo il fondo del Vallone d’Arolla a quota 2600m circa dove ripelliamo e risaliamo il lunghissimo ma affascinante Haut Glacier d’Arolla, già percorso nella parte alta il giorno precedente e, passando sotto il Col Collon, raggiungiamo il Col de l’Eveque 3390m.

Siccome durante la salita il gruppo si è parecchio sfilacciato, alcuni di noi nell’attesa salgono alla Cima Est della Becca d’Oren 3533m poco distante.

Ridiscesi al colle e ricompattato il gruppo, comincia ora il tratto più tecnico del Raid con la salita dell’Eveque 3716m.

Qualcuno preferisce scendere direttamente alla Cabane de Vignettes, mentre i più partono alla volta della vetta.

Compiuto un ampio semicerchio risaliamo sotto il Mont Collon la lingua glaciale che termina a un colletto a NE della cima dove qualcuno lascia gli sci.

In molti risaliamo sci ai piedi l’ultimo breve ma ripidissimo pendio (40-45°) su neve sfondosa ma sicura fin sotto le ultime roccette della vetta.
A piedi raggiungiamo la forcella tra le due cime ed in seguito l’anticima di destra (3700m circa) di poco più bassa perché per raggiungere la più alta sommità occorreva effettuare dalla forcella un breve traverso su placca ritenuta poco sicura oppure percorrere l’affilata cresta ritenuta troppo complicata.

Ritornati agli sci ci buttiamo a capofitto lungo gli splendidi sostenuti pendii del Glacier du Mont Collon.

Zigzagando tra i numerosi crepacci, raggiungiamo la piatta insellatura del Col de Chermontane 3053m dalla quale per l’ennesima volta occorre ripellare per raggiungere la vicina Cabane de Vignettes 3157m, affollatissima di gente.


4° giorno – Martedì 25 Aprile 2006
Cabane de Vignettes – Cabane de Chanrion

Se fino ad oggi siamo stati assistiti dalla buona sorte che ci ha regalato giornate magnifiche, oggi la situazione meteo è cambiata completamente.

Già alla partenza siamo avvolti dalla nebbia e dobbiamo decidere cosa fare.

Siccome sono presenti diverse tracce di salita alla vicina Pigne d’Arolla, decidiamo di incamminarci verso essa stando tutti compatti, rincuorati dalla presenza di altra gente.

Nella nebbia più totale raggiungiamo la cima grazie soprattutto a gruppi locali che ci precedevano (unico segnale in cima una bandierina nepalese che svolazzava), dopodiché, abbandonata l’idea di scendere come da programma dal Glacier de Breney, ritorniamo sui nostri passi raggiungendo il Col de Chermontane 3053m per affrontare in discesa il più tranquillo e sicuro ma eterno Glacier d’Otemma.

Raggiunto il fondo del ghiacciaio nei pressi del Lac de Chanrion 2380m con breve risalita arriviamo alla Cabane de Chanrion 2460m dove apprezziamo subito l’accoglienza e la pace del rifugio in netto contrasto con il caos del Vignettes.

Siccome è presto e in bassa quota la nebbia non c’è, in tre decidiamo di partire per una gita della serie “ cominciamo a salire su di là poi vediamo” in una zona denominata “Les Portons”.
Percorsa una serie di bei canali larghi e non troppo ripidi intervallati da zone più ampie di collegamento, raggiungiamo un punto imprecisato a quota 3400m circa tra il Col Nord des Portons 3369m e la Pointe des Portons 3512m dove entriamo nuovamente nella nebbia e decidiamo di scendere su ottima neve primaverile.


5° giorno – Mercoledì 26 Aprile 2006
Cabane de Chanrion – Glacier (Ollomont)

Anche oggi il tempo è decisamente brutto in quota, dobbiamo quindi rinunciare alla prestigiosa traversata del Mont Gelé puntando da subito alla più bassa insellatura della Fenetre Durand 2803m che è fuori dalle nebbie e che ci permetterà comunque di tornare in Italia.

Anche oggi, timorosi del poco dislivello, alcuni di noi durante la salita abbandonano il gruppo con l’idea di salire alla cima del Mont Avril 3347m che raggiungeremo miracolosamente nella nebbia totale grazie ad alcune vecchie tracce sulla neve.

Ridiscesi alla Fenetre dove ci attende il gruppo, scendiamo tutti insieme con buona visibilità e neve trasformata anche se un po’ molliccia fino alle case di Glacier 1549m, dopo un tratto a piedi in un ripido bosco.

Nel frattempo i primi arrivati erano già partiti con le due auto lasciate qui in previsione del nostro arrivo per andare a recuperare le altre alla Diga di Place Moulin.

Il finale in un ristorante di Ollomont è stato il degno coronamento di questo ennesimo magnifico Raid

enrico

RAID ORTLES CEVEDALE
E’ iniziato il conto alla rovescia!

Ci siamo !

E’ arrivata anche quest’anno la settimana che precede il RAID, l’evento clou della nostra Stagione ed è iniziato così il conto alla rovescia.

E nella mente ritornano le speranze e i dubbi di ogni partenza:
Come sarà la meteo?
E la neve?
Questo lo porto o lo lascio a casa?

Proviamo a dare qualche risposta:
Dopo questi giorni di brutto tempo dovrebbe tornare l’Alta pressione, la neve che si sta aggiungendo dovrebbe rendere perfette le condizioni, in alcuni Rifugi non ci saranno solo le docce ma dovrebbe esserci addirittura la Sauna!

Quindi, spazio all’ottimismo!

Adesso l’importante è non scordare la Riunione Finale nella quale saranno comunicati e concordati gli ultimi aspetti organizzativi:

Mercoledì 18 Aprile – h. 21.15

Saletta Riunioni – Sede della Tesoriera

RIUNIONE ORGANIZZATIVA FINALE

Oltre che ai partecipanti l’invito alla serata è aperto ad amici e simpatizzanti che hanno voglia di vivere la vigilia di un Raid, di rodere un po’ per l’invidia verso gli amici o anche solo di spizzicare in compagnia una fetta di crostata beneaugurante!

A Mercoledì!

Cai Uget